Uno dei banner di sensibilizzazione creativa apparsi nel 2008 a cura del gruppo Sensibilizzazioni Libere e Concrete
Il Caso (ILVA e non solo) Taranto.
Il caso di Taranto, città in cui c’è la più grande acciaieria d’Europa; ILVA s.p.a. e non solo (Cementir, raffineria Eni, inceneritore…), offre diverse evidenze sui possibili effetti psicologici, conseguenti all’esposizione continua e prolungata ad agenti inquinanti ed eventi traumatici. Come già evidenziato in premessa, anche i fenomeni psicologici di questo territorio sono degni di interesse e dovrebbero essere maggiormente studiati. Le ricerche effettuate in questa direzione possono essere utili, anche in virtù di una adeguata valutazione del danno e del possibile risarcimento che l’azienda, nello specifico la famiglia Riva ed alcuni suoi collaboratori, dovrebbero offrire ai cittadini e ai suoi operai (per il momento sussiste la presunzione di innocenza).
Intorno a questa vicenda (Ilva) si sono sviluppati negli anni diversi “scenari”, a tonalità emotiva negativa, quindi stressogena per la psiche. Questi eventi appaiono veramente numerosi e gravi, spesso incongrui alla realtà e quindi difficili da elaborare in un sistema di pensiero chiaro e coerente, sia dal punto di vista cognitivo che emotivo.
Esistono di fatto degli Enti che si occupano della salvaguardia della salute pubblica; essi hanno sviluppato specifiche tabelle contenenti valori soglia per ogni singola sostanza inquinante, specificando gli effetti tossici in relazione alla dose assorbita. Sono molti gli organismi nazionali e internazionali che si occupano di studi di prevenzione e di tossicità. Qui di seguito alcuni dei più importanti: 1’EPA e l’FDA per gli USA; l’EFSA a livello europeo; il Ministero della Sanità in Italia, in collaborazione con l’Istituto Superiore della Sanità, l’INES; a livello regionale, l’ARPA; a livello locale le ASL territoriali. Questi enti hanno evidenziato quanto il territorio di Taranto rappresenti un esempio di ambiente devastato dall’uomo, tanto da essere inserito nell’elenco dei siti di interesse nazionale (SIN); nella tabella 2 vengono infatti riportate le aree interessate dall’inquinamento e le sostanze tossiche ritrovate nel territorio di Taranto.
Tabella 2 Sostanze inquinanti a Taranto. Schede di Caratterizzazione dei Siti di Interesse Nazionale “SIN” delle aree contaminate estese, classificate più pericolose dallo Stato italiano e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee, per evitate danni ambientali e sanitari. `
Complessivamente, poi, il profilo di mortalità della popolazione residente nel1’area di Taranto mostra anche un andamento temporale e una distribuzione geografica in linea con la cronologia e la distribuzione spaziale dei processi produttivi ed emissivi che caratterizzano l’area industriale di questo SIN da molti decenni.
Qui di seguito riporterò alcune tabelle riassuntive del progetto SENTIERI “Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento”, finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito della ricerca finalizzata 2006, e condotto sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria. Il Progetto SENTIERI iniziato nel 2007 si è concluso nel dicembre 2010 ed i risultati sono stati pubblicati in un supplemento della rivista “Epidemiologia e Prevenzione”, nel dicembre 2011.
Tabella 3 del progetto SENTIERI 2011.
Mortalità e le principali cause di morte. Numero di casi osservati (OSS), rapporto standardizzato di mortalità grezzo (SMR) e corretto per deprivazione (SMR ID); IC 90%: intervalli di confidenza 90%; riferimento regionale (1995-2002). Uomini e donne.
Tabella 4 del progetto SENTIERI 2011. Numero di casi osservati (OSS), rapporto standardizzato di mortalità grezzo (SMR) e corretto per deprivazione (SMR ID); IC 90%: intervalli di confidenza al 90%; riferimento regionale (1995-2002). Uomini e donne. Cause con evidenza di associazione con le esposizioni ambientali Sufficiente o Limitata.
Tabella 5 del progetto SENTIERI 2011.
Numero di casi osservati (OSS), rapporto standardizzato di mortalità grezzo (SMR) e corretto per deprivazione (SMR ID; IC 90%: intervalli di confidenza al 90%), riferimento regionale (1995-2002). Totale uomini e donne. Cause con evidenza Sufficiente o Limitata di associazione con le esposizioni ambientali.
Sulla base dei risultati relativi alle principali cause di decesso (elencate nelle tabelle 3,4,5 del progetto SENTIERI 2011) e alle cause per le quali vi è a priori un’evidenza Sufficiente o Limitata di connessione con le fonti di esposizione ambientale e del SIN, emerge il seguente profilo di mortalità di Taranto:
- eccesso tra il 10% e il 15% nella mortalità generale e per tutti i tumori in entrambi i generi;
- eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi;
- eccesso, in entrambi i generi, dei decessi per tumore della pleura, che permane, sebbene ridotto;
- eccesso compreso tra il 50%(uomini) e il 40%(donne) di decessi per malattie respiratorie acute, anche quando si tiene conto dell’ID, associato a un aumento di circa il 10% nella mortalità per tutte le malattie dell’apparato respiratorio;
- eccesso di circa il 15% tra gli uomini e 40% nelle donne della mortalità per malattie dell’apparato digerente, anche quando si tiene conto dell’ID;
- incremento di circa il 5% dei decessi per malattie del sistema circolatorio, soprattutto tra gli uomini; quest’ultimo è ascrivibile a un eccesso di mortalità per malattie ischemiche del cuore, che permane, anche tra le donne, dopo correzione per ID.
Per quanto qui sopra esposto, si assiste a Taranto, giorno per giorno, alla morte di diverse persone a causa di tumore o comunque per patologie, verosimilmente, se non chiaramente conseguenti all’esposizione continua e prolungata ad agenti inquinanti.
Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sono particolarmente sentiti dai gruppi di popolazione considerati a rischio: anziani, persone affette da malattie respiratorie e cardiovascolari, bambini e coloro che abitano vicino ad insediamenti industriali e di smaltimento rifiuti. I trasporti poi rappresentano uno dei settori che concorrono al peggioramento della qualità dell’aria nelle città. Infatti, è da essi che proviene la gran parte delle emissioni di ossido di azoto, monossido di carbonio, composti organici volatili, polveri sottili in città non industrializzate.
In alcune città maggiormente (vedi Taranto), l’industrializzazione, e non solo, ha avuto un grosso impatto ambientale ed ha causato modificazioni negli equilibri naturali; la presenza di molte sostanze nocive nell’aria ha un effetto indiretto, psicologico, anche per disagi psichici derivanti della difficile elaborazione dei lutti familiari ed extra familiari.
E’ innegabile che i cittadini di Taranto si sentano costretti a vivere questa malsana condizione, ed il senso di frustrazione diviene sempre più invasivo per la psiche.
Spesso è accaduto ed accade che quando i diritti dei singoli vengono lesi e si ha frustrazione; il non essere rispettati miete diverse vittime.
Anche a livello legislativo-amministrativo si assiste a diverse contraddizioni (vedi il parere dei giudici: viene spesso messo in discussione, a tutela della grande industria?), che otre a minare l’etica della giustizia creano nei cittadini forti conflitti intrapsichici nel dover ricostruire in modo coerente la realtà e quindi un forte senso di rassegnazione.
Sono ormai tanti i conflitti psichici per i cittadini e le contraddizioni che caratterizzano la vicenda dell’ILVA a Taranto; a tal proposito è utile riportare quanto accaduto nel gennaio del 2014:
Il giudice Pietro Genoviva ha dato ragione ad un cittadino del quartiere “Tamburi” che aveva fatto causa all’Ilva, al patron Emilio Riva e all’ex direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso, per il deprezzamento della sua casa. Una riduzione di valore causata proprio dall’inquinamento prodotto dal colosso siderurgico. Per far valere le sue ragioni, nel maggio del 2010, un residente di via Mannarini (frontista del grande polo siderurgico) si era rivolto all’avvocato Aldo Condemi. A distanza di circa tre anni è arrivata la sentenza, racchiusa in venti pagine, che condanna Ilva, Riva e Capogrosso ad un risarcimento di 13.880 euro (circa il 20% del valore dell’immobile). Nella sentenza il giudice afferma di ritenere sufficientemente provato e accertato il nesso causale esistente “tra le illecite (nonché penalmente rilevanti) condotte poste in essere da Emilio Riva e Luigi Capogrosso” e il “disperdersi delle polveri che si depositavano in gran quantità sulle abitazioni, sulle auto, sulle strade del quartiere Tamburi e che, anche per la loro composizione fisico-chimica, erano indonee non solo ad imbrattare, ma anche a cagionare molestia alle persone, mettendone in pericolo la salute”, nella rilevante misura di “21.362 tonnellate annue, pari al 94,9% delle emissioni complessive delle più importanti aziende dell’area industriale”.
Quindi è facile pensare che è possibile condannare i dirigenti del polo siderurgico ad un risarcimento danni per aver, attraverso l’illecito inquinamento, fatto perdere il valore alle case vicine all’industria, ed ancora oggi questo “cagionare molestia alle persone, mettendone in pericolo la salute” non viene riconosciuto in modo inequivocabile! Questo è un vero e proprio conflitto intrapsichico per tutte quelle persone che subiscono tale situazione.
Qualora non si volesse pensare alla connessione che c’è tra l’elevato inquinamento e lo sviluppo di disturbi psicofisici, si rifletta, almeno, sull’ansia di un genitore, in particolare di una mamma in attesa di un figlio, costretta ad inalare inquinanti. Si consideri la deprivazione sensoriale e alle conseguenze sul nascituro che non potrà essere allattato al seno della mamma, portatrice di latte contaminato.
In virtù di quanto accade a Taranto, e quindi riflettendo sull’inquinamento subìto dai suoi cittadini, appare necessario, data la gravità della situazione, iniziare a dare importanza anche alle possibili conseguenze di natura psicopatologica che emergono, data l’elevata esposizione dei Tarantini agli “stressors”.
Continua leggendo: – Immaginazione o realtà? “Ipotesi” sulle cause ed effetti psicologici dell’inquinamento a Taranto. Stimoli ed eventi traumatici subiti e “possibili” reazioni psicologiche dei cittadini.
Bibliografia INQUINA-MENTE
Per approfondimenti sulla possibile connessione tra la psiche e l’inquinamento leggi anche gli articoli:
1 – Psicologia Ambientale. Interdipendenza tra ambiente e uomo.
2 – Ambiente e identità. Gli effetti psicologici dell’inquinamento
- Identità di sé
2. Identità sociale
3. Identità di luogo
4. Stress ambientale/Frustrazione
5. Stress e impotenza appresa
6. Effetti dovuti allo stress/inquinamento ambientale
-sulla fisiologia
-sulle relazioni interpersonali
-sui compiti cognitivi
-sui comportamenti
-sulla psiche
7. adattamento allo stress
8. percezione del rischio Ambiente e identità. Gli effetti psicologici dell’inquinamento.
3 – Ecco qui di seguito una raccolta delle poche ricerche scientifiche sull’argomento:
4 – Il Caso (ILVA e non solo) Taranto (INQUINA-MENTE)
Immaginazione o realtà? “Ipotesi” sulle cause ed effetti psicologici dell’inquinamento a Taranto. Stimoli ed eventi traumatici subiti e “possibili” reazioni psicologiche dei cittadini.
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