Ottimismo, resilienza, pensiero positivo… una utile strategia difensiva!!
Non diventare mai un pessimista; un pessimista ha ragione più spesso di un ottimista, ma un ottimista si diverte di più – e nessuno dei due può fermare il corso degli eventi.
(Robert Anson Heinlein)
L’enciclopedia della lingua Italiana TRECCANI così riporta: ottimismo s. m. [dal fr. optimisme, der. del lat. optĭmus «ottimo»]. – Nel linguaggio com., la disposizione psicologica che induce a scegliere e considerare prevalentemente i lati migliori della realtà, oppure ad attendersi uno sviluppo favorevole del corso degli eventi (in contrapp. a pessimismo).
Goleman (1995) definiva l’ottimismo come l’aspettativa che nella vita le cose andranno per il meglio nonostante le sconfitte e le frustrazioni, appunto la funzione di questo ottimismo è quella di impedire alle persone di cadere nell’apatia o nella disperazione di fronte a situazioni gravi e negative favorendo quindi la possibilità di poter ponderare e valutare e trovare nuove soluzioni possibili costruttive (Anolli 2005)
È unanime ed anche scientificamente provato che l’ottimismo, il pensiero positivo e di conseguenza le emozioni positive hanno un effetto benefico nella nostra vita.
Per riuscire a visualizzare questo concetto potremmo pensare l’energia positiva (ottimismo per noi occidentali) come quella definita in oriente aura (dal greco “alos” -corona, è ad indicare un sottile campo di radiazione luminosa, invisibile all’occhio umano, che circonderebbe e animerebbe tutti gli esseri viventi). Questa energia positiva, ottimismo o aura, così come la vogliamo chiamare, è una energia che attira altra energia positiva rigenerandosi ed espandendosi; “immergendo” l’individuo nel benessere psicofisico che ci rende sempre più vicini al successo (lavorativo, sociale personale, familiare ecc.).
Fu proprio il pensiero della psicologia umanista di Abraham Maslow e Carl Rogers che iniziò negli anni ’50 a mettere in evidenza che la ricerca psicologica sino ad allora si era canalizzata sugli aspetti più oscuri della personalità umana, trascurandone i punti di forza che invece oggi vengono ampiamente utilizzati in psicoterapia come risorsa. Fu poi Martin Seligman -allora presidente dell’American Psychological Association e oggi responsabile del Centro di psicologia positiva dell’Università della Pennsylvania – a dare grosso impulso allo sviluppo degli studi sul pensiero positivo.
Quando si parla di ottimismo non si intende l’essere ingenuamente e irrealisticamente fiduciosi sul futuro ma dei realisti ottimisti, ossia essere in grado di ponderare tra reali capacità personali (fiducia in se stessi) e probabilità reali, in questo modo è possibile scegliere condotte di riuscita possibilmente realizzabili considerandone anche i rischi.
L’ottimismo nei momenti di difficoltà ci aiuta a mantenere la grinta, a combattere fisicamente, a non scoraggiarci cadendo in depressione; l’essere positivi favorisce l’aumento delle endorfine che alzano anche le difese immunitarie tenendoci in salute. È l’ottimismo che nei momenti di difficoltà ci lascia comunque credere in noi stessi attivando e utilizzando le nostre risorse, cambiando quindi il nostro destino.
Pensieri positivi (gioia, felicità soddisfazione, realizzazione, apprezzamento) danno risultati positivi (entusiasmo, calma, benessere, relax, energia, amore). Pensieri negativi (giudizi, inaffidabilità, sfiducia, risentimento, paura) producono risultati negativi (tensione, ansietà, alienazione, rabbia, fatica).”
(Peter Mc Williams)
Chiaramente l’ottimismo deve essere equilibrato e non maniacale, altrimenti è facile incorrere in “errori di pianificazione degli eventi”. Sappiamo tutti quanto sia indispensabile avere una vita serena lontana dallo stress e dall’ansia e piena di soddisfazioni piuttosto che di insuccessi.
Lo stesso Seligman in realtà non parla mai necessariamente di ottimismo ma piuttosto parla di resilienza, ossia della capacità di riprenderci rispetto a un’esperienza problematica; la parola Resilienza è presa dalla fisica, ed indica la capacità di un materiale di resistere a un urto senza rompersi. “La resilienza passa anche attraverso il dolore, l’accettazione del fatto che esiste un problema che deve essere gestito e se possibile risolto “, (Marta Bassi, 2017).Pensare positivo non è quell’atteggiamento fiducioso incondizionato, ma è quell’atteggiamento in cui si è ponderata la propria capacità di affrontare la vita capendone i feed back che essa ci ha dato riuscendo quindi ad adattare al meglio il nostro modo di comportarci.
L’ottimismo è quella capacità di riuscire a individuare, nonostante le avversità, le cose positive che se ne possono trarre dalle situazioni anche spiacevoli e quindi le soluzioni. Non pensare negativo è quella fiducia in noi stessi che ci aiuta a focalizzare (selezionare, mettendo in figura) dalla realtà tutti quegli elementi positivi che possono tornarci utili per vivere al meglio, mettendo in sfondo le cose negative che ci circondano.
Solitamente chi è incline a combattere per raggiungere i propri obiettivi ed essere assertivo credendo e avendo fiducia in se stesso è sicuramente un ottimista essendo anche convinto di poter decidere che direzione far prendere alla sua vita.
Ognuno di noi sin dalla nascita possiede tutti gli strumenti per poter affrontare questa vita ciò che ci differenzia gli uni dagli altri è la capacità di pensiero e quindi il modo in cui affrontiamo i vari ostacoli della nostra vita che una volta superati diventano traguardi, mete, risultati, feed back positivi per la nostra esistenza.
Concludendo dobbiamo ricordare che: se noi siamo convinti di riuscire in qualcosa saremo molto più motivati ed è molto più probabile che ce la faremo a raggiungere i nostri traguardi, diversamente se noi siamo convinti di non farcela ovviamente attiveremmo poche risorse e le nostre prove di riuscita sarebbero più che vane; il solo pensare di non potercela fare ci mette in una posizione di stasi, immobilità, rassegnazione, viceversa, il pensare di riuscire e di potercela fare ci mette in una condizione di attivazione tanto da riuscire a cambiare la propria posizione quindi la situazione. A noi la scelta: piangere rimanendo immobili oppure cercare di combattere cercando di prendere il meglio?
BIBLIOGRAFIA
- Luigi Anolli, L’ottimismo, 2005, Bologna, Il Mulino.
- Daniel Goleman. Intelligenza emotiva. Rizzoli, Milano 1996.
- Edoardo Giusti Passione e saggezza: la serenità psichica tra ottimismo e realismo. Sovera Edizioni, 14 giu 2016.
- Chiara Ruini, Marta Scrignaro, Marta Bassi, Andrea Fianco. Le partiche della psicologia positiva: Strumenti e prospettive. Strumenti per il lavoro psico-sociale ed educativo. Franco Angeli 2017
- H. Maslow, Motivazione e personalità, Astrolabio 1973
- Abraham Maslow, Verso una psicologia dell’essere, Astrolabio 1971
- Carl Rogers, Un modo di essere, Martinelli 1983
- Seligman, M.E.P. (1990). Imparare L’Ottimismo (Learning Optimism). New York: Knopf. (reissue edition, 1998, Free Press)
- Seligman, M.E.P. (1996). Come crescere un bambino ottimista (The Optimistic Child: Proven Program to Safeguard Children from Depression & Build Lifelong Resilience). New York: Houghton Mifflin. (Paperback edition, 1996, Harper Paperbacks)
- Seligman, M.E.P. (2002). La costruzione della Felicità (Authentic Happiness: Using the New Positive Psychology to Realize Your Potential for Lasting Fulfillment). New York: Free Press. (Paperback edition, 2004, Free Press)
Commenti recenti