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La demenza è una malattia a carattere degenerativo del sistema nervoso, in cui le cellule del sistema nervoso centrale vengono colpite progressivamente morendo (Galimberti U., 1999).
Vari cambiamenti e modificazioni nell’uso delle abilità cognitive avvengono a causa delle demenze:
deficit mnesici
deficit spazio-temporali
deficit percettivi (agnosie)
deficit aprassici
deficit dell’attenzione e delle funzioni di esecuzione.
Varie modificazioni di carattere comportamentale ed emotivo:
aggressività
allucinazioni
deliri
irritabilità
ripetitività
eccessivo attaccamento
disturbi dell’umore (depressione ed ansia)
disinibizione
alterazione del ciclo sonno-veglia
memoria
emozione
linguaggio
pensiero
orientamento.
Non bisogna dimenticare come spesso diverse malattie vengono confuse con la demenza e viceversa:
il delirium, la depressione, la demenza multi-infartuale, la demenza vascolare sottocorticale, la demenza frontotemporale.
Per offrire un quadro concreto delle variabili demografiche e della loro correlazione consultare “la ricerca Alzheimer”:una ricerca pilota di “Analisi statistico descrittiva effettuata su di un campione di 801 pazienti afferenti nell’arco di anni che và dal 2001 al 2008 per valutazione neurocognitiva (per sospetta demenza) all’Azienda Sanitaria Locale D.S.M. Servizio di Psicologia dell’età adulta ed evolutiva di Taranto (Chiloiro D., Scapati F., Battaglia D., Cetera N., Zinzi E. 2010,138-140) .
Anche se sin ad oggi non si è ancora riusciti a trovare una vera e propria cura per questa malattia, svariati tentativi sia in campo farmacologico che riabilitativo “cercano” di rallentarne il suo decorso.
Per questo si cercherà di agire sulla riabilitazione delle varie funzioni.
I metodi utilizzati sono il frutto di una integrazione tra tecniche pure di riabilitazione e quelle di natura Psicoterpeutica, con un approccio “centrato sulla persona” (Carl Rogers 1997).
Ci sono anche difficoltà affrontate dalla famiglia del malato per fronteggiarne i cambiamenti dementigeni e ci sono suggerimenti utili per riuscire ad affrontare al meglio la malattia, oltre che padroneggiare in modo più abile ed adeguato con i propri ed altrui vissuti emozionali.
La demenza rappresenta una delle emergenze sanitarie del prossimo futuro (The italian Longitudinal Study on Anging Working Group, 1997; Solfrizzi et al., 2004; Di Carlo et al., 2002). Nell’ultimo decennio stanno aumentando le evidenze a favore del valore della riabilitazione neurocognitiva che riguardano: l’orientamento, la memoria e la gestione del comportamento. Una nuova era sta iniziando. Attraverso studi controllati come nel caso della Reality Orientation Therapy tradizionale (ROT) si potrà acquisire una nuova identità attraverso la quale la persona viene posta al centro dell’attenzione nella sua globalità, nella convinzione che competenza cognitiva e fattori psicosociali contribuiscano alla realizzazione del malato come persona.
1 Unità di Psicologia Clinica Ospedaliera
2 Gruppo di ricerca clinica neurocognitiva
3 Direttore Dipartimento di Salute Mentale ASL TA
In questo studio, sono stati valutate le caratteristiche e il numero degli utenti afferenti al servizio di psicologia (dall’anno 2001 al 2008) per sospetto di Alzheimer. Si è individuata l’eventuale connessione con variabili socio-demografiche e neuropsicologiche.
Nell’ambito del gruppo dei soggetti esaminati i tre-quarti di essi ha dimostrato nel complesso la presenza di disturbi cognitivi per i quali è opportuno eseguire un follow-up ed inoltre sarebbe indispensabile l’inserimento in uno specifico programma di training di stimolazione cognitiva riabilitativo.
I Dati (tabelle e grafici descrittivi del campione ricerca Alzheimer) sono stati ricavati attraverso una attenta rilettura delle circa 801 relazioni psicodiagnostiche, presenti negli archivi della Asl di Taranto.
La tabella 1 illustra l’incrocio tra la variabile sesso e le variabili demografiche del campione diviso per:
6 fasce di età
anni di scolarizzazione, distinti in “frequenza della scuola dell’obbligo” (>8 anni) o “non frequenza” (<8 anni)
12 categorie di professione lavorativa
Di ogni incrocio ne è stato riportato anche il range di deviazione standard emerso.
Tabella 1 Variabili demografiche del campione
Numero pazienti
TOTALE
DONNE
UOMINI
801
459 (57,3%)
342 (42,7%)
Età (anni)
70,14 ± 10,9
71,16 ± 9,8
68,75 ± 12
≤ 44
22 (2,75%)
5 (22,73%)
17 (77,27%)
45 – 54
57 (7,12%)
26 (45,61%)
31 (54,38%)
55 – 64
124 (15,49%)
69 (55,64%)
55 (44,35%)
65 – 74
272 (33,96%)
162 (59,55%)
110 (40,44%)
75 – 84
291 (36,33%)
174 (59,79%)
117 (40,21%)
≥ 85
35 (4,37%)
23 (65,71%)
12 (34,28%)
Scolarità (anni)
6,58 ± 4,17
5,90 ± 3,93
7,54 ± 4,32
< 8
482 (60,17%)
310 (64,31%)
172 (35,70%)
≥ 8
319 (39,82%)
149 (46,71%)
170 (53,30%)
Profess. lavorativa
TOTALE
DONNE
UOMINI
Agricoltore
24 (3%)
10 (41,67%)
14 (58,33%)
Bracc. Agric.
79 (9,86%)
57 (72,15%)
22 (27,85%)
Casalinga
220 (27,46%)
219 (99,54%)
1 (0,45%)
Commerciante
54 (6,74%)
31 (57,41%)
23 (42,59%)
Commesso
18 (2,25%)
11 (61,11%)
7 (38,88%)
Impiegato
85 (10,61%)
33 (38,82%)
52 (61,18%)
Insegnante
49 (6,12%)
37 (75,51%)
12 (24,49%)
Libero Profess.
46 (5,74%)
18 (39,13%)
28 (60,87%)
Militare
36 (4,49%)
0
36 (100%)
Operaio
102 (12,73%)
32 (31,37%)
70 (68,63%)
Oper. Ars. Mil.
15 (1,87%)
0
15 (100%)
Operaio Ilva
73 (9,11%)
11 (15,07%)
62 (84,93%)
Dai dati, illustrati nella tabella 1 emerge che il 57,3 % del campione che si è sottoposto all’esame di psicodiagnosi neurocognitiva è di genere femminile. Tale dato appare in linea con le più recenti ricerche avvenute in tale ambito, come nel rapporto “ demenza in Europa” del 2006 (Yearbook 2006).
Qui di seguito verranno riportati i grafici dei vari incroci tra la variabile sesso e le variabili demografiche ed epidemiologiche del campione.
Grafico 1 pazienti per fasce di età e sesso
Dall’analisi del grafico 1 emerge che:
I più giovani sottoposti all’esame psicodiagnostico sono di sesso maschile. La fascia di età <di 44 anni che rappresenta il 2,75% del campione totale della popolazione esaminata è composta per il 77,27% da uomini. Lo stesso avviene nella fascia 45-54 anni di età, rappresentativa al 7, 21% del totale campione, in essa gli uomini sono il 54%.
I più anziani sottoposti all’esame psicodiagnostico sono di sesso femminile. Tale dato viene evidenziato sempre più in termini di aumento di percentuale a partire dalla fascia di età 55-64 anni, in cui le donne che si sottopongono alla visita sono il 55,64%, fino ad arrivare all’apice con la fascia di eta >85 anni in cui le donne sono circa il 65,7%.
la fascia di età maggiormente colpita rientra nel range di età 65 – 84 anni e quindi appartenente al sottotipo “insorgenza tardiva” (DSM-IV-TR);
Grafico 2 pazienti divisi per scolarità e sesso.
Il grafico 2 rappresenta l’incrocio della variabile sesso e la variabile scolarità.
Nel campione totale che va dal 2001 al 2008, il 60,17% non ha frequentato gli 8 anni della scuola dell’obbligo, di questi la maggior parte sono le donne. Invece per quanto riguarda i più scolarizzati e quindi che hanno almeno frequentato la scuola dell’obbligo ( >8 anni di scolarità), sono gli uomini.
Anche questo dato collima con gli studi europei (Yearbook 2006) in quanto le persone a più alta scolarizzazione hanno minore possibilità di essere affette da demenza, in quanto emerge che essi mantengano in maggiore allenamento le varie aree del cervello rallentandone il deterioramento.
Grafico 3 pazienti divisi per professione e sesso.
Il grafico 3 riporta la rappresentazione dei dati in percentuale riferiti al numero di persone divise in categorie di lavoro incrociate con il genere sessuale.
Tale dato è rappresentativo non a livello epidemiologico, ma a livello puramente demografico, è rappresentativo del territorio nel quale questo studio è stato condotto. A Taranto la maggior parte della popolazione di sesso maschile è impegnata in attività di tipo militare e di tipo industriale essendo questa una città nella quale vi è collocata una delle più importanti basi navali della Marina Militare Italiana ed il più grande polo siderurgico d’Italia (ILVA). Quindi le professioni lavorative più rappresentative sono per le donne la casalinga e per gli uomini l’operaio.
Tabella 2 dei pazienti divisi per provenienza e sesso
Numero pazienti
PROVENIENZA
TOTALE
801
DONNE
459 (57,3%)
UOMINI
342 (42,7%)
Distretto 1
42 (5,24 %)
19 (45,24%)
23 (54,76%)
Distretto 2
60 (7,49 %)
36 (60,0%)
24 (40,0%)
Distretto 3
232 (28,96 %)
137 (59,05%)
95 (40,95%)
Distretto 4
249 (31,09%)
138 (55,42%)
111(44,58%)
Distretto 5
16 (1,99 %)
7 (43,75 %)
9 (56,25 %)
Distretto 6
119 (14,86 %)
70 (58,82%)
49 (41,18%)
Distretto 7
59 (7,37 %)
32 (54,24%)
27 (45,76%)
Altra Provenienza
24 (2,30 %)
20 (83,33%)
4 (16,66%)
Grafico 4 pazienti divisi per distretto e sesso.
La tabella 2 e il grafico 4, suddividono il campione totale degli utenti esaminati per sesso e distretto di provenienza, dove con l’aumentare della numerazione del distretto si rappresenta la maggiore perifericità dal centro città in termini di provenienza geografica.
Il maggior numero di fruitori alla valutazione neurocognitiva, risulta essere residente nella città di Taranto.
Tabella 3 pazienti divisi per anno e sesso.
Anno di valutazione
TOTALE
801
DONNE
459 (57,3%)
UOMINI
342 (42,7%)
2001
80 (9,98%)
46 (57,5%)
34 (42,5%)
2002
110 (13,73%)
63 (57,27%)
47 (42,72%)
2003
88 ( 10,99%)
50 (56,82%)
38 (43,18%)
2004
121 (15,11%)
65 (53,72%)
56 (46,28%)
2005
90 (11,24%)
52 (57,77%)
38 (42.22%)
2006
88 (10,99%)
51 (57,95%)
37 (42,04%)
2007
151 (18,85 %)
88 (58,28%)
63 (41,72%)
2008
73 (9,11 %)
44 (60,27%)
29 (39,73%)
Grafico 5 pazienti divisi per anno e sesso.
La tabella 3 e il grafico 5, rappresentano il campione diviso per sesso e anno di valutazione. Tale incrocio di variabili è stato appositamente effettuato per poter appunto valutare l’affluenza di utenti in base all’anno di valutazione. Emerge che l’anno in cui il maggior numero di utenti ha fatto richiesta di controllo per sospetto di demenza all’Azienda ospedaliera di Taranto è il 2007 con una percentuale di circa il 18.85% di utenti su tutta la popolazione studiata.
Tabella 4 Diagnosi finale dei pazienti divisi per sesso
Diagnosi
TOTALE
801
DONNE
459 (57,3%)
UOMINI
342 (42,7%)
Assenza di deterioramento
153 (19,10%)
90 (58,82%)
63 (41,18%)
Mild Cognitive Impairment
161 (20,09%)
85 (52,79%)
86 (47,20%)
Lieve deterioramento
142 (17,73%)
78 (54,93%)
64 (45,07%)
Medio deterioramento
177 (22,10%)
99 (55,93%)
78 (44,07%)
Grave deterioramento
137 (17,11%)
88 (64,23%)
49 (35,76%)
Non valutabile
31 (3,87%)
19 (61,29%)
12 (38,71%)
Grafico 6 diagnosi finale dei pazienti divisi per sesso
La tabella 4 e il grafico 6, permettono di osservare l’andamento del campione in senso epidemiologico in quanto in essi sono rappresentate le percentuali delle persone divise per sesso in base al diverso grado di deterioramento.
È importante notare che di tutte le persone che si sono rivolte al Centro di Psicologia Clinica per sospetto di deterioramento cognitivo, solo il 19,1 % si sbagliava e che quindi il circa 81% aveva un processo degenerativo in atto.
Altro dato importante è che di questo 81% circa solo il 20,1% ha sin dai primi sintomi effettuato “la richiesta di aiuto”; tale dato appare importante in quanto, visto che la malattia non pùò attualmente essere curata, è di estrema utilità che essa venga diagnosticata per tempo in modo da riuscirne a rallentare il decorso.
Tabella 5 Campione diviso per anni
DIAGNOSI
Anno
Tot
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Assenza
153
16(10,46%)
13(8,50%)
22(14,38%)
22(14,3%)
24(15,69%)
16(10,46%)
25(16,34%)
15(9,81%)
MCI
161
9 (5,60%)
19(11,80%)
21(13,04%)
23(14,28%)
22(13,66%)
19(11,80%)
31(19,25%)
17(12,98%)
Lieve
142
16(11,27%)
27(19,01%)
11(7,75%)
29(20,42%)
16(11,27%)
17(11,98)
17(11,98)
9 (6,34%)
Medio
177
24(13,56%)
26(14,69%)
19(10,73%)
24(13,56%)
17(9,60%)
19(10,73%)
35(19,78%)
13(7,34%)
Grave
137
10(7,30%)
20(14,60%)
12(8,76%)
19(13,87%)
11(8,03%)
15(10,95%)
35(25,54%)
15(10,95%)
N. V.
31
5 (16,13%)
5(16,13%)
3(9,68%)
4(12,90%)
0
2(6,45%)
8(25,81%)
4(12,90%)
In tabella 5 è rappresentato il campione diviso per diagnosi e anno.
Dall’analisi di questa tabella si può affermare che il maggior numero di pazienti esaminato nell’arco dei vari anni di valutazione aveva già raggiunto un livello degenerativo di grado medio ed aveva appena iniziato ad avvertire i propri sintomi.
Da ciò si deduce che l’all’arme circa la malattia si presenta maggiormente solo quando la stessa è ad un livello mediamente alto o quando si avvertono le prime sintomatologie.
Grafico 7 pazienti divisi per scolarità in base alla diagnosi.
Anche il grafico 7, che rappresenta il campione suddiviso in base alla diagnosi e all’aver effettuato gli studi della scuola dell’obbligo o meno, suggerisce che la somma delle persone che hanno una scolarità minore, hanno maggiore probabilità di ammalarsi di demenza.
Tabella 6 diagnosi ADL dei pazienti divisi per sesso
ADL
TOTALE
DONNE
UOMINI
Media – Dev. Std.
5,11 ± 1,49
5,15 ± 1,37
5,06 ± 1,64
0-2 (deficit grave)
82 (10,24%)
37 (45,12%)
45 (54,87%)
3-5 (deficit lieve)
236 (29,46%)
160 (67,79%)
76 (32,20%)
6 (assenza di deficit)
483 (60,29%)
262 (54,24%)
221 (45,75%)
801 (100%)
459 (57.30%)
342 (42.69%)
Grafico 8 diagnosi ADL dei pazienti divisi per sesso
La tabella 6 e il grafico 8 rappresentano i risultati diagnostici del campione al questionario che valuta le autonomie della vita quotidiana (ADL) incrociati con il genere sessuale. È importante evidenziare che circa il 60,29% del campione presenta una conservata autonomia nelle attività della vita quotidiana senza differenza di genere. Questo è probabilmente dipendente dal fatto che tali autonomie vengono inficiate un pò dopo la comparsa dei primi disturbi a carattere dementigeno.
Tabella 7 diagnosi IADL dei pazienti uomini
IADL su 5 (uomini)
Media – Dev. Std.
3,24 ± 1,97
0 – 2 (nessuna autonomia)
123 (35,96%)
3 – 5 (completa autonomia)
211 (61,69%)
Totale
342 (42.69%)
Tabella 8 diagnosi IADL dei pazienti uomini
IADL su 8 (donne)
Media – Dev. Std.
5,02 ± 2,98
0 – 2 (nessuna autonomia)
123 (26,79%)
3 – 5 (parziale autonomia)
99 (21,57%)
6 – 8 (completa autonomia)
237 (51,63%)
Totale
459 (57.30%)
La tabella 7 e la 8 incrociano la variabile sesso con i risultati al questionario IADL che valuta le capacità nelle attività strumentali della vita quotidiana. Entrambe le tabelle evidenziano come sia per gli uomini (61,69%) che per le donne (51,63%) la maggior parte delle persone esaminate non presenta compromissione nelle autonomie strumentali. Questo è un dato sovrapponibile ai risultati emersi al questionario ADL, ed anche in questo caso tali risultati possono dipendere dal fatto che tali autonomie vengono inficiate un pò dopo la comparsa dei primi disturbi a carattere dementigeno.
Tabella 9 diagnosi MMSE dei pazienti divisi per sesso
MMSE
TOTALE
250
DONNE
158 (63,2%)
UOMINI
92 (36,8%)
Media – dev. std
16,99 ± 7,48
16,61 ± 7,55
17,65 ± 7,35
Deficit grave (0 – 10)
57 (22,8 %)
38 (66,66%)
19 (33,33%)
Deficit medio (11 – 20)
105 (42%)
70 (66,66%)
35 (33,33%)
Deficit lieve (21 – 23)
31 (12,4 %)
16 (51,61%)
15 (48,38%)
Normalità (24 – 30)
57 (22,8 %)
34 (59,65%)
23 (40,35%)
Grafico 9 diagnosi MMSE dei pazienti divisi per sesso
La tabella 9 e il grafico 9 rappresentano l’analisi dell’incrocio tra la variabile sesso e il risultato al test Mini Mental State Examination (MMSE) che è un test per la valutazione dei disturbi dell’efficienza intellettiva e della presenza di deterioramento cognitivo.
La diagnosi più ricorrente risulta essere “deficit medio”, con frequenza percentuale di 44.30% per il sesso femminile e 38.04% per il sesso maschile;
Anche in questo caso emerge che le donne siano le maggior portatrici del deterioramento cognitivo. Questo dato può essere anche correlato con quanto emerso nel grafico 2 che rappresenta l’incrocio della variabile sesso e la variabile scolarità, e quindi si può sostenere che:
visto che in questo campione gli uomini hanno maggiore scolarizzazione delle donne, e visto che come affermano gli studi europei (Yearbook 2006) le persone a più alta scolarizzazione hanno minore possibilita di essere affette da demenza, è consequenziale che le donne presentino maggiore percentuale di incidenza alla malattia degenerativa.
Tabella 10 diagnosi MODA dei pazienti divisi per sesso
MODA
ORIENTAMENTI
TOTALE
445
DONNE
257 (57,75%)
UOMINI
188 (42,25%)
Media – dev. std
31,17 ± 5,83
30,63 ± 6,40
31,91± 4,89
AUTONOMIE
Media – dev. std
14,41±1,76
14,43±1,96
14,37±1,45
NEUROPSICOLOGICI
Media – dev. std
34,26±9,14
34,94±8,57
34,94±8,57
TOT Corretto ETA’/SCOL
Media – dev. std
80,46±15,63
79,83±16,39
81,32±14,53
La tabella 10 con risultati dell’esame neurocognitivo specifico (M.O.D.A.) incrociato con la variabile sesso, lascia dedurre che non si rilevano differenze di genere nei punteggi ottenuti dai vari subtest (orientamenti, autonomie e neuropsicologici) e dal punteggio totale corretto per età e scolarità, si rileva inoltre che il punteggio medio è di 80.46 e cioè ascrivibile a diagnosi di “deterioramento cognitivo lieve”;
Tabella 11 diagnosi ADAS per grado di decadimento dei pazienti divisi per sesso
ADAS cognitive
DECADIMENTO
TOTALE
521
DONNE
295(56,62%)
UOMINI
226 (43.38%)
Assente (0-13)
109 (20,92%)
64 (58,71%)
45(41,29%)
Marginale(14-17)
70 (13,43 %)
37 (52,86%)
33 (47,14%)
I grado (18-22)
68 (13,05%)
36 (52,94%)
32 (47,06%)
II grado (23-26)
62 (11,90 %)
32 (51,61%)
30 (48,39%)
III grado (27- 30)
47 (9,02 %)
26 (55,32%)
21 (44,68%)
IV grado (31-34)
44 (8,44)
26 (59,09%)
18 (40,91%)
V grado (35-38)
35 (6,72 %)
21 (60%)
14 (40%)
VI grado (39-43)
25 (4,80%)
13 (52%)
12 (48%)
VII grado (44-47)
17 (3,26 %)
9 (52,94%)
8 (47,06%)
VIII grado (48-51)
7 (1,34 %)
5 (71,43%)
2 (28,57%)
IX grado (52-55)
7 (1,34 %)
6 (85,71)
1 (14,29%)
X grado (56-60)
14 (2,69%)
12 (85,71%)
2 (14,29%)
XI grado (61-64)
9 (1,73 %)
5 (55,55%)
4 (44,45%)
XII grado (65-68)
5 (0,96 %)
3 (60%)
2 (40%)
XIII grado (69-70)
2 (0,38 %)
0
2 (100%)
Grafico 10 diagnosi ADAS per grado di decadimento dei pazienti divisi per sesso
Nella tabella 11 e nel grafico 10 vengono riportati i risultati ottenuti dall’incrocio della variabile sesso con i risultati del Test Alzheimer Disease Assessment Scale che valuta la precisa stadiazione del deterioramento cognitivo.
I dati emersi dall’esame neurocognitivo specifico di stadiazione (A.D.A.S.) risultano in linea con i punteggi rilevati dal M.O.D.A., il punteggio medio della popolazione pari a 25.91 si posiziona al “II grado della curva di decadimento”.
Tabella 12 Comorbilita dei pazienti divisi per sesso
COMORBILITA’
TOTALE
208
DONNE
132(63,46%)
UOMINI
76 (36,54%)
Psicopatologica
183(87,98 %)
121(66,12%)
62(33,88 %)
Organica
25(12,02 %)
11( 44%)
14(56 %)
Grafico 11 Comorbilita dei pazienti divisi per sesso
Dallo studio della tabella 12 e del grafico 11 si riscontra maggiore comorbidità di tipo psicopatologico e precisamente del 87,98 % del campione totale, rispetto a quella di origine biologica.
Tabella 13 diagnosi ADL dei pazienti divisi per sesso
CBA (scheda 8 QD
depression scale)
TOTALE
160
DONNE
107 (66,87%)
UOMINI 53(33,12%)
Media – dev. std
12,17±4,43
12,76±4,23
10,96±4,63
Di tutto il campione esaminato, la tabella 13, riporta il punteggio medio e la deviazione standard ottenuto da solo 160 afferenti al servizio alla scheda 8 del CBA test, che indaga la presenza di uno stato depressivo. In un range che va da 0 quindi totale assenza di stato depressivo a 24 quindi presenza depressiva di entità rilevante, si rileva un punteggio totale di 12,17. Da questo dato emerge quindi che la maggior parte delle persone non presenta una sindrome depressiva in atto. Ma tale dato non è del tutto rappresentativo in quanto i soli 160 pazienti sottoposti al test sono una esigua parte del campione.
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I risultati della ricerca Alzheimer (Asl TA/1) evidenziano:
Tragli afferenti al servizio nel corso dei sette anni (gennaio 2001–luglio 2008) è emerso come dato principale che il 60.85% presenta un processo degenerativo primitivo dell’encefalo;
inoltre si evidenzia che:
– il maggior numero di persone osservate è di sesso femminile;
– la fascia di età maggiormente colpita rientra nel range di età 65 – 84 anni e quindi appartenente
al sottotipo “insorgenza tardiva” (DSM-IV-TR);
– le professioni lavorative più rappresentative sono per le donne la casalinga e per gli uomini l’operaio;
– il maggior numero di fruitori risulta essere residente nella città di Taranto;
– i soggetti con deterioramento cognitivo grave sono prevalentemente di sesso femminile;
– gli utenti con assenza di deterioramento sono pari al 19.1% della popolazione totale;
– i pazienti meno scolarizzati risultano subire maggiore deterioramento;
-il maggior numero di persone il 60.29%, non presenta compromissione nelle autonomie di base della vita quotidiana (BADL) senza differenze di genere;
– il 61.69% degli uomini e il 51.63% delle donne non presenta compromissioni strumentali della vita quotidiana (IADL);
– al test neurocognitivo di base MMSE (Mini Mental State Examination) la diagnosi più ricorrente risulta essere “deficit medio”, con frequenza percentuale di 44.30% per il sesso femminile e 38.04% per il sesso maschile;
– all’esame neurocognitivo specifico (M.O.D.A.) non si rilevano differenze di genere nei punteggi ottenuti dai vari subtest (orientamenti, autonomie e neuropsicologici) e dal punteggio totale corretto per età e scolarità si rileva il punteggio medio di 80.46 ascrivibile a diagnosi di “deterioramento cognitivo lieve”;
– l’esame neurocognitivo specifico di stadiazione (A.D.A.S.) risulta in linea con i punteggi rilevati dal M.O.D.A., il punteggio medio della popolazione pari a 25.91 si posiziona al “II grado della curva di decadimento”;
– si riscontra maggiore comorbidità di tipo psicopatologico.
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Le conclusioni di questa ricerca sull’ alzheimer sono: La demenza è la manifestazione più crudele dell’invecchiamento, quella che inesorabilmente cancella tutto ciò che fa di noi individui e persone” (Lancet 2008).
Tale patologia è caratterizzata da una presentazione clinica multiforme, dall’evoluzione spesso impredicibile, dal coinvolgimento di vita del paziente, dall’esigenza di una assistenza che richiede una equipe pluri-professionale (Trabucchi M. 2009).
Lo studio presentato, evidenzia che nell’ambito del gruppo dei soggetti esaminati il 77.03% (esclusi i non valutabili) di essi ha dimostrato nel complesso la presenza di “deterioramento cognitivo”. Per tali utenti sarebbe opportuno fornire la possibilità di eseguire in prima analisi un follow-up, in modo da poter monitorare il decorso della patologia. Successivamente, sarebbe auspicabile aiutare le persone con demenza a riadattarsi a una vita più serena, aiutare anche le loro famiglie che hanno bisogno di essere supportate e di ricevere risposte adeguate. Infatti, in virtù dei risultati ottenuti, oltre ai programmi sperimentali di trattamento farmacologico è indispensabile l’inserimento dei pazienti in uno specifico programma di training riabilitativo di stimolazione cognitiva, considerando le diverse fasi della malattia.
Lavorando quotidianamente per la diagnosi e la cura dei pazienti, è aumentata la sensibilità relativa ai problemi posti dalla malattia ai pazienti stessi ed alle loro famiglie.
Da tale ricerca, emerge che vi è una minore affluenza di utenti provenienti dalla provincia rispetto a quelli della città (Taranto) e quindi la necessità di sensibilizzare maggiormente la popolazione sulla patologia, spesso definita “della post-modernità”. Questa sensibilizzazione è utile affinché si comprenda l’importanza di una diagnosi precoce, necessaria per una efficace gestione della patologia stessa.
Questa ricerca si è offerta come utile stimolo per la pianificazione e progettazione di un approccio nuovo. Esso si rivela di grande importanza nella cura di queste malattie di lunga durata che condizionano il malato, la sua famiglia e gli operatori in una relazione prolungata e faticosa. Emerge anche che la gestione diagnostica dovrebbe prevedere un iter di studio delle patologie cerebrali primitive più inerente alla neurologia e psicologia, un’attenta analisi strumentale di radiodiagnostica ed una valutazione neuropsicologica che vada oltre lo screening neurocognitivo di base.
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