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MR ROBOT. Una continua oscillazione tra reale, virtuale, e intrapsichico, nutre il nostro desiderio di rivoluzione e ci racconta la psicologia degli uomini che vivono in questo sistema ormai interconnesso alla tecnologia.
Serie TV Anno 2015 – Stati Uniti d’America. Anno 2016 in Italia Genere:Thriller,thriller psicologico,drammatico Stagioni: 3 Episodi: 32 Durata: 40-65 min (episodio) Lingua originale: Inglese
Ideatore Sam Esmail. Interpreti e personaggi: Rami Malek: Elliot Alderson; Christian Slater: Mr.Robot; Carly Chaikin: Darlene; Portia Doubleday: Angela Moss; Martin Wallström: Tyrell Wellick; Michael Cristofer: Phillip Price; Stephanie Corneliussen: Joanna Wellick; Grace Gummer: Dominique “Dom” DiPierro.
Doppiatori e personaggi in Italiano:
Flavio Aquilone: Elliot Alderson; Alessia Amendola: Darlene; Elena Perino: Angela Moss; Stefano Crescentini: Tyrell Wellick; Christian Iansante: Mr.Robot; Chiara Gioncardi: Joanna Wellick
Produttore esecutivo: Sam Esmail, Steve Golin, Chad Hamilton
Casa di produzione: Universal Cable Productions, Anonymous Content
Prima TV Stati Uniti d’America dal 24 giugno 2015. Rete televisiva USA Network
Prima TV in italiano (pay TV) dal 3 marzo 2016. Rete televisiva: Premium Stories
Prima visione prima TV in italiano (gratuita) Data 15 novembre 2016. Rete televisiva: Italia1
“A volte, sogno di salvare il mondo. Di salvare tutti dalla mano invisibile, quella che ci etichetta con un badge da impiegati. Quella che ci costringe a lavorare per loro. Quella che ci controlla ogni giorno senza che noi lo sappiamo. Ma non posso fermarla. Non sono così speciale. Sono semplicemente anonimo. Sono semplicemente solo. Se non fosse stato per Qwerty, sarei completamente vuoto. Odio quando non riesco a trattenere la mia solitudine. Questi pianti sono diventati troppo frequenti, ormai ogni quindici giorni. (Elliot, 1 puntata, 1 serie)”
Una serie che appassiona, forse perché risveglia l’incoerenza palpabile di questi tempi che sono caratterizzati da una frammentazione dell’Io costante e continua, in un bombardamento di contraddizioni incoerenti che ci condizionano proprio come avviene nella vita di Elliot il protagonista. Lui ci accompagna in un in un viaggio caratterizzato confusione tra reale e virtuale, tra ciò che è giusto e ciò che è psicopatologico, tra anarchia e dittatura economica, tra sogno e realtà, tra cyber sicurezza e hackeraggio, tra dipendenza ed astinenza, tra amore e odio, tra controllore e colui che viola i controlli ecc. La serie coinvolge lo spettatore proprio per questa liquidità di confini tra valori opposti e contrapposti. La tecnologia potrà salvarci o ci sta risucchiando illusoriamente? il parallelo tra realtà e fiction si confonde. Spesso durante la visione dei vari episodi ci si ritrova a credere in Elliot e nei suoi fantasmi. Mentre guardiamo Mr. Robot Tanti avvenimenti da noi personalmente vissuti nella realtà possono essere rielaborati. Realmente esiste Anonymous, questo gruppo è una “anonima” organizzazione libera e controdipendente che rinnega gli attuali valori imposti alla società dai “potenti”, la stessa cosa avviene nella serie con la F Society (“Fuck Society”) nome che esplicitamente invita a “fottere il sistema”, il suo obiettivo è quello di distruggere quel 1% di potenti che con le banche detengono virtualmente il 99% della ricchezza globale. La serie ci coinvolge facendo sognare la rivoluzione e rifacendoci vivere diversi fatti accaduti; finzioni e realtà spesso si sovrappongono e confondono. Da notare che, La Stampa ha divulgato, nell’estate 2015, la notizia che ci sono stati diversi attacchi informatici con ampia rilevanza mediatica che, sono anche successivi alla trasmissione della serie tv, in particolare:
Attacco contro l’agenzia americana che conserva i dati dei dipendenti del governo federale (OPM hack);
Attacco contro l’azienda italiana di software spia per governi, Hacking Team;
Attacco contro il sito di dating Ashley Madison (nella serie è stato quasi predetto dal regista Sam Esmail che lo aveva inserito nello “script”, poi lo ha tolto e quando poi è avvenuto davvero un attacco al sito di incontri online, lo ha rimesso).
Elliot (Rami Malek), appare affetto da schizofrenia con diverse psicosi, allucinazioni, depersonalizzazione, ansia, paranoia, dipendenza da sostanza, compulsioni, manie di controllo, disturbi di tipo sociale che lo isolano in un mondo distaccato …
La sua infanzia appare caratterizzata da diversi traumi, e durante tutta la serie i suoi spettri, lo inseguono con illusioni, ricordi, paure e scelte radicali proprio come accade in informatica nel sistema binario 0 o 1. Il linguaggio informatico ci accompagna nel mondo degli hacker. Durante l’intera serie è possibile viaggiare nei vari stati emotivi di Elliot in un viaggio introspettivo denso ed oscuro. Anche l’uso delle inquadrature ci aiuta a vivere in prima persona le stesse emozioni e ansie del protagonista, quasi inseguendolo con la telecamera, a disagio ed impaurito Elliot appare in una parte marginale dello schermo, spesso in basso a sinistra o destra, nei momenti di maggiore paranoia e azione, ritorna al centro della inquadratura nascosto dal cappuccio della sua felpa. Inoltre si rompe la quarta dimensione proprio quando ci coinvolge, Elliot inizia a parlare con lo spettatore cioè noi che siamo solo una invenzione della sua mente:
“Ehilà, amico. Ehilà, amico? Non mi piace! Forse dovrei darti un nome… Ma è una strada pericolosa. Esisti solo nella mia testa. Ricordiamocelo! Merda! È successo per davvero, sto parlando a qualcuno che non esiste. Quello che sto per dirti è top secret … Si tratta di una cospirazione gigantesca. C’è un gruppo di persone potenti che governano il mondo in segreto. Parlo di gente che nessuno conosce, gente invisibile. L’1% più ricco dell’1% più ricco che giocano a fare Dio senza permesso. E ora credo che mi stiano seguendo.”
Elliott anche nella relazioni che allaccia, continua a confondere la realtà, la fantasia e il virtuale, controlla hackerando la vita virtuale di tutte le persone, scoprendone le reali vite. Accade questo anche nella relazione con la sua Psicoterapeuta Krista Gordon, infatti egli ne studia la vita intima scoprendo che, il compagno della stessa le mente avendo una famiglia… Elliot dice alla sua psicoterapeuta “I’m good to reading people”, son bravo a leggere (la vita del)le persone” proprio perché scrutando i vari profili e dati in rete riesce a formarsi un profilo preciso della persona che studia.
Durante la psicoterapia con la dott.ssa Gordon, Elliot continua a coinvolgere lo spettatore palesando le sue paure descrivendo quasi la nostra attuale realtà e riprendendo i nostri attuali interrogativi di vita:
“Krista Gordon: Tu provi tanto dolore, ed è lì che andremo a lavorare. Che cosa c’è nella società che ti delude tanto, me lo puoi dire? Elliot: Ah, non lo so. Forse è il fatto che tutti pensiamo che Steve Jobs fosse un grande uomo anche dopo aver saputo che ha fatto miliardi sulla pelle dei bambini; oppure che ormai sappiamo che tutti i nostri eroi sono dei falsi, tutto il mondo non è altro che un imbroglio. Ci spammiamo l’un l’altro intere cronache su delle stronzate mascherandole da opinioni, usando i social media come surrogato dell’intimità. Forse abbiamo votato perché fosse così; non con le elezioni ma con le cose, le proprietà, i soldi. Non è una novità, sappiamo perché lo facciamo; non certo perché i libri di Hunger Games ci rendano felici, ma perché vogliamo essere sedati, perché fa molto male non fare finta, perché siamo dei codardi! Fanculo la società!”.
E’ questo l’invito che la serie ci fa, il desiderio che forse tutti dovrebbero avere, cercando di uscire dagli schemi della ripetitività quotidiana, costretti nei nostri “Doveri” quasi privi del libero arbitrio della ribellione nei confronti di chi ci schiaccia, impedendoci di essere chi siamo.
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Epic fall! “Dr WEB Google” il medico fai-da-te! Le Auto Diagnosi sono facilmente sbagliate e facilitano la “Cybercondria”.
Il web sta modificando sempre più il nostro modo di vivere, scompaiono i libri dai nostri scaffali lasciando spazio a smartphone, Tablet, smartTv, laptop, pc ecc. Cuciniamo chiedendo consigli ad un tablet; attraverso il telefonino monitoriamo le nostre attività fisiche, il sonno ecc.; effettuiamo pagamenti e acquisti ovunque ci troviamo; lavoriamo dappertutto grazie ad una connessione ed un apparecchio multimediale: tanti e ancora tanti altri nuovi modi di vivere grazie alla tecnologia e al WEB!
Anche il mondo delle relazioni è stato abbastanza “sconvolto”. Si è quindi iniziato a fare “conoscenza” e scambiare opinioni nel mare dei forum, delle chat, delle video-chiamate e videoconferenze, dei social network e via dicendo.
Oggi ci si incontra anche senza essere fisicamente insieme, anche la parola “amico” grazie ai vari social network ha mutato il suo significato, in quei “mondi liquidi” ci si definisce “amici” pur senza mai esserci stretti una mano, dati un abbraccio vero…
In questo turbine di sconvolgimenti, non tutti utilizzano i media in modo adattivo, c’è chi si lascia assorbire lasciando via via sciogliere la sua vera fisicità, quindi perdendo libertà di movimento fuori dallo schermo.
Il cambiamento nel mondo delle relazioni interpersonali interessa anche il confronto che ognuno di noi ha nella sua vita, anche con i professionisti. Si affida il proprio allenamento non più ad un personal trainer ma ad una applicazione su smartphone, si chiedono consigli nei forum ecc.
Come confermato dalle ricerche scientifiche e anche dall’osservazione diretta, durante la pratica professionale, spesso gli utenti del web cercano diagnosi e cure ai loro problemi attraverso il web.
I motivi di questa nuova tendenza spesso sono sia la possibilità di anonimato in quanto è più facile aprirsi e confidare i propri intimi problemi al Dr Web; e sia il fatto che siamo un po’ tutti sfiduciati dalle “istituzioni”, preferiamo fare con la “nostra testa”; oltretutto ormai una ricerca sul web è a portata di mano e non costa niente.
Molti previa auto-diagnosi in internet, si recano dal medico convinti di avere già in tasca una diagnosi.
Coloro che si preoccupano sulla loro salute o che hanno uno specifico problema, si accingono al web per ricercare una diagnosi. L’utente, al fine di comprendere il suo disturbo consulta blog, forum, siti di medicina e psicologia che forniscono ai pazienti delle possibili auto-diagnosi. C’è da sottolineare che queste persone si trovano in un momento psicologico particolare, spesso pregno di preoccupazione, paura, incertezza, urgenza ecc. pertanto è facile che si lascino condizionare dalle varie informazioni reperite. Personalmente sconsiglio ai miei clienti di effettuare ricerche finalizzate all’autodiagnosi, spesso infatti ci si convince di cose errate e si aumenta la propria preoccupazione inutilmente.
Qui di seguito proverò ad elencarne i motivi.
1. Una buona relazione con il professionista è necessaria in ogni percorso di cura. 2. Una buona ricerca in rete, richiede un certo grado di conoscenza logica ed informatica, è importante saper discriminare e capire se si naviga in siti affidabili, se quello che si legge è semplice pubblicità, ecc. 3. E’ necessario uno specialistico livello di conoscenze generali, proprio per comprendere la varia terminologia scientifica nonché il “profondo” significato di ciò che si sta leggendo, per questo la diagnosi si fa insieme al professionista. 4. L’emotività anche se differentemente vissuta da ognuno di noi ne influenza sicuramente la ricerca e la suggestionabilità individuale. E’ infatti assolutamente sconsigliato agli ansiosi ed ipocondriaci effettuare ricerche di auto-diagnosi, avrebbe solo la funzione di aumentare le paure ed ansie, si pensi a quante nuove malattie un ipocondriaco può autodiagnosticarsi in rete. Spesso ci si convince di avere mali incurabili. 5. E’ importante evidenziare che gli stessi motori di ricerca, offrono risultati personalizzati in base alle proprie preferenze e gusti analizzati e memorizzati dai cookie, quindi non avremo mai risultati effettivi di una ricerca… 6. Il media internet offre un terreno fertile per lo sviluppo di compulsioni. Molti passano diverse ore alla ricerca di informazioni in modo compulsivo (Overload of Informations). 7. Capita di imbattersi in forum in cui i pazienti oltre a condividere le personali esperienze, si scambiano “ricette mediche” e consigli su come curarsi pur non avendone alcuna competenza, ma solo perché immedesimanti all’ “io di gruppo” portatore delle stesse difficoltà. 8. È molto più facile leggere il malcontento degni utenti i quali sono veramente bisognosi di “postare” a tutti la loro insoddisfazione e rabbia a differenza dei soddisfatti che si godono la guarigione. Sono infatti numerosi gli internauti che attraverso dei siti si rivolgono ad un professionista per cercare di chiarire i propri dubbi di natura psicologica, indirizzando domande scritte dirette ai professionisti sanitari che collaborano con questi siti. Questi inconsapevoli della funzionalità del mezzo che utilizzano credono di essere veramente stati da un professionista. Ma senza il “necessario” intervento “vis a vis”, naturalmente non riescono a risolvere le proprie difficoltà.
E’ comunque opportuno precisare che non bisogna però generalizzare commettendo l’errore di pensare che tutta l’informazione che viene fruita sul web sia dannosa per le persone. Piuttosto la causa di errori sta nel fatto che non tutti usano in modo appropriato questo strumento. Bisogna essere consapevoli dei limiti della comunicazione non fisica ma mediata da computer e che quindi essa non può in alcun modo sostituire completamente quella “face to face”. Esistono molti siti seri che ospitano articoli redatti da medici specialisti che danno utili consigli su sintomi e malattie. Soprattutto, offrono la possibilità di ricercare sanitari specialisti operanti nella provincia di appartenenza. E’ evidente che internet è una grande opportunità offerta all’uomo, ed in questo caso deve avere la funzione di agevolare il contatto tra il professionista ed il cliente e non limitarlo. Il contatto vis a vis deve comunque sempre esserci! Il professionista ha bisogno di vedere materialmente il suo cliente nelle sue fattezze, problematiche, osservando i suoi tempi, atteggiamenti espressioni ecc.
Permalink link a questo articolo: https://www.psicologo-taranto.com/2015/07/31/epic-fall-dr-web-google-il-medico-fai-da-te-auto-diagnosi-facilmente-sbagliate/
NUOVE DIPENDENZE Le aste “al centesimo”/“(gu)Aste (A)Sociali”/” “shopping compulsivo” Trucco per “vincere” alle aste al centesimo MadBid, PrezziPazzi, Bidoo, Wellbid, Vincycorporation, Quibids, Swoggi…
Sistemi per vincere alle ASTE AL CENTESIMO pur non giocando.“SMETTI E VINCI” è infallibile! Sistema per vincere alle ASTE AL CENTESIMO pur non giocando, avremo già vinto i nostri soldi non giocati, in questo modo potrà avere la possibilità di metterli da parte e utilizzarli per la concreta realizzazione dei nostri sogni.
Nuove esche per i compulsivi.
Come dimostrato da tempo divagano i modi in internet, per sfruttare le debolezze e sogni di qualcuno, vedi ad esempio, il poker online, le slot, i Gratta e VINCI, l’illusione della vincita, il bombardamento dei media che lo hanno reso anche, una modalità comportamentale seppur nociva lecitamente accettata.
Oggi a questa lunga sfilza di siti che offrono la possibilità di “sognare” si è aggiunto MadBid, PrezziPazzi, Bidoo, Wellbid, Vincycorporation, Quibids, Swoggi…
Queste aziende, hanno trovato un nuovo modo per fare spendere compulsivamente soldi alle persone. Il modo in cui funzionano queste aste, induce alla compulsività, quindi slatenetizza i tratti compulsivi in soggetti con discontrollo degli impulsi. L’interazione Uomo-Macchina, le continue puntate scandite da un timer con conto alla rovescia, il marketing pubblicitario, effettuato sulle maggiori testate giornalistiche, sono la perfetta esca per “allevare” consumatori con la compulsione al “click”.
Facendo qualche calcolo emerge che, queste aste al centesimo, su ogni oggetto hanno elevatissimi margini di guadagno e potere di controllo delle aste. In alcuni casi, le aste vengono bloccate in una fase di stallo e non sono più visibili nel sito, o comunque il gestore ha il potere di ritirare gli oggetti dall’asta senza risarcire chi ha già puntato diversi centesimi. L’unico vincitore può risparmiare, ma gli utenti che hanno perso, hanno finanziato anche circa 5 volte il valore reale dell’oggetto. Questo significa che se “vinco” un telefonino del valore di 100 euro il sito ne guadagna anche 500 (circa 4000 puntate).
A differenza delle aste classiche nelle quali l’utente non spende niente per fare una offerta, nelle aste al centesimo ogni offerta viene pagata, c’è chi vince e c’è chi perde, si potrebbero quindi paragonare ad un gioco d’azzardo.
Come già provato con il GAP, gioco d’azzardo patologico gli ingredienti che inducono dipendenza sono: Condizionamento con rinforzo casuale, la pubblicità e la tendenza dell’individuo al discontrollo degli impulsi, ansia ecc.
Essi hanno grande influenza nello sviluppo della compulsione al gioco.
Con il condizionamento con rinforzo casuale e/o intermittente,come dimostrato in laboratorio, è possibile indurre comportamenti compulsivi in cavie da laboratorio, le quali sono indotte a ripetere un comportamento (es. premere una leva) al fine di vincere un premio, il quale però è offerto in modo casuale (tanto da spingere la cavia a premere sempre la leva sperando che prima o poi cada il cibo). Ecco qui di seguito un riadattamento del diagramma di Giovanni Serpelloni (Dipartimento Politiche Antidroga), disponibile on line dal febbraio 2013, modificato dal dr E. Zinzi.:
Uno dei vari siti su citati di aste al centesimo recita:
Punta Responsabilmente.
I siti di aste online sono un modo divertente ed entusiasmante per acquistare prodotti. Noi vogliamo fornire esattamente questo tipo di esperienza, positiva e divertente, a tutti i nostri clienti. E’ per questa ragione che incoraggiamo sempre tutti i nostri clienti a puntare responsabilmente. Rischio di Dipendenza
Noi consapevoli che c’e il rischio, sebbene remoto, che prendere parte a delle aste a tempo può portare alla dipendenza e creare sofferenza per se stessi e per gli altri. Questo può accadere se l’Utente spende troppo tempo sul sito, riducendo contestualmente il tempo speso con amici e parenti. E’ nostro dovere quindi informare tutti i nostri utenti per fare in modo che abbiamo la migliore esperienza possibile con il sito. Linee Guida
Prenditi il tempo di leggerti queste linee guida:
1. Prendi delle pause tra un’asta o l’altra. Usa l’autopuntata piuttosto che concentrarti unicamente sul timer dell’asta.
2. Decidi in anticipo il tuo budget mensile che intendi spendere, e attieniti a quello.
3. Prima di partecipare a qualsiasi asta, decidi in anticipo il numero di crediti che intendi utilizzare puntando, e attieniti a questo limite.
4. Mai partecipare alle aste sotto l’effetto di alcol o medicinali o quando ci si trova in uno stato depressivo.
5. Punta manualmente solamente quando si é pienamente svegli e concentrati.
Il trucco per vincere al MadBid, PrezziPazzi, Bidoo, Wellbid, Vincycorporation, Quibids, Swoggi… dopo questa lettura è ormai evidente? Vero?
Questo trucco era stato già svelato in precedenza, nell’articolo “Trucco per vincere in modo matematico al gioco Sisal “VinciCasa”, trucco che attualmente fa stare bene tante persone. Ormai, sono palesi le probabilità di vincita e PERDITA ed anche i meccanismi che tendono a patologizzare i giocatori, il trucco matematico per vincere è alla portata di tutti.
Il sistema, per essere forse sicuri di “vincere” al 99% dei casi, ci è stato, da diverso tempo, suggerito da un genio, Albert Einstein, Ideatore della Teoria della Relatività. Parlando di gioco con vincite in denaro disse: “Non puoi mai battere un tavolo da roulette, a meno che non rubi i soldi da questo”.
Come Albert Einstein ha svelato, l’unico modo per vincere a questi giochi di fortuna è levare direttamente i soldi dal banco, quindi, ci sono due modi per vincere:
1. Rubare i soldi del banco, attenzione è illegale ed altamente sconsigliato, da non fare mai, in nessun caso;
2. Levare “i nostri” soldi dal banco, per fare questo basta non giocare, così noi “vinceremo” i soldi non giocati.
Il “sistema” SMETTI E VINCI !! è il miglior modo per non sperperare soldi, sentirci indipendenti e non sentirci anestetizzati dal sistema delle vincite a premi che spesso, cattura migliaia di persone lasciandole inermi di fronte alle avversità della vita, lasciandole speranzose di poterla cambiare guardando uno schermo, grattando dei biglietti, giocando numeri, pigiando bottoni ecc.
“SMETTI E VINCI” è infallibile!
pur non giocando, avremo già vinto i nostri soldi non giocati, in questo modo si potrà avere la possibilità di metterli da parte e utilizzarli per la concreta realizzazione dei nostri sogni. Ovviamente dopo diversi tentativi personali non fruttuosi, quindi senza riuscire da soli a smettere di spendere soldi, è consigliato rivolgersi ad uno psicoterapeuta specializzato.
Filippo Petruccelli, docente di Psicologia della Comunicazione ed esperto di dipendenze patologiche, recita: “la capacità del web di offrire una risposta rapida e illimitata a ogni richiesta rende particolarmente vulnerabili i soggetti incapaci di una sana gestione degli impulsi”. Petruccelli conclude: “la coazione al gioco d’azzardo online può essere paragonata a una raffica di piccoli reati d’impeto nei confronti di se stessi: non è altro che un’inadeguata strategia individuale per lenire l’ansia.”
Nicola Boccola – 12 gennaio 2012 (Tratto da Il Fatto Quotidiano)
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Nel 1935 sulla rivista Modern Mechanix veniva presentato “the notificator”, una speciale macchinetta a monete che mostrava per un arco di tempo stabilito sulla sua bacheca dei messaggi, che le persone si scambiavano per prendere appuntamenti.
Fig. 1 The Notificator… ‘To aid persons who wish to inform friends of their whereabouts.’
Aiutava le persone a lasciarsi messaggi su dove e quando incontrarsi
Photograph: Guardian
Oggi abbiamo i social network che ci offrono bacheche su cui lasciare messaggi e tutto questo può avvenire in ogni dove, sul “palmo della nostra mano” con gli smart phone, tablet, pc ecc. Per essere romantici e pensando in particolare a Twitter, possiamo addirittura dire che, il “social dell’uccellino” ha la stessa “mission” del Notificator del ’35, cioè offre la possibilità di comunicare ai nostri conoscenti dove siamo, cosa facciamo e quando.
In una ricerca effettuata all’Università della California da Larry Rosen, presentata nel 2011 alla convenction annuale dell’American Psychological Association, si evidenzia che l’uso eccessivo dei social network attiva e si innesta con alcuni disturbi di personalità quali:
Disturbi dell’attenzione
Depressione
Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)
Disturbo Narcisistico di Personalità
Ipocondria
Disturbo schizoafettivo e schizotipico
Dismorfismo corporeo
Voyeurismo
Dipendenza
Già nel 1984 Craig Broad affermava che l’utilizzo eccessivo di strumenti tecnologici crea diversi disturbi causati dallo stress e genericamente definiti come “Tecnostress” pertanto è molto possibile che anche con l’uso eccessivo dei social network si possono avere i seguenti disturbi:
ansia, attacchi di panico
insonnia
mal di testa
ipertensione
calo della concentrazione
disturbi gastrointestinali e cardiocircolatori
depressione
disfunzioni ormonali
-nell’uomo abbassamento del testosterone con calo del desiderio sessuale -nelle donne sindrome premestruale.
Inoltre, può favorire:
alterazioni comportamentali
l’isolamento relazionale
E’ importante notare che, la rete e la condivisione alimentano i vari disturbi o tendenze di personalità già presenti in società, e spesso aggravandoli, basti pensare ai Selfie, essi si sono diffusi grazie a due principali assetti di personalità:
il narcisista che grazie alla condivisione del suo “autoscatto” facilmente cerca e ottiene ammirazione e gratificazione,
L’ insicuro che guardando le “foto della vita degli altri” compromette sempre di più la propria autostima, indebolendola e abbassandola.
E’ possibile immaginare quanto negativo possa essere per una persona con disturbi alimentari, avere la possibilità di confrontare la propria fisicità con migliaia di contatti, solamente cliccando sulle loro foto. Ultimamente si parla tanto di questa nuova “ansia social” che è stata chiamata FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out, ovvero paura di essere tagliati fuori a causa dell’essersi persi qualche post o Twit,… un evento, una festa, una situazione importante.
Questi mezzi di comunicazione essendo “social”, riprendono molto la nostra società, è quindi ormai, molto facile parlare di bullismo e cyberbullismo, stress e tecnostress, dipendenze e net-addiction, overload information addiction ecc. quindi è molto importante non sottovalutare che mantenendoci sempre più lontani dal nostro corpo e dai veri contatti fisici, queati disturbi possono grazie alla rete essere accentuati. I social network hanno cambiato il modo in cui si comunica e in cui si condividono o si ricercano informazioni, facendo emergere nuove dinamiche di interazione (Ellison NB, Steinfield C, Lampe C ,2007).
In tutto questo scenario sin qui descritto brevemente non bisogna comunque dimenticare che se da un lato ci sono persone che a causa dei social network accentuano le proprie difficoltà e disturbi; dall’altro ci sono anche tante altre persone che traggono beneficio da essi, utilizzando questi mezzi di comunicazione in modo costruttivo, pubblicizzando la loro azienda, aprendo reali confronti con i suoi “amici”, avviando campagne sociali di informazione, raccogliendo consensi e mobilitazioni sociali, ritrovando i propri reali amici ecc.
La conclusione che si può trarre a mio avviso è che sicuramente il mezzo “social network” ha la tendenza ad accentuare e facilitare alcune condotte negative di uso sbagliato dello strumento ed anche disturbi di personalità, ma se ben usato allarga i confini ed offre nuove possibilità di evoluzione. Sulla base di quanto detto in questo ariticolo appare evidente che ancora diversi studi sui Social Network vadano effettuati , tanto da poter informare meglio i propri fruitori dei pro e contro che essi stessi contengono.
Riferimenti bibliografici:
• Craig Broad “Technostress: the uman cost of computer revolution” edito nel 1984 da Addison Wesley
• Ellison NB, Steinfield C, Lampe C (2007) The benefits of Facebook “friends”: Social capital and college students’ use of online social network sites. Journal of Computer-Mediated Communication, 12 (4), article 1.
• Larry D. Rosen, “Poke Me: How Social Networks Can Both Help and Harm Our Kids” ricerca presentata alla Convenction annuale dell’American Psychology Association di Washington D.C., August 4-7 2011 (http://www.fenichel.com/pokeme.shtml)
E’ proprio nella prima metà degli anni ’80 che compare in rete un sito denominato di BIT-NET Psycology Newsletter (chiamato originariamente PsichNet) che ha fornito agli psicologi americani la possibilità di scambiare le loro esperienze dalle proprie scrivanie disposte a migliaia di chilometri (Zgodzinski D., Cybertherapy, Internet World 96: 50-53, 1996), Stava nascendo la ” psicologia on-line “.
Non più tardi di un anno fa, in occasione di un congresso nazionale, molti studiosi (Fabrizio Mancini, Tonino Cantelmi, Sergio Tartaglione in Cantelmi T.,M.Talli,C.Del Miglio,La mente in internet,psicopatologie delle condotte on-line. Padova, Piccin, 2000) concludevano i loro interventi affermando che al momento non era ancora possibile effettuare delle psicoterapia on-line a causa di problemi legati sia alla natura del “setting virtuale ” sia per l’esistenza di problematiche etiche (vedremo dopo pro e contro).
Da quel giorno, specie negli Stati Uniti, si sono moltiplicati, gli psicoterapeuti che offrono le loro prestazioni via Internet.
Si è generato un fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio e che lentamente, inizia a far breccia anche nel Europa, notoriamente diffidente nei confronti delle novità provenienti dall’altra parte dell’oceano.
Non a caso oggi si parla sempre più spesso di “psicoterapia on-line”, definibile ( nella sua accezione più ampia ) come quel trattamento e cura non farmacologica dei disturbi della psiche conseguibile all’interno di una relazione terapeutica priva di presenza fisica dei due partner(Psicologia Contemporanea, rivista luglio-agosto 2000).
Sono ormai numerosi i siti nati da iniziative di psicologi e psicoterapeuti professionisti, che si propongono di fornire, attraverso Internet, informazioni è consulti su argomenti e problemi di tipo psicologico. Le modalità di interazione tra terapeuta e paziente in internet sono principalmente due: Web-counseling e E-therapy.
Nell’ambito della salute mentale si è soliti distinguere tra intervento di “Counseling” ( consulenza) e intervento di psicoterapia, intendendo, col primo tutte quelle azioni volte a sostenere il paziente nel suo disagio e a fornirgli utili informazioni alla definizione del problema e, col secondo, la realizzazione di interventi mirati a risolvere, o quantomeno attenuare, il problema responsabile del disagio.
psicologia on-line
Per quanto riguarda il counseling, gli utenti hanno così modo di fare delle domande, anche in forma anonima, agli operatori della salute mentale, che provvedono a rispondere (sia indirettamente che direttamente). Per dire il vero, un servizio di questo tipo non costituisce affatto una novità: molte riviste cartacee (specialistiche e non) danno spesso ai lettori l’opportunità di scrivere a un esperto (un luminare della psicanalisi; più spesso, un personaggio noto dello spettacolo), mantenendo comunque celata la propria identità. Se non sono poche le critiche al web counseling, non bisogna tuttavia tacere dei vantaggi e degli orizzonti di sviluppo, suscettibili di accrescere e di potenziare questa modalità di aiuto offerta dalla rete.
Per il counseling gli strumenti Internet principali sono essenzialmente l’e-mail, le newsnet, le mailing list e newsgroup.
E-mail
È il mezzo più facile e più usato per la consulenza psicologica on-line. Il paziente invia un messaggio al terapeuta, che gli risponde fornendo di indicazioni e suggerimenti al riguardo.
Dato il particolare tipo di comunicazione asincrona, paziente e terapeuta si “inseguono” senza stabilire un rapporto dotato di reciprocità, potendosi configurare più come una serie di monologhi che come scambi preposizionali. Mancano, tra l’altro, le interpunzione in costituite da escavazioni, lapsus, pause, ecc.. Elementi, questi, presenti nella comunicazione “faccia a faccia” e in una certa misura rintracciabile nello scambio di messaggi effettuati in chat. Per il terapeuta, quindi può risultare non facile valutare le caratteristiche di personalità del paziente, soprattutto quelle inconsce, e circoscrivere i vari interventi entro spazi di tempo definiti, così come accade nelle sedute tradizionali.
Come si è detto, al terapeuta che si confronta con i messaggi per e-mail è richiesta una particolare competenza nella valutazione degli aspetti anche formali, testuali e ritmici dei messaggi. La decodifica di questi ultimi aspetti può consentire una valutazione più accurata del “messaggio” e surrogare la mancanza al degli elementi paraverbali e non verbali della comunicazione. La possibilità di comunicare senza vincoli di tempo( come invece accade in un interazione reale) dà però la possibilità agli interlocutori di approfondire meglio i propri pensieri, per fornire così informazioni e riflessioni più accurate e puntuali. Ciò caratterizza l’e-mail come uno strumento utile e facile da usare per l’intervento di consulenza. La maggior parte dei centri di consulenza psicologica on-line mette a disposizione dei propri utenti la possibilità di accedere al servizio sia per via gratuita sul sito, sia per via privata; in quest’ultimo caso, le risposte sono trasmesse direttamente, entro breve tempo, alla casella e-mail dell’utente, previo pagamento( per lo più con carta di credito sul sito) della cifra pattuita(er esempio vedi Center of on-line Addiction http://www.Netaddiction.com).
Newsnet
Nello stile Question&Answer, essi sono pubblicati su alcuni siti, sotto forma di elenchi di domande( in genere, quelle inviate con maggior frequenza) e relativa risposta. La struttura a “bacheca” di questo servizio implica lo stesso un tipo di comunicazione asincrona, dato che i vari messaggi che gli interlocutori inviano possono essere letti dagli interessati anche molto tempo dopo; in tal modo, avendo a disposizione una banca dati sempre più ricca, si può ottenere una consulenza gratuita in forma anonima semplicemente consultando, senza farne esplicita richiesta, sia i sentimenti espressi da altri utenti in merito a una particolare condizione patologica, sia le risposte fornite dagli specialisti, infatti spesso le newsnet vengono impiegate per la formazione di gruppi di supporto. Anche in questo caso dunque, il servizio di newsnet, altro non è che l’evoluzione di quelle rubriche pubblicate in molte riviste di largo consumo denominate “risposte dell’esperto”.
Newsgroup e mailing-list. Sono gruppi di discussione finalizzati a fornire informazioni a persone che soffrono di disturbi specifici o vittime di problemi di varia natura. Essi non hanno grandi differenze con le newsnet tranne che sono a tema specifico e possono essere autogestite o coordinate da un moderatore.
E-therapy (psicoterapia on-line)
Come per tutte le innovazioni una serie di pro ed i contro si pongono all’interno di un’interessante banca a cavallo tra la psicoterapia e l’informatica, dove, nulla, si può dare per scontato (dato l’esiguo numero di ricerche svolto).
Negli anni 60 Joseph Weizenbaum, ricercatore del MIT( Massachusetts Istitute of Technology) pensò di realizzare un programma interattivo di psicoterapia che simulasse il comportamento di un terapeuta in carne e ossa: i pazienti avrebbero semplicemente acceso il computer di casa per ricevere tutte quelle risposte che, fino ad allora, potevano ottenere solo recandosi da un professionista. Il sogno si concretizzò in parte, con la nascita di Eliza, software che, nei proponenti dell’ideatore avrebbe dovuto essere in grado di valutare il disagio del paziente secondo un approccio psicologico di tipo Rogersoniano: alle espressioni e alle domande degli utenti, Eliza, rispondeva con semplici tecniche di consulenza, come focalizzazioni, riflessioni, chiarificazione. Eliza fu perfezionata in molte versioni successive( l’ultima versione per Mac si trova archiviata al sito http:// hyperarchive.lcs.mit.edu/HyperArchive/Archivi/game/word/eliza60.hqx), tuttavia presentò sempre limitazioni notevoli come ad esempio non essere empatica evidenziando lacune nella “comprensione” della personalità umana può ad esempio mal funzionando nelle risposte date all’utente. In realtà il sogno di Weizenbaum rimase un sogno, facendo rimanere questo progetto solo come un interessante esperimento dell’intelligenza artificiale, piuttosto che una psicoterapia vera e propria.
Gli psicoterapeuti e gli psichiatri stanno dunque oggi esplorando nuovi metodi on-line per fornire aiuto alle persone con problemi psicologici o relazionali: consulenza via e-mail, chat in tempo reale, conferenze audio video, newsletter…
Quindi per quanto riguarda lo sviluppo della E-therapy, non avendo la pretesa di diagnosticare o curare disturbi mentali( né tanto meno, di imporre trattamenti farmacologici), dati inoltre -come vedremo- i suoi limiti pratici e oggettivi, sarebbe inappropriato collocarla sullo stesso piano della tradizionale psicoterapia vis-à-vis; come altre forme di assistenza( biblioterapia, musicoterapia, e-se vogliamo-yoga, training autogeno, tecniche di rilassamento e di massaggio), essa aiuta la persona a confrontarsi con le proprie difficoltà di natura psicologica o relazionale sotto la guida di un professionista oppure può affiancare una psicoterapia già in corso oppure può essere il primo passo per decidere di intraprenderne una: in breve, la e-therapy è finalizzata a promuovere il benessere dell’individuo e a potenziarne le risorse.
Nella psicoterapia in rete a differenza di quanto avviene nella consulenza psicologica, è proprio il tipo di relazione-che terapeuta e paziente costituiscono in un continuo di comportamenti sempre più reciproci e coinvolgenti-a essere centrale è a conferire potenzialità più concrete; a parte lo scopo precipuo di ogni intervento, è proprio grado di reciprocità( o di interattività) della relazione a differenziare maggiormente la
e-therapy dal counseling e a discriminare quindi gli strumenti più adatti, dei quali i principali sono: e-mail. Come si è detto che essa consente di realizzare una comunicazione asincrona tra terapeuta e paziente: un paziente on-line può scrivere al suo terapeuta on-line nel momento che desidera ed il terapeuta può rispondere senza essere vincolato dall’obbligo di immediatezza, ma spandendo le risposte secondo un ritmo valutato come opportuno e comunicato sin dall’inizio al paziente.
Quindi la modalità di comunicazione asincrona differenzia la comunicazione on-line da una tradizionale situazione psicoterapica in rapporto ai parametri di tempo, spazio, visibilità. Manca, come sappiamo, la presenza di messaggi paraverbali è non verbali che caratterizzano l’incontro “faccia a faccia”.
Questi “paramessaggi”, nella situazione tradizionale, consentono o facilitano al terapeuta l’inferenza della situazione semi conscia e inconscia del paziente. In assenza di questi elementi, è richiesta al terapeuta che si confronta con la comunicazione solo testuale una attenzione aggiuntiva ed una specifica competenza.
Il terapeuta quindi, ponendo una particolare attenzione al testo non soltanto per decifrarne il significato/senso, ma anche per decodificare gli aspetti formali, testuali e ritmici del messaggio ( punteggiatura, sequenza,ecc..).
La valutazione di questi elementi consente di cogliere ulteriori implicazioni rispetto al messaggio testuale e consente di cogliere longitudinalmente, nel dipanarsi progressivo delle comunicazioni, il percorso anche inconscio del paziente.
Inoltre l’anonimato consentito dalla modalità psicoterapeutica per e-mail viene sentito dal paziente come fattore facilitante una più aperta narrazione disse. Le e-mail può essere indicata per psicoterapia individuali allorquando non sia possibile istituire una terapia tradizionale per problematiche legate a vari impedimenti( distanza, è indicato fisico del paziente, ecc..). Questa modalità può anche costituire un “ponte” verso una terapia tradizionale o consentire, in taluni casi, l’ “uscita” da una terapia tradizionale che è giunta al termine.
chat. Essa, diversamente dai servizi precedenti, consente un tipo di comunicazione sincrona, dato che gli interlocutori possono conversare in tempo reale.
La chat può che essere indicata sia per psicoterapie individuali (impiegando la modalità “privata” o “bisbigliata”), sia per psicoterapia di gruppo( da uno a cinque persone) con la supervisione del terapeuta; gli incontri si tengono a intervalli regolari( ad esempio, ogni settimana) è per un tempo definito (ad esempio, due mesi) in base all’obiettivo condiviso. E’ utile in questi casi impiegare accorgimenti (ad esempio, l’uso di una password) o programmi specifici che consentono la selezione mirata delle persone che possono accedere alla chat.
La sincronicità rende il rapporto in chat simile a una conversazione psicoterapeutica vera, ma con qualche particolarità: non essendovi la possibilità di vedere e sentire l’interlocutore, vengono meno le informazioni di natura non verbale( gesti, espressioni del viso, modulazione della voce,ecc.). Tali informazioni sono strettamente connesse alla sfera inconscia e di questa potenzialmente rivelatrici, proprio in quanto automatiche e spontanee. Il terapeuta può quindi incontrare difficoltà nel valutare correttamente il tipo di personalità del proprio paziente on-line.
Nonostante questo, la conversazione in charter può risultare tutt’altro che razionale e fredda, in virtù di un considerevole abbassamento delle difese coscienti. Ciò in quanto il paziente, potendo mantenere anche in questo caso l’anonimato, e meno propenso a fornire e mantenere un immagine di sé positiva e può, in tal modo, riferire propri pensieri modo aperto e senza censure. Inoltre, la possibilità di visualizzare l’intera sessione della seduta consente al terapeuta di rileggere in ogni momento i passaggi più significativi sino ad allora esperiti con il proprio interlocutore.
Chat con collegamento audio/video (videoconferenza)
L’introduzione delle videocamere (o Web-cam) e dei dispositivi acustici( microfoni, cuffie, o casse acustiche) può davvero rendere le sedute terapeutiche in chat molto vicine a quelle reali. Si viene a configurare una condizione altamente interattiva dove gli interlocutori possono cogliere, reciprocamente, sia gli aspetti di contenuto della comunicazione, sia quelli non verbali. L’unica difficoltà, peraltro superabile con la nuovissime tecnologie, può essere costituita da brevi tempi di latenza delle immagini, che possono non sincronizzarsi con quanto riferito a voce. Inoltre per ridurre gli elementi di distrazione insiti nel “setting casalingo”: il paziente è “costretto” a guardare in faccia lo psicoterapeuta escludendo l’ambiente circostante.
Chat con elaborazione audio/video. L’elaborazione delle informazioni audio-visive mediante software specifici, in futuro, potrebbe notevolmente accrescere la capacità interpretativa dello psicoterapeuta on-line.
Si parla della possibilità, ancora inesplorata, di operare inferenze psicologiche ” obiettivi ” sulla base di alcuni correlati, non verbali( come per esempio, il timbro della voce o la frequenza dei movimenti oculari del paziente); un’indicazione in questo senso è venuta dall’elaborazione di “Trustef”, software in grado di rilevare lo “stress vocale” dell’interlocutore sulla base delle alterazioni del flusso sanguigno: maggiore e lo stress vocale riscontrato, più elevate sono le possibilità che il soggetto stia mentendo oppure subendo un diverso conflitto emozionale. “Trustef”-già ribattezzato “macchina della verità”-riconosce il grado di veridicità di una affermazione (dal falso al vero) con alcuna attendibilità pari al 85%. A prescindere da ciò, potrebbe consentire di rilevare l’emotività connessa a una data affermazione, con interessanti risvolti interpretativi.
Comunque in queste ultime due modalità di e-therapy tramite chat, bisogna considerare l’eliminazione del fattore facilitante di apertura da parte del paziente, costituito dall’anonimato.
Un’innovazione come quella della psicoterapia on-line non può non tener conto delle differenze tra la normale comunicazione umana e quella virtuale, e nemmeno esimerci dal riflettere sui possibili rischi connessi a questa nuova modalità terapeutica, oltre alla necessità di risolvere i diversi problemi etici connessi all’utilizzo di Internet da parte di psicologi e psichiatri.
Potenziali svantaggi della psicoterapia on-line
Fra i possibili svantaggi (che tratteremo qui di seguito) se ne possono segnalare alcuni dei più importanti come: assenza di setting neutro, bassa reciprocità (assenza di contatto visivo ed uditivo), scarsa riservatezza, deprivazione empatica, problemi di competenza, gestione della crisi.
1. Assenza di un setting neutro: col termine “setting” si fa riferimento alle condizioni fisiche in cui avvengono le sedute terapeutiche. In teoria l’ambiente dovrebbe essere privo di stimoli di strumenti è neutro, cioè specifico per contenuti ideologici, interessi, gusti, ecc.. questo per non influenzare negativamente il comportamento del paziente. Il setting di una psicoterapia on-line, diversamente da quello tradizionale, non può essere controllato e ciò può rappresentare potenzialmente una variabile di disturbo.
2. Assenza di contatto visivo e uditivo. L’assenza di contatto visivo ed uditivo crea diversi problemi professionisti che tentano di attuare interventi psicologici grazie all’uso di Internet:
2a) cambiamento delle basi teoriche dell’intervento terapeutico: le teorie basate su una relazione terapeutica di tipo “faccia a faccia”, non possono essere applicate ad una relazione basata su una comunicazione esclusivamente testuale. Prima di mettere in atto interventi on-line di tipo testuale, si dovrebbero studiare nuovi modelli di relazione terapeutica più adeguati ad un media quale Internet che considerino, tra l’altro, l’esistenza di una diversa forma di transfert( vedi oltre).
2b) Limiti nella diagnosi: la comunicazione testuale limita la possibilità di formulare una diagnosi corretta è, di conseguenza, un trattamento adeguato( dati i problemi già trattati di mancanza di makers meta-comunicativi, postura,ecc..)
2c) Mascheramento dell’identità: la comunicazione testuale rende spesso impossibile al professionista la verifica dell’identità del paziente con ripercussioni medico-legali( ad esempio, il trattamento di un minore senza il consenso dei genitori, il rilascio di dati falsi, ecc..).
2d) Aumento dell’incomprensione: l’assenza di un rapporto visivo ed uditivo aumenta il rischio che si possano instaurare incomprensioni tra il terapeuta e paziente, con conseguente distruzione del rapporto. Questo anche a causa dell’assenza di un “feedback” visivo e/o uditivo che potrebbe facilitare il riconoscimento di eventuali incomprensioni.
3. Scarsa riservatezza: la garanzia della riservatezza rappresenta il limite più significativo nella relazione terapeutica condotta attraverso internet. La violazione della riservatezza può venire a tre livelli: trasmissione, terminale del terapeuta a terminale del paziente.
3a) trasmissione. In internet le informazioni viaggiano sotto forma di messaggio elettronico con alta possibilità di intercettazione. Si stanno mettendo a punto sistemi di cifratura di messaggi con aumento del livello di sicurezza; la salvaguardia dei dati non è tuttavia assoluto a causa degli “hackers” in grado spesso, di individuare il codice di lettura.
3b) terminale del terapeuta. Il terapeuta deve utilizzare l’accortezza di non salvare le comunicazioni su disco rigido, in quanto, gli “hackers” potrebbero accedervi con facilità. È infatti necessario quantomeno salvare i fare il assegnando loro una protezione( ad esempio, una parola chiave) per non renderli leggibili a persone non autorizzate. E anche buona norma effettuare frequentemente dei “back-up” al fine di preservare i contenuti delle sedute terapeutiche da eventuali danni al computer.
3c) terminale del paziente. Si deve tenere presente la possibilità che altre persone( famigliari, colleghi, ecc.) Possano accedere ai dati presenti nel computer del paziente. Negli Stati Uniti, ad esempio, gli impiegati hanno il diritto di accedere alle informazioni registrate nel computer d’ufficio. Se paziente comunica con il terapeuta dal posto di lavoro è molto probabile che gli altri colleghi possano leggere i contenuti dei colloqui. Anche la cancellazione dei file infatti non rappresenta una sicurezza in quanto, quando si esegue questa operazione, il file non viene in realtà cancellato bensì viene reso disponibile alla sovrascrittura lo spazio occupato da esso. Fino a quando tale spazio non verrà sovrascritto il file sarà comunque recuperabile e leggibile.
4. Deprivazione empatica. Facendo riferimento agli insegnamenti Winnicottiani, si può ragionevolmente supporre che per taluni pazienti (come non per tutti) le funzioni di sostegno “ holding” e di contenimento “containing” siano così importanti da costituire una base fondamentale per lo sviluppo di un Sè integrato. Quindi in alcuni casi una psicoterapia come quella on-line, del privato del calore empatico è di uno spazio fisico condiviso, difficilmente può assolvere a tali funzioni.
5. Problemi di competenza. L’assenza di un training adeguato, basato sulla comunicazione testuale può avere delle ricadute importanti sul livello di competenza del terapeuta che tenta di condurre un intervento on-line. Una scarsa competenza del terapeuta nei confronti di Internet, può in definitiva avere delle ripercussioni negative sulla qualità dell’intervento terapeutico e può incrementare la possibilità di esporsi a procedimenti legali e/o deontologici correlati cavallo di lavoro on-line.
6. Gestione della crisi. Le difficoltà di far fronte a situazioni di crisi derivano, sia dall’anonimato del paziente, sia dall’eventuale scarsa conoscenza delle strutture sanitarie disponibili in una regione geografica distante anche migliaia di chilometri. Inoltre, negli Stati Uniti, le leggi che impongono al terapeuta di comunicare agli organi competenti informazioni riguardanti un reato( abuso sessuale, maltrattamento di minori, ecc.) variano da stato mostrato. Nel caso in cui il paziente ed il terapeuta risiedano in due stati con diversa legislazione, non ancora chiaro alla legge a quale stato si debba fare riferimento. Il problema diventa ancora più complicato quando la psicoterapia si svolge tra le persone appartenenti a due nazioni diverse.
Potenziali vantaggi della psicoterapia on-line
Così come ci sono degli svantaggi ci sono anche dei vantaggi per quanto riguarda la psicoterapia on-line, ad esempio, la facilità di accesso, abbassamento delle difese coscienti, aumento della confidenza e da altri vantaggi esclusivi offerti dalla comunicazione on-line che ora vedremo di seguito.
1. Screening. La presenza di una rete di servizi di salute mentale in internet rappresenta una possibilità alternativa di accesso per tutte le persone che possono giovarsi di specifici interventi terapeutici ma che, per svariati motivi, non hanno mai avuto contatti in precedenza.
2. Trattamento di problemi non clinici. In internet rappresenta un mezzo idoneo per interloquire con tutte quelle persone che hanno problemi non clinici e che possono beneficiare di un consulto psicologico, ma che non si sono mai rivolte allo psicologo per paura di essere “etichettati” dalla società o per problemi economici.
3. Vantaggi e esclusivi offerti dalla comunicazione on-line. La comunicazione testuale su Internet (chat, e-mail, newsgroup…), offre vantaggi unici rispetto alla psicoterapia tradizionale:
3a) Facilità di accesso. Le offerte di accesso gratuito alla rete per l’abbattimento delle tariffe telefoniche stanno contribuendo considerevolmente alla diffusione di internet presso la popolazione. Concepire un servizio di psicoterapia on-line significa per permettere a persone che non possono accedere fisicamente alle strutture territoriali di salute mentale( anziani, portatori gravi di handicap fisici, lavoratori con scarso tempo libero, persone che abitano in zone mal collegate ai centri urbani,ecc.) di usufruire ugualmente di un intervento di psicoterapia.
3b) Comunicazione asincrona. La comunicazione “in differita” attraverso e-mail consente, sia al terapeuta che al paziente di potere affrontare la comunicazione con grande attenzione e livello di elaborazione. La conseguenza sarà una maggiore chiarezza di contenuti e di concetti e quindi una maggiore precisione dell’intervento terapeutico .
3c) Abbassamento delle difese coscienti. Le persone tendono con più facilità a fornire informazioni personali e quando possono celare la propria identità. Nel caso di una psicoterapia on-line questo comporterà una maggiore profondità del rapporto terapeutico, con risvolti positivi sul paziente. Inoltre, l’anonimato che e possibile realizzare in rete può superare lo stigma che spesso accompagna le persone che richiedono un trattamento psicoterapeutico: ciò può favorire l’avvicinamento di un maggior numero di persone.
3d) Trasfert. Il fenomeno del transfert su Internet, potrebbe assumere delle caratteristiche notevolmente diverse rispetto a quanto accade nel rapporto tradizionale. In effetti si viene a generare un “trasfert multiplo” paziente-computer-terapeuta. Con lo sviluppo di specifici modelli teorici il “trasfert multiplo” e potrebbe essere sfruttato al meglio per il trattamento dei pazienti in internet.
5. Uso di Internet in aggiunta alla psicoterapia tradizionale. È internet come supporto alla psicoterapia uno degli utilizzi più diffusi oggi. Vedremo per quali ragioni:
4a) Approfondimento dei problemi correlati all’intervento di psicoterapia faccia a faccia. Il paziente una volta tornato a casa o dopo giorni dall’ultima seduta, può utilizzare lo strumento del Web per chiedere chiarimenti o comunque comunicare col proprio psicoterapeuta. Inoltre l’utilizzo di internet per estendere una relazione terapeutica di tipo tradizionale potrebbe condurre al superamento di alcuni problemi internet correlati come, ad esempio, anonimato, accuratezza diagnostica, gestione di una crisi ecc…
4b) Esperienza e miglioramento della competenza del terapeuta. L’uso di internet da parte di un terapeuta esperto, in aggiunta alla psicoterapia faccia a faccia, potrebbe migliorare la quantità dell’intervento ed incrementare la competenza del terapeuta.
4c) Controllo del lavoro compiuto a casa dal paziente. Lo strumento inter net può migliorare la valutazione del lavoro assegnato dal terapeuta, ad esempio, nel caso di una terapia comportamentale, il paziente può ricevere maggiori contatti col terapeuta rispetto alla normale caducità degli incontri( chiarimenti, confronti ecc..)
4d) Aumento della confidenza. Internet può favorire la comunicazione di informazioni “coperte” durante le sedute di tipo tradizionale. Il paziente può continuare ad elaborare i contenuti di una seduta al di fuori dell’ora terapeutica e può comunicare al terapeuta i risultati di questo lavoro prima dell’inizio della seduta successivo. Il terapeuta alla così modo per maggior tempo per riflettere su quanto comunicato e per mettere a punto un piano da attuare nella seduta successiva.
4e) Termine della psicoterapia. Internet può essere utilizzato per ridurre gradualmente il contatto ” reale” terapeuta-paziente al termine di un trattamento, dando ad esempio, la possibilità di sentire meno il distacco. Questo può favorire il rinforzo dell’autostima e/o della fiducia del paziente nei confronti dei propri sistemi naturali e di supporto.
Intanto l’Ordine Nazionale degli Psicologi ha vietato la psicoterapia e la psicodiagnosi on-line (vedi delibera del 23 marzo 2002, tratta dal sito dell’Ordine Nazionale degli Psicologi).Considerando fattori come l’elemento affaristico/commerciale, la pratica psicologica per via elettronica, e la complessità dei processi psicologici coinvolti. Non esiste una parola che comprende questa pratica professionale: il commercio elettronico è adatto quando si considera la natura dell´offerta, ma la parola “tele-salute” può essere adatta solo, per i problemi della salute e non è soddisfacente, per esempio, per lassessment educativo e professionale. Di conseguenza, il riferimento preferito è: “Offerta di servizi psicologici via Internet e/o altri mezzi non-diretti”.
Rimane quindi da porsi ancora molte domande, come ad esempio se raggiungendo risultati apprezzabili, la psicologia on-line può essere considerata sia counseling e sia psicoterapia? E se ci sono differenze quali ? Le differenza sostanziale è che una consulenza è focalizzata su una specifica problematica sulla quale lo psicologo non fa un vero e proprio intervento psicoterapeutico ma, ridefinendo il problema, può fornire nuovi spunti di riflessione, può allargare il campo visivo dell’interessato. Inoltre, perché no, se l’utente ne fa precisa richiesta il professionista può dare consigli, ad esempio nell’ambito dei processi decisionali, ma sempre contribuendo nei termini di allargare la visuale. (Persone più o meno qualificate che distribuiscono consigli, ce ne sono anche troppe.)
Tutto questo è terapeutico? La risposta è si, certamente è terapeutico, ma tutto quello che è terapeutico non vuol dire che lo si possa chiamare psicoterapia. Una psicoterapia, almeno nell’accezione psicoanalitica, cerca e tende di modificare le strutture interne, cerca nuovi equilibri interni non si limita alla ridefinizione di un problema e alla sua soluzione.
Rimangono quindi ancora molte riflessioni sul fenomeno che si sta diffondendo in internet, le consulenze,le terapie e le comunità di auto aiuto on-line comunque si fanno sempre più numerose quindi, non si può negare l’utilità che i fruitori dimostrano con il loro utilizzo. Sicuramente c’è da effettuare ancora molti studi sull’argomento, per poter dare agli psicologi più padronanza nell’utilizzare un setting con caratteristiche sostanzialmente diverse da quelle in cui ha sempre agito. Di certo fenomeni come abbattimento delle distanze, anonimato, differenza di banda nella comunicazione e altri componenti vanno saputi gestire in questo variegato e differente “nuovo mondo” virtuale.
Problemi etici delle psicoterapia on-line
Diversi sono i problemi etici, in parte ancora irrisolti, secondari all’utilizzo di internet da parte di psichiatri e psicologi che offrono psicoterapie on-line. Attualmente infatti sono in fase di elaborazione linee guida di condotta sulla psicologia forense e la testimonianza degli esperti, l’insegnamento della psicologia ai non psicologi, le raccomandazioni per la valutazione e le prestazioni psicologiche via Internet e/o con in mezzi a distanza. Le associazioni professionali hanno quindi pubblicato linee guida etiche rivolte alle organizzazioni che offrono servizi sanitari in rete ad esempio, American Psychological Association (American Psychological Association, services by telephone, teleconferencing, and internet: a stateament by ethics committee of the American Psychological Association, 1997 http://www.apa.org/ethics/stmnt01.html Board of Certifield Counselor ( http://www.nbcc.org/ethycs/wcstandars.htm , 1997) o ad esempio, in Italia, l’ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna (http://www.ordpsicologier.it). Queste linee guida hanno il compito primario di definire gli standard di cura.
Le questioni aperte rispetto alle prestazioni psicologiche via internet sono le stesse anche per altri tipi di comunicazione, quali le consulenze psicologiche via telefono, fax, la radio, televisione e le relazioni scritte.
È stato proprio lo sviluppo veloce di Internet con aumento delle offerte di servizi psicologici e distanza ad accentuare la necessità di rivedere la pratica professionale dello psicologo riguardo ai principi etici. uno dei principali problemi etici riguarda la necessità di esaminare e certificare il providers a contenuto psicologico che offrono terapie, consulti, test o semplici informazioni.
Lloyd e Uecker, in un’articolo intitolato “Psychodynamic conciderations of on-line counseling” (Mental Healt Magazine gen-feb, 1997 http://www.cmhc.com/prospectives/articles/art01971.htm ), scrivevano di aver osservato la fragilità di Internet, in quanto è molto semplice trovare in rete dei veri e propri ciarlatani o leggere testimonianze di persone che si sono sentite danneggiate da alcuni psicoterapeuti on-line. Il rischio, che in definitiva si corre, è di screditare l’intera classe di professionisti della salute mentale.
Una soluzione al problema della verifica delle credenziali degli psicoterapeuti on-line è proposta da Ainsworth e Grohol (Credential check, http//www.cmhc.corn/check, 1997), rappresentanti delle due più importanti organizzazioni di psicologi on-line. Essi offrono la possibilità agli psicoterapeuti di sottoporre all’esame del provider le proprie credenziali per poter ottenere l’autorizzazione ad inserire il proprio indirizzo all’interno del sito dell’organizzazione. L’utente, dal canto suo, ha la possibilità di contattare il provider in qualsiasi momento per ottenere informazioni riguardanti il curriculum del terapeuta.
Stricker e Bloom invocano in due riviste scientifiche(Ethics and behavior 6;175-177, 1996 e British Journal of Guidance and Conseling 26;53-59;1998) la pubblicazione di linee guida molto rigide che impongano al terapeuta on-line una specifica preparazione, l’obbligo del segreto professionale e il mantenimento del massimo livello di riservatezza possibile. Abbiamo già descritto in precedenza le caratteristiche tecniche che rendono vulnerabili le informazioni trasmesse attraverso internet. Anche se alcuni provider hanno adottato sistemi di cifratura, numerosi sono ancora i terapeutica che basano i loro interventi su una comunicazione non protetta.
Internet Addiction Disorder (dipendenze da internet)
E’ ormai condiviso che la tecnologia ed in particolar modo Internet ormai occupa un ruolo fondamentale all’interno della nostra società. Così come il mondo della rete si è evoluto, allo stesso modo questo media ha iniziato a coinvolgere l’individuo in tutta la sua essenza. C’è sempre più certezza ormai nell’affermare che le patologie sociali stanno cominciando ad affacciarsi nel cyberspazio, come per esempio la “dipendenza tecnologica” (net addiction, gioco d’azzardo patologico, cibersex addiction, in generale Internet Addiction Disorder in italiano dipendenze da internet ) . Essa è definita operativamente come appartenente alle dipendenze non chimiche (comportamentali), che comportano interazione tra uomo e macchina. Le dipendenze tecnologiche possono essere sia passive (televisione), che attive (videogiochi), ed in genere hanno la proprietà di induzione e rinforzo, che possono contribuire e favorire tendenze alla dipendenza (Talli, Del Miglio, Cantelmi, D.andrea; 2000).
L’evoluzione cronologica di questo pensiero è comprensibile attraverso i vari studi e teorie dei diversi autori i quali in ordine temporale sono:
Il ricercatore Mark Griffiths, anche se Europeo ha effettuato studi sull’abuso di internet, campo in cui gli autori americani primeggiano, con conseguenze di rilevanza clinica; egli è anche uno dei pochi scrittori sull’argomento che la letteratura indicizzata propone. Griffiths, sostiene che le dipendenze da prodotti tecnologici sono un sottoinsieme di dipendenze comportamentali, che hanno in comune dei componenti nucleari della dipendenza da internet:
Dominanza(Salience). Emerge quando l’attività in esame diventa la più importante nella vita di una persona e domina il suo pensiero (preoccupazioni con distorsioni cognitive), i suoi sentimenti (ricerca dell’ oggetto di dipendenza) ed il suo comportamento (deterioramento del comportamento sociale ). Si realizza allorquando la persona non è attualmente occupata nell’attività; pensa alla prossima volta che lo sarà.
Alterazioni del tono dell’umore. Sono sensazioni soggettive che le persone riferiscono conseguenti all’inizio dell’ attività in oggetto. Sentono la carenza del computer e provano un’ aura di eccitamento, o, paradossalmente, un senso tranquillizzante di “fuga” o di “ottundimento” nell’uso del computer stesso.
Aumento della soglia di tolleranza. E’ il fenomeno per cui è richiesto un aumento della attività in esame, per ottenere gli stessi effetti psicologici. Per esempio un giocatore d’azzardo, a volte, deve gradualmente aumentare l’importo della posta in gioco, per provare l’effetto euforico, che inizialmente provava con puntate molto minori.
Sintomi d’astinenza. Sono stati di malessere psichico e/o fisico che si verificano quando l’ attività in oggetto è interrotta o improvvisamente ridotta. Si manifestano anche con scosse, irritabilità, disforia.
Conflitto. Si riferisce ai conflitti tra il soggetto dipendente e coloro che lo circondano (conflitti interpersonali) o interni al soggetto stesso (conflitti intrapsichici), che riguardano l’ attività in esame.
Ricaduta. E’ la tendenza a ricadere in ripetuti ritorni agli schemi precoci della particolare attività e alla possibilità, per le forme e modalità estreme, che la dipendenza si ripresenti dopo molti anni di astinenza e controllo.
Anche se quasi da sempre, dunque, gli psicologi hanno cominciato a riconoscere che è possibile sviluppare dipendenze, non solo da sostanze chimiche, ma anche comportamentali, come ad esempio quella del gioco d’ azzardo, è proprio negli ultimi trenta anni che è ormai inconfutabile scientificamente il fatto che: “le persone provano dipendenza da ciò che fanno e da quello che provano mentre lo fanno”.
Attraverso l’interazione sociale virtuale, Internet e i suoi strumenti consentono la costruzione di nuovi sè (molto simili o molto lontani dal proprio sè reale). «Permettono, osserva Caretti (2000) la creazione di identità, talmente fluide e multiple, da trasformare i limiti del concetto stesso di identità». Nondimeno, obietta la Turkle (1997) “è possibile che la cultura del virtuale si riveli un fattore positivo: aiuta a realizzare un’identità multipla, integrata e consolidata, la cui condizione di benessere proviene dalla possibilità dell’lo degli utenti di accedere ed elaborare i propri molti sé».
A fronte di tali considerazioni, la novità e la complessità della Rete impongono che si analizzino a fondo i possibili rischi e conseguenze negative. E’ necessario anzitutto chiarire che cosa siano i disturbi da trance dissociativa.
Caratteristica fondamentale di questi disturbi è la sconnessione delle funzioni -di norma integrate- della coscienza, della memoria, dell’identità e della percezione dell’ambiente :
· Durante la trance si rileva un’ alterazione dello stato di coscienza simile al sonno, ma con caratteristiche elettroencefaliche non dissimili da quelle dello stato di veglia.
· L ‘individuo perde consapevolezza della realtà fino al ritorno alla condizione normale accompagnata da amnesia.
Lo stato di trance può riscontrarsi nella suggestione ipnotica, nella sintomatologia dell’isteria, in alcune forme di epilessia, o in stati di eccitazione che possono investire interi gruppi impegnati in rituali magico-religiosi. Per gli antropologi lo stato di trance è anche un’ esperienza di passaggio e di trasformazione -come indica l’ etimologia latina “transitus”-. E’ un’esperienza scandita da una fase di crisi, trascendimento e ripresa di sè, a cui corrispondono motivi e significati diversi, a seconda del contesto culturale, ma tutti volti a determinare il passaggio da uno stato di disordine individuale o collettivo a uno stato di ordine, dove nel disordine emergono la malattia fisica e lo stato di squilibrio psichico e nell’ordine la guarigione e la creazione di un nuovo equilibrio (dizionario Utet; 1992).
La nozione di possessione, che è intimamente legata alla fenomenologia di trance (in questo caso “trance di possessione”), assume significati diversi a seconda del contesto d’uso. Nelle società occidentali, di cultura giudaico-cristiana, quando si incontra questo termine si pensa immediatamente alla possessione demoniaca a cui si connette l’esorcismo. Al di fuori della tradizione giudaico-cristiana, al contrario, si intende per possessione una pratica rituale che trova suo compimento in cerimonie, nel corso delle quali gli adepti -in trance- incarnano volontariamente esseri sovrannaturali, invitati a manifestarsi (Levy; 1992).
La manifestazione essenziale del Disturbo da Trance Dissociativa ,così come viene proposto nel DSM-IV (Appendice B “criteri ed assi di ulteriori studi”) è uno stato involontario di trance che non è previsto dalla cultura della persona come parte normale di una pratica culturale o religiosa, e causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione funzionale. Attualmente non si correla il disturbo da trance dissociativa con la patologia conseguente alla dipendenza da Internet o dai videogame, tuttavia la sua configurazione induce a considerare nosologici i disturbi della coscienza indotti dalle nuove applicazioni della telematica. La trance dissociativa da videoterminale è infatti uno stato involontario di trance imputabile alla dipendenza patologica dal computer e dalle realtà virtuali. E’ caratterizzata da:
alterazione temporanea e marcata dello stato di coscienza;
depersonalizzazione;
perdita del senso abituale dell’identità personale, rimpiazzata o no da un’identità alternativa che influenza e dissolve quella abituale
Dal punto di vista psicodinamico devono essere considerati tre livelli evolutivi alla base della trance dissociativa da videoterminale: 1)la dipendenza, 2)la regressione, 3)la dissociazione (vedi schema l).
1)—Gli aspetti psicodinamici della dipendenza implicano:
un ipercoinvolgimento di tipo ritualistico con il computer e le sue applicazioni;
una relazione di tipo ossessivo-compulsivo[1] con le esperienze e le realtà virtuali;
una tendenza a” sognare a occhi aperti ” come modalità prevalente sull’azione nei rapporti reali;
una vergogna conscia o inconscia come tratto peculiare di debolezza dell’Io;
tendenze fobiche nei confronti della vita sociale.
2)—Gli aspetti psicodinamici della regressione implicano:
una tendenza a costruire relazioni immaginarie compensatorie dell’impoverimento delle relazioni oggettuali;
il ritiro autistico;
la fantasia autistica come modalità difensiva predominante dell’Io.
3)—Gli aspetti psicodinamici della dissociazione implicano:
la labilità dei confini dell’Io;
la dispersione del sè;
la diffusione dell’identità con la conseguenza della depersonalizzazione, cioè del distacco e dell’ estraniamento da se stessi fino alla perdita del contatto vitale con la realtà.
Schema 1.Tre livelli evolutivi della trance dissociativa da videoterminale
Dipendenza
Regressione
Dissociazione
Ipercoinvolgimento di tipo ritualistico con il computer e le sue applicazioni;
Tendenza a costruire relazioni immaginarie compensatorie dell’impoverimento delle relazioni oggettuali;
Labilità dei confini dell’Io;
Relazione di tipo ossessivo-compulsivo con le esperienze .e le realtà virtuali;[2]
Ritiro autistico;
Dispersione del se;
Tendenza a” sognare a occhi aperti ” come modalità prevalente sull’ azione nei rapporti reali;
Fantasia autistica come modalità difensiva predominante dell’Io.
Diffusione dell’identità con la conseguenza della depersonalizzazione, cioè del distacco e dell’estraniamento da se stessi fino alla perdita del contatto vitale con la realtà.
Vergogna conscia o inconscia come tratto peculiare di debolezza dell’Io;Tendenze fobiche nei confronti della vita sociale.
[1]compulsione o coazione (ingl. compulsion; ted. Zwang; fr.compulsion), la coazione indica una tendenza coercitiva e irrazionale che spinge l’individuo a mettere in atto determinati comportamenti di cui egli stesso riconosce l’inutilità e l’inadeguatezza, ma la cui mancata esecuzione provoca in lui una sensazione di angoscia. I sintomi compulsivi, o coatti, sebbene possano manifestarsi all’interno di varie patologie psichiche, sono caratteristici della nevrosi ossessiva, dove si distinguono le coazioni che si riferiscono a idee che il soggetto non può fare a meno di pensare, e le coazioni che riguardano atti, comportamenti, condotte che l’individuo si sente costretto a compiere.
[2]Rispetto a una diagnosi di tipo multiassiale sull ‘Asse I e l’Asse II del DSM-IV, la Trance Dissociativa da Videoterminale dovrebbe essere valutata in relazione alla presenza di un Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (vedi nota 1).
La Canadian Medical Association sostiene che la Internet Addiction Disorder «è reale quanto l’alcolismo: provoca -come le altre patologie da dipendenza- problemi sociali, desiderio incontrollabile, sintomi astinenziali, isolamento sociale, problemi coniugali e prestazionali, difficoltà economiche e lavorative» (Cantelmi, D’Andrea, 2000).
I soggetti maggiormente predisposti al suo sviluppo sono persone di età compresa fra i 15 e i 40 anni, con difficoltà comunicative derivanti da problemi psicologici e psichiatrici, familiari e relazionali: dunque, da una qualche forma di emarginazione. Altri fattori di rischio sono l’isolamento geografico, l’elevato grado d’ informatizzazione negli ambienti lavorativi, i lavori notturni e isolati. In particolare, sarebbero maggiormente esposti gli individui con difficoltà a comunicare in maniera consueta: soggetti con personalità di tipo ossessivo-compulsivo[1] e/o tendenti al ritiro sociale e/o con marcati aspetti d’inibizione nei rapporti interpersonali. La IAD si configurerebbe in loro come un comportamento di evitamento, di fuga: si rintanerebbero nella rete per non affrontare le problematiche esistenziali.
[1]compulsione o coazione (ingl. compulsion; ted. Zwang; fr.compulsion), la coazione indica una tendenza coercitiva e irrazionale che spinge l’individuo a mettere in atto determinati comportamenti di cui egli stesso riconosce l’inutilità e l’inadeguatezza, ma la cui mancata esecuzione provoca in lui una sensazione di angoscia. I sintomi compulsivi, o coatti, sebbene possano manifestarsi all’interno di varie patologie psichiche, sono caratteristici della nevrosi ossessiva, dove si distinguono le coazioni che si riferiscono a idee che il soggetto non può fare a meno di pensare, e le coazioni che riguardano atti, comportamenti, condotte che l’individuo si sente costretto a compiere.
E’ la statunitense Kimberly Young, dell’università di Pittsburgh, Bradford, una delle prime a sostenere l’esistenza degli Internet Addiction Disorder, parlando di essi in un quotidiano il 6 dicembre 1996. La Young sostiene che, alla base della dipendenza da Internet, è sempre presente qualche forma (concreta o no) di fuga. Molte persone che sviluppano la IAD sono depresse e sole, inibite da bassa autostima, ansia,insicurezza; hanno sovente una vita sentimentale problematica,’ oppure un lavoro o relazioni sociali insoddisfacenti. Con Internet riescono (almeno in apparenza) a eludere le proprie difficoltà: trovano rifugio e conforto in un mondo in cui si conversa a qualsiasi ora del giorno e della notte, un mondo in cui si diventa subito amici e, per incontrarsi, non è necessario vestirsi bene nè salire in auto per recarsi da qualche parte. Nel porto sicuro del cyberspazio si condividono i pensieri più profondi, si affermano le opinioni più decise, si raggiunge una miriade d’interlocutori in modo assai più veloce e disinvolto; soprattutto, è possibile tenere celata la propria identità: si può essere chiunque si scelga di essere, ci si può comportare come meglio aggrada. La fuga, tuttavia, è solo temporanea: una volta spento il computer, i problemi di ogni giorno si riaffacciano e si aggravano. Ciò spinge le persone dipendenti a rituffarsi nel mondo di Internet: vi tornano sempre più frequentemente e per periodi sempre più lunghi, per placare le sensazioni dolorose risvegliatesi.
Kimberly Yung introduce il modello “ACE” acronimo di Accessibiliy, Control and Exicitement, per spiegare i comportamenti ossessivo-compulsivi[1] relativi alla categoria “net-compulsion”, identificando i principali fattori facilitanti e/o predisponenti l’insorgere di questi disturbi: Accessibilità, controllo, eccitazione.
Accessibilità. Prima dell’avvento di Internet, attività come il gioco d’azzardo o lo shopping venivano svolte in luoghi specifici più o meno accessibili dall’individuo. L ‘introduzione e la diffusione della Rete ha consentito di ridurre enormemente i tempi di accesso ai singoli servizi (ora alla portata di un click), così da rendere possibile la gratificazione immediata di ogni più piccolo bisogno.
Controllo. Il controllo personale che l’individuo può esercitare in attività on-line è molto alto, spesso maggiore di quello che è possibile esercitare nella vita reale. Ad esempio molti siti finanziari consentono la transazione dei titoli presenti in borsa e il controllo, in tempo reale, degli andamenti delle singole quotazioni. Non è da sottovalutare nemmeno il controllo che è possibile esercitare sulle reazione delle persone presenti in una chat.
Eccitazione. Navigare in Rete può senza dubbio costituire un esperienza emozionante per l’ enorme quantità di stimoli a cui è possibile sottoporsi. La comunicazione multimediale si caratterizza sostanzialmente per la presenza di colori vivaci,immagini sorprendenti e suoni emozionanti (Cantelmi e coll.,1998). Quello che è possibile fare in Rete, grazie anche alla possibilità di mantenere l’ anonimato, non sempre risulta possibile nella vita reale. Si pensi ad esempio al fenomeno del cybertravestitismo.
[1] Rispetto a una diagnosi di tipo multiassiale sull ‘ Asse I e l’ Asse II del DSM-IV, la Trance Dissociativa da Videoterminale dovrebbe essere valutata in relazione alla presenza di un Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità
compulsione o coazione(ingl. compulsion; ted. Zwang; fr.compulsion), la coazione indica una tendenza coercitiva e irrazionale che spinge l’individuo a mettere in atto determinati comportamenti di cui egli stesso riconosce l’inutilità e l’inadeguatezza, ma la cui mancata esecuzione provoca in lui una sensazione di angoscia. I sintomi compulsivi, o coatti, sebbene possano manifestarsi all’interno di varie patologie psichiche, sono caratteristici della nevrosi ossessiva, dove si distinguono le coazioni che si riferiscono a idee che il soggetto non può fare a meno di pensare, e le coazioni che riguardano atti, comportamenti, condotte che 1′individuo si sente costretto a compiere..
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