Gomorra – La serie, tra intrapsichico e reale

Gomorra – La serie

La serie televisiva italiana è ispirata dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano e da lui ideata con Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi e Giovanni Bianconi. Diretta da Francesca Comencini, Claudio Cupellini, Claudio Giovannesi e Stefano Sollima; inoltre sembra che alla stessa Comencini sia stato affidato il compito di sviluppare e gestire la presenza delle donne in azione nella seconda stagione dove sino ad ora (puntata 3 della seconda serie) esse prendono grande spazio sulla scena. I primi 12 episodi sono andati in onda nel 2014; la seconda serie è invece in onda su Sky Atlantic a partire dal 10 Maggio 2016. La serie è prodotta da Sky, Cattleya e Fandango con la collaborazione di Beta Film. La prima serie si è focalizzata su due gruppi opposti nella guerra della Camorra, il clan dei Savastano e l’alleanza degli Scissionisti, in lotta per il controllo della zona e dei vari traffici di stupefacenti e armi, proprio come accade da sempre nella maggior parte delle realtà criminali.

gomorra zz ok taranto psicologia ZinziLa serie ha ottenuto un grande successo in tutto il mondo ed è stata venduta in più di 120 paesi, merito di tutto questo, è sicuramente la trama, la qualità del prodotto e degli attori ma anche degli “agganci” che a livello intrapsichico la serie ci offre. Viviamo infatti in un’era in cui siamo molto scoraggiati dal nostro paese, dalle istituzioni, dalla corruzione, dalla mafia, dal lavoro… ormai la possibilità di informarci e studiare qualsiasi argomento ci interessi, ci ha portato ad essere informati anche sulla realtà criminale. Gomorra infatti ci “materializza e ci fa vivere” quello che è nascosto ma che noi già sappiamo o comunque abbiamo intuito a livello cognitivo sulla nostra “realtà” e sui suoi meccanismi perversi; è noto che il “pensiero per immagini” (quindi anche quello cinematografico) si differenzia dal pensiero realistico o concettuale, proprio perché è molto più vicino alle sorgenti pulsionali dell’individuo. Tale pensiero seppur talvolta si discosta dal piano di realtà e quindi dall’Io cosciente sembra essere invece vissuto come più reale sul piano emotivo.

Così come la serie ci romanza, anche la nostra società è intrisa da atti di forza e prepotenza, dalla legge del più potente (che naturalmente non significa il più corretto) e da tante umiliazioni e costrizioni illegittime che spesso lasciano trionfare il “Male”. Tale situazione ci lascia impotenti anche se abbiamo il desiderio represso di reagire. E’ noto che gli spettacoli che attirano più pubblico sono proprio quelli che smuovono quei desideri più profondi, intimi e nascosti che non vogliamo o possiamo soddisfare nella vita reale, ma a cui non riusciamo del tutto a rinunciare.

L’intera narrazione della serie con il suoi intrigo di storie e tradimenti rappresentano tutto quello che noi disprezziamo della realtà, l’indicibile, quello che nessuno vorrebbe mai esistesse ma che purtroppo è il “male dei nostri tempi” e come si vede sullo schermo è trasversale in tutti i campi sociali. La psicoanalisi e molti studiosi di cinema e teatro hanno collocato “le rappresentazioni visive” all’interno del mondo onirico, evidenziando il fatto che, lo spettatore viene quasi suggestionato nel rivivere ed immedesimarsi nei personaggi e nelle loro emozioni, riuscendo a raggiungere in questo modo, un certo grado di” appagamento psichico”. Sia il sogno che il cinema rappresentano, infatti, delle forme di evasione dal mondo reale in cui si vivono esperienze che nella realtà potrebbero farci soffrire o comunque che il controllo cosciente non ci dovrebbe permettere di compiere.

Come confermato dagli studi classici di origine psicoanalitica a livello psicologico lo spettatore subisce una duplice influenza psichica:

  1. Proiezione, ossia quel meccanismo tramite il quale lo spettatore ripone nei vari personaggi della trama i suoi desideri, idee ed aspirazioni
  2. Identificazione, ossia quel meccanismo tramite il quale lo spettatore assume e vive l’atteggiamento e le emozioni dei protagonisti.

Il risultato di questi due meccanismi psicodinamici sul pubblico sono: la catarsi e la suggestione.

Nell’intera serie appaiono raramente figure buone, tutti gli episodi sono animati da soli personaggi malvagi, doppiogiochisti e tutti intenzionati a raggiungere livelli di “Potere” sempre più malvagio. Pertanto, attraverso la catarsi, riusciamo ad accettare questo mondo sprezzante e violento riuscendoci quindi ad identificare con dei personaggi che, seppur siano lontani dal nostro modo di essere, gli si avvicinano, nei desideri frustrati di vendetta e giustizia personale repressi. Quindi visto che in Gomorra l’identificazione diretta con i personaggi della serie è quasi impossibile in quanto lontana dalla nostra coscienza e dai nostri valori più civili, essa comunque trova spazio nel nostro lato oscuro, più nascosto e ombroso, dove vengono riposti tutti quegli istinti non accettati dalla società ed anche da noi stessi.

Altro elemento catartico e suggestivo della serie è proprio la lingua napoletana. La suggestione offerta dalla lingua dialettale è quella di farci vivere le scene come più vere e integrando lo spettatore nella storia a cui assiste. E’ evidente come tutte le forme di dialetto riescano ad esprimere concetti anche complessi in modo molto semplice e diretto si pensi alle ormai celebri frasi: “Stai senza pensier !”, “stai cundent !”, “i sordi fann l’omm onest”, “vieniti a piglià u perdon”

Il mondo descritto nella serie ispirata da Saviano è intriso di elementi inaccettabili contraddittori e conflittuali: Gennaro da agnellino si trasforma in un feroce animale, Ciro e Genni da migliori amici a nemici, Ciro da figlio prediletto di Savastano a pecora nera traditrice, Ciro da marito premuroso a carnefice, molti personaggi da parenti diventano serpenti ecc. Questi elementi conflittuali hanno lo stesso sapore della nevrosi dei nostri tempi, con la fame di denaro e notorietà che spingono i più a fare di tutto per affermarsi.

Non ci resta che vedere come andrà a finire…………….

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