Categoria: psicologia

I benefici della vela, “VELATERAPIA”

Neologismo presente nella Treccani (2008):Velaterapia s. f. Terapia che si propone di inserire il paziente in un piccolo gruppo di velisti, con un obiettivo operativo, per ricondurlo all’equilibrio psicofisico.Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è velaterapia-Zinzi-Ettore-psicologo-taranto.jpg

Prima di approfondire l’articolo è importante tenere in considerazione che la Velaterapia in barca a vela, come dal nome si potrebbe dedurre, non è una forma di “terapia vera è propria” quindi sostitutiva alla psicoterapia. La vela può essere utilizzata come complemento ad altre forme di terapia tradizionale.

La scienza spiega bene che andare in barca a vela e praticare qualsiasi altra attività in cui ci si immerge nella natura, ha un grosso potere riequilibrante sia sulla mente che sul corpo; ancora più intense sono le esperienze immersive in cui bisogna anche seguire ritmi e tempi della natura. La vela è un buon “setting” per un “lavoro interiore” che uno psicoterapeuta può rendere ancor più terapeutico (Velaterapia). I vari ed ufficiali programmi riabilitativi e terapeutici che si svolgono a bordo sulle barche di tutto il mondo dimostrano l’efficacia terapeutica di questa attività.

L’uomo ormai si trova costretto a vivere in un ambiente innaturale, artificiale e disturbato da rumori, luci, ritmi, comportamenti che poco hanno a che fare con l’ecosistema e il bioritmo naturale.

Ritornando a vivere in modo più naturale e organizzato seguendone i suoi tempi, ci sono tanti i benefici. 

I BENEFICI DELLA VELA, “VELATERAPIA”

  • Vivere nel “qui ed ora!”
  • Sviluppare le capacità di adattamento.
  • Attenzione selettiva focale e problem solving
  • Sviluppare la Conoscenza e Comprensione dell’ambiente
  • Identificazione del Se
  • Sviluppo del Se corporeo
  • Locus of control
  • Abitudini sane e cura del se
  • Autostima
  • Intelligenza emotiva
  • Relazioni interpersonali
  • Qualità del sonno ed equilibrio ormonale

 

Approfondendo nello specifico:

  • VIVERE NEL “QUI ED ORA!”

La navigazione a vela richiede concentrazione e attenzione, il che può aiutare a liberare la mente dalle preoccupazioni quotidiane e a concentrarsi sul presente (qui ed ora).

  • SVILUPPARE LE CAPACITA’ DI ADATTAMENTO.

Sia a livello corporeo che psichico si è più stimolati ed impegnati nell’affrontare velocemente nuove situazioni trovando il “nostro equilibrio”.  Una bella metafora circa l’adattamento del corpo la troviamo nel lavoro fatto dal nostro sistema vestibolare che ci aiuta a mantenere l’equilibrio e a non cadere; monitorando la posizione spaziale del corpo e i movimenti della barca, il sistema vestibolare si adatta immediatamente al dondolio delle onde facendoci stare in piedi. Stessa cosa accade a livello psichico bisogna riadattarsi alle situazioni, bisogna trovare un ruolo, un nostro spazio, anche il semplice non essere di intralcio ai marinai nelle varie manovre è un lavoro di “coping”. Anche a livello relazionale e intrapsichico bisogna adattarsi e integrarsi nell’equipaggio, e quindi bisogna imparare a seguire il leder quindi il capitano e ancor più in alto la natura. La gestione dei conflitti e la frustrazione del dover convivere in luoghi piccoli è un bel lavoro offerto alla nostra psiche.

  • ATTENZIONE SELETTIVA, FOCALE E PROBLEM SOLVING.

Tra i mille stimoli presenti su una barca bisogna selezionare quelli utili e quindi sviluppare le capacità di “attenzione selettiva”. E’ sempre il sistema vestibolare la nostra metafora, nella coclea i canali semicircolari devono adattarsi durante il dondolio del mare a selezionare l’informazione utile per il mantenimento dell’equilibrio. A bordo ci sono molti stimoli per la nostra attenzione, bisogna spiegare le vele, timonare, fare le manovre, gestire la cambusa, l’equipaggio e tanto altro… ogni singolo compito stimola l’uso “dell’attenzione focale” richiedendoci la concentrazione sul compito. Una buona attenzione focale e selettiva aumenta la nostra efficacia nel “problem solving”. A bordo ci possono essere tanti imprevisti e problemi da risolvere velocemente selezionando nel minor tempo possibile le migliori decisioni da prendere e quindi agire.

  • SVILUPPARE LA CONOSCENZA E COMPRENSIONE DELL’AMBIENTE

La navigazione a vela richiede una conoscenza approfondita dei venti, delle correnti e delle condizioni meteorologiche, il che può aiutare a sviluppare la conoscenza e la comprensione della natura e dell’ambiente circostante.

  • IDENTIFICAZIONE DEL SE

In barca bisogna darsi da fare e quindi esporsi, essendo in un gruppo e in uno spazio ristretto ogni nostra azione ha degli effetti sull’ “ambiente”. Si è stimolati e a volte costretti in modo diretto a considerare i nostri pregi e difetti, e dover riflettere su ciò che si è sbagliato e fatto bene. Bisogna identificarsi e scegliere e definire il nostro spazio e ruolo.    

  • SVILUPPO DEL SE CORPOREO

Nello spazio limitato bisogna meglio calibrare i nostri movimenti, bisogna usare la nostra corporeità senza potercene tirare indietro. Si pensi al semplice uso del winch, quindi l’uso della sua manovella che serve a tendere le cime moltiplicandone la forza, ci aiuta a padroneggiare nell’uso del nostro corpo, della nostra forza e prestazione.

  • LOCUS OF CONTROL

A bordo veleggiando ci si trova responsabili delle nostre azioni e ciò che esse comportano, bisogna comprendere quali sono le nostre e le altrui responsabilità e quindi ciò che è nel nostro controllo o meno, questa consapevolezza vale sia a livello psichico, che prettamente fisico…

  • ABITUDINI SANE E CURA DEL SE

La vita in barca impone ritmi e ruoli che si ripetono. La semplice cura della barca come le pulizie, il tenere in ordine le cime, la cambusa, le vele, il sottocoperta ecc. è routine: la costanza che certi lavori richiedono diviene una abitudine, e sono proprio le abitudini a dare un senso di sicurezza e stabilità contrapponendosi alle incertezze e difficoltà di tutti i giorni. Per l’armatore la barca diviene una estensione del proprio se, qualcosa di intimo che lo definisce, pertanto il prendersi cura della barca diviene un modo per prendersi cura di se.

  • AUTOSTIMA

Riuscire nelle manovre come nel tendere una vela, come anche il gestire le relazioni, le frustrazioni o il padroneggiare situazioni di pericolo ci aiuta nello sviluppo della consapevolezza della nostra efficacia ed efficienza e quindi ci favorisce a meglio sviluppare e padroneggiare la nostra auto stima.

  • INTELLIGENZA EMOTIVA

  In barca bisogna capire, saper controllare e gestire le proprie ed altrui emozioni. Anche il semplice infinito dell’orizzonte può fare un certo effetto emotivo. Durante la navigazione entrano in gioco molte emozioni si spazia da quelle intime e personali a quelle interpersonali. Bisogna capirsi e capire gli altri, fare squadra e raggiungere gli obiettivi. La corretta gestione delle emozioni è fondamentale, la si utilizza per riuscire a orientare il proprio comportamento, la paura ad esempio, se ben gestita è molto utile per tenerci in allerta e non permetterci di compiere errori.         

  • RELAZIONI INTERPERSONALI

Come già evidenziato la convivenza in barca richiede competenze relazionali, per funzionare è obbligatorio che l’equipaggio comprenda e rispetti ruoli, regole, diritti e doveri. Le inclinazioni e attitudini relazionali individuali a bordo emergono velocemente visto che non ci si può sottrarre dall’essere partecipi e pronti all’azione per fronteggiare le incombenze della navigazione.

  • RITMO CIRCADIANO E OROLOGIO BIOLOGICO

Una delle più utili conseguenze della navigazione in barca riguarda la necessità di regolare i nostri ritmi e quindi l’orologio biologico interno con quello della natura. Seguire l’alternanza del giorno con la notte è fondamentale per la nostra salute, ed in barca la natura ci impone questi ritmi, a differenza di quanto ormai accade nella vita quotidiana moderna.

  • QUALITA’ DEL SONNO E RIEQUILIBRIO DELLE FUNZIONI ORMONALI

 Il nostro corpo dovendo sottostare alle leggi della natura ed ascoltandone i suoi cicli regola automaticamente il ciclo del sonno e anche le funzioni ormonali.

Concludo ribadendo che, qualunque sia la ragione per la quale ci si trova su una barca a veleggiare, i benefici sono innumerevoli; ancor più se ne avranno facendolo con consapevolezza e sotto la guida di uno psicoterapeuta che dia un a spinta maggiore alla crescita personale. Una guida che aiuti a trasformare i vissuti che se ne ricavano in nuovi e importanti apprendimenti sia emotivi che cognitivi, utili strumenti per il benessere psicofisico.

 

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“ESPRIMERE e RISCRIVERMI” Il valore terapeutico dello scrivere.

“ESPRIMERE e RISCRIVERMI” un progetto targato www.psicologo-taranto.com  in collaborazione con lo scrittore MICHELE LEONE

Dal 2017 il progetto “ESPRIMERE e RISCRIVERMI” continua…
In questo Aprile 2022, Michele Leone ha pubblicato il suo quarto romanzo:
“Coppia per caso. Ezy e Valentina”.L’autore stesso riporta nel suo ultimo libro: “Quante volte in attesa di un bus, ci è capitato di soffermarci sul nostro tran-tran quotidiano, riflettendo su come la nostra vita sarebbe stata diversa, se solo avessimo avuto un po’ più di coraggio. Invece ci siamo ritrovai a scegliere la strada più facile, in cambio di una vita semplice e lineare che, alla lunga, si è rivelata frustrante. A volte, però, è la vita stessa che modifica le nostre abitudini, procurandoci delle emozioni che ci fanno dubitare delle nostre certezze. È il caso di Ezy il protagonista di questo racconto che, suo malgrado, si trova coinvolto in una avventura più grande di lui e densa di pericoli che non avrebbe mai pensato di dover affrontare. L’autore ci accompagna in un viaggio fantasioso, dimostrando che, nella vita, è sempre possibile che cambi tutto, anche quando si è persa ogni speranza!”.

Pubblicazioni dell’autore disponibili negli store sia in formato ebook che copia cartacea:

Coppia per caso. Ezy e Valentina
(2022) #609185
Il Velino
(2018) #432376
Una Ciliegia non mi basta! Il mistero di E.
(2018)#353763
Computer o Bistecche
(2017)  #217820

 

Nell’Antico Egitto i rituali di guarigione dovevano essere scritti su papiro e poi inghiottiti, perché le parole rituali avevano un effetto benefico.

La scrittura è una modalità per sublimare le proprie nevrosi, raccontare e raccontarsi. È un atto curativo e riparativo (Sigmund Freud).

La desomatizzazione dello stress viene favorita attraverso l’utilizzo del diario clinico
(Demetrio, 2008).

Approfittando di questa uscita volevo ribadire ciò che è già noto e condividere quello che ho potuto anche osservare in modo diretto sul potere che la scrittura ha avuto sullo scrittore Michele Leone.
È stato personalmente “accompagnato” e aiutato nella realizzazione del suo desiderio creativo/espressivo di scrivere e pubblicare i suoi romanzi. Dal 2017 ha già all’attivo 4 romanzi, pubblicati e venduti in tutto il mondo in tutti i formati, cartaceo ed ebook.

È noto che scrivere può dare tantissimi benefici. La letteratura scientifica evidenzia il valore terapeutico dei racconti autobiografici, della creatività, dell’uso del diario, dello scrivere poesie, del disegnare… ”.

Attraverso la scrittura noi creiamo significati e diamo forma e struttura agli accadimenti ed alle emozioni della nostra vita, che vengono concettualizzati mediante un atto cognitivo;
Quando si scrive si mettendo in contatto in questo modo i due emisferi cerebrali 
(destro/sinistro; emozioni/cognizioni).

Quando scriviamo ci fermiamo e ci concentriamo su noi stessi, sui nostri pensieri, cogliendone nuovi significati, rilassandoci e facendo ordine nella mente, ci prendiamo cura di noi stessi.

In termini cibernetici lo scrivere comporta diversi livelli di elaborazione dell’informazione: I pensieri vengono tradotti in lettere che poi diventeranno parole, e successivamente frasi, paragrafi…  e in un successivo “macro livello” di elaborazione, verranno riletti e quindi ritradotti in pensieri e così via.

Grazie a tutti questi processi di elaborazione e rielaborazione ciò che pensiamo diviene più chiaro e quindi viene tradotto in apprendimento.

Gli effetti benefici sono innumerevoli.

Scrivere calma la mente. Non importa cosa si scrive, un diario, un appunto, un blog, un libro, una poesia, una canzone, ogni traccia di “nero su bianco” ha il potere di calmare la mente dando un nuovo ordine ai pensieri creando nuovi o comunque più profondi significati. La prova diretta di questo beneficio la si può sperimentare scrivendo quello che si sta’ provando quando si è arrabbiati, immediatamente sperimenteremo l’effetto calmante.

Scrivere aiuta a stare con noi stessi. A seconda di cosa e come si scrive è richiesto del tempo, per scrivere dobbiamo fermarci e ascoltare i nostri pensieri pertanto passeremo del tempo dedicandoci a noi stessi.

Scrivere aiuta a gestire il pensiero ossessivo. Conosciamo bene l’inutilità e invasività dei pensieri che si sviluppano quando abbiamo un problema. Condizionati dal lato emotivo (preoccupazioni e pessimismo) ci affanniamo alla ricerca di una soluzione focalizzando soluzioni spesso ripetitive e inadeguate. In questi casi scrivere mette ordine, offre maggiore consapevolezza, riorganizza e aiuta a trovare nuovi significati riattivando il processo creativo di solving.

Qualsiasi cosa scriviamo e in qualsiasi modo lo facciamo, che sia un diario, una lettera, un romanzo, delle poiesie ecc. ha comunque un certo valore e comunque ci da la possibilita’ di esprimere, valorizzare e comprendere meglio noi stessi.

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DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’ (F60.31 [301.83])

Prima di procedere alla lettura di questo articolo ritengo opportuno invitare il lettore a considerare che le categorie diagnostiche manualizzate hanno la sola funzione di favorire i professionisti ad utilizzare un linguaggio comune e capirsi; altresì è ovvio che ogni individuo è unico e non è possibile manualizzare la sua unicità!

Il Disturbo Borderline di Personalità è un quadro caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti e da marcata impulsività che è presente in vari contesti (lavorativo, famigliare, relazionale, sessuale ecc.). Hanno paura dell’abbandono e compiono innumerevoli sforzi per evitare reali o immaginari abbandoni.“Gli individui con questo disturbo hanno un pattern di relazioni instabili e intense. Possono idealizzare caregiver o amanti potenziali al primo o secondo incontro, chiedere di trascorrere molto tempo insieme e condividere i dettagli più intimi all’inizio di una relazione” (DSM-5 pag.769). Tuttavia riescono in modo rapido a passare dalla idealizzazione alla svalutazione degli altri.

Tale disturbo rientra nel gruppo del Cluster B cioè in quella categoria di individui che si caratterizzano per le condotte di comportamento drammatiche, emotive o eccentriche. Il manuale diagnostico dei disturbi mentali [DSM-5] riporta i Criteri clinici per la diagnosi, che devono essere ≥ a 5 dei seguenti:

  1. Sforzi disperati per evitare un abbandono, sia reale o immaginato;
  2. Instabilità nelle relazioni interpersonali, caratterizzata dall’alternanza di estremi sentimenti di idealizzazione ed estrema svalutazione dell’altro;
  3. Alterazione della identità, con instabilità della immagine/percezione di sé;
  4. Impulsività a rischio e dannosa in almeno 2 aree di vita (famigliare, sessuale, guida spericolata, abbuffate, abuso.); 
  5.  Gesti autolesionistici, automutilanti, pensieri e minacce suicidarie;
  6. Instabilità emotivo affettiva . Con variazioni repentine e marcata reattività dell’umore (rabbia, ansia, disforia);
  7. Sentimenti cronici di vuoto esistenziale e personale;
  8. Difficoltà a controllare la rabbia con possibilità di arrivare a scontro fisico;
  9. Ideazione paranoide in concomitanza a grande stress;

Eziologia. Cause e fattori di rischio

La letteratura scientifica con i suoi studi non è ancora riuscita a definire con precisione le origini di questo disturbo. Sicuramente nella sua genesi concorrono fattori genetici, famigliari, strutturali, ambientali, culturali e sociali.

La forte paura di abbandono è comune tra i pazienti con disturbo borderline di personalità ed evidenzia la presenza di eventi stressanti in età adolescenziale, con possibile vissuto di abuso fisico e sessuale (reale e/o vissuto), di abbandono, di separazione dei genitori, e/o la perdita di un genitore (anche simbolica come assenza e distacco o funzioni genitoriali carenti).

L’AUTOLESIONISMO è un elemento caratteristico di queste personalità infatti tra i criteri indicati dal DSM-5 è possibile individuare almeno 3 indici su 9 come appartenenti a questa categoria (Criteri 4, 5, 8). La condotta autolesionistica a rischio può essere sviluppata in vari contesti: scommesse, rapporti sessuali non protetti con sconosciuti (malattie infettive trasmissibili, stupri, abusi…), condotte alimentari problematiche, guida spericolata, violenza, comportamenti poco dignitosi e ricerca di umiliazione, atti distruttivi per cose o persone. L’istinto di morte con suicidio anche solo come minaccia è molto presente, così come le corse in macchina e le autoumiliazioni pubbliche e bugie.

L’IMPULSIVITA’ è comune, questi soggetti si abbandonano agli impulsi e ai piaceri e vizi che, nell’immediato sembrano gratificanti, senza pianificarne in alcun modo le conseguenze.

La DISSOCIAZIONE dalla realtà caratterizza e confonde la visione del mondo che il disturbo crea al soggetto, con tanta fantasia può passare rapidamente da carnefice a vittima, da amico a nemico… per il solo timore di essere allontanato (anche se per propria causa). Le distanze interpersonali si confondono, e uno sconosciuto diviene il salvatore, un amore di vecchia data a cui abbandonarsi tra condotte sessuali spesso a rischio e totale assenza di valutazione delle conseguenze che ciò provoca anche sugli altri. L’immagine e percezione che si ha di sé è spesso distorta e cangiante. L’ideazione in presenza di stress arriva a distorcersi divenendo di tipo paranoide.

  • Masson, Milano 2001. American Psychiatric Association (2013), Manua- le diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, Quinta edizione (DSM-5), trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2014.

Qu i di seguito un elenco di Film che possono meglio aiutare a comprendere questo diturbo:

  • https://i2.wp.com/pad.mymovies.it/filmclub/2006/08/008/locandina.jpg?resize=109%2C138Ragazze interrotte.
    Anno: 1999, USA
    Titolo Originale: GIRL, INTERRUPTED
    Regia: James Mangold
    Interpreti: Brittany Murphy, Clea DuVall, Jared Leto, Angelina Jolie, Winona Ryder
    Durata: h 2.05
    Genere: drammatico
    Al cinema nel Gennaio 1999

 

  • L’inventore di favole.
    Anno: 2003, USA, Canada
    Titolo originale: Shattered Glass
    Regia: Billy Ray.
    Cast: Hayden Christensen, Peter Sarsgaard, Chloë Sevigny, Rosario Dawson, Melanie Lynskey, Hank Azaria, Steve Zahn, Mark Blum, Simone-Elise Girard, Chad Donella, Jamie Elman, Luke Kirby, Cas Anvar, Linda Smith, Ted Kotcheff
    Genere: Biografico, Durata: 99 min.

 

  •  Mr. Jones.
    Anno: 1993, USA.
    Regia: Mike Figgis.
    Cast: Richard Gere, Lena Olin, Anne Bancroft, Tom Irwin, Delroy Lindo,Bruce Altman, Lauren Tom, Lisa Malkiewicz, Thomas Kopache, Peter Jurasik, León Singer, Anna Maria Horsford, Edward Padilla, Baha Jackson, Epatha Harris.
    Genere: Commedia,drammatico.Durata: 114′ min

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La legge che ha salvato la dignità del paziente psichiatrico.

Legge del 13 maggio 1978, n.180 detta “Legge Basaglia”

Legge Basaglia ovvero la legge n.180/78 in tema di “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, presentata in Parlamento da Bruno Orsini, psichiatra e politico della Democrazia Cristiana ed approvata il 13 maggio 1978.
La legge viene da sempre collegata al nome dello psichiatra veneziano Franco Basaglia, principale esponente del movimento che ha lottato per l’umanizzazione del paziente psichiatrico che sino ad allora veniva definito “Alienato”, riuscendo a ottenere la chiusura dei manicomi.

La normativa precedente quindi la legge 36/1904 dell’epoca Giolittiana, come lo si può dedurre dal titolo: “Disposizioni sui Manicomi e sugli Alienati. Custodia e cura degli alienati” era evidentemente obsoleta e mancante di qualsiasi attenzione ai diritti civili del paziente tant’è che delegava al direttore del manicomio il massimo potere decisionale sui degenti.

In realtà, la legge 180/78 in sé durò solo pochi mesi, poiché i suoi articoli furono inclusi nella riforma sanitaria della legge n.833 (art. 33-35) dello stesso anno; la L. 180/78 ha modificato la visione di “malattia mentale” in quella di “salute mentale” e al paziente viene restituita la sua dignità di uomo.

Punti salienti della Legge 180/78

Nel giro di pochi mesi la Legge Basaglia venne inserita all’interno della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (legge 833 del dicembre 1978); i suoi punti chiave:

  • Dal contenimento per rischio di pericolosità si è passati alla cura, il trattamento sanitario in psichiatria viene basato sul diritto della persona alla cura e alla salute.
  • Rispetto dei diritti umani (ad esempio, diritto al lavoro, alla casa, alle relazioni affettive…)
  • Disposizione di chiusura degli ospedali psichiatrici (OP-manicomi) su tutto il territorio nazionale
  • Spostamento extra ospedaliero, della centralità funzionale del servizio: l’articolo 6 del testo normativo riporta infatti che “gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione relativi alle malattie mentali sono attuati di norma dai servizi e presìdi psichiatrici extra ospedalieri “. Quindi vi è l’Istituzione di centri di salute mentale (CSM) e i servizi territoriali divengono le strutture preposte al trattamento e alla cura delle malattie mentali. Servizi psichiatrici territoriali come fulcro dell’assistenza psichiatrica.
  • Istituzione dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (Spdc) all’interno degli ospedali generali per il trattamento dei disturbi acuti
  • Favorire il Trattamento sanitario volontario in cui prevale la prevenzione, la cura e la riabilitazione
  • In caso di resistenza alle cure e mancanza di condizioni per il trattamento extra-ospedaliero si ricorre al Trattamento sanitario obbligatorio (TSO)
  • Viene ripensata la collaborazione tra Spdc , strutture di ricovero e servizi territoriali, per garantire il principio di continuità terapeutica.

La maggiore critica che è possibile fare a questa legge quadro è che non ha approfondito e definito linee guida per la creazione e gestione di servizi e presidi alternativi all’Ospedale Psichiatrico.

Nuove linee guida sulla salute mentale sono state approvate a livello nazionale nel marzo 2008, durante la Conferenza Stato-Regioni, con l’obiettivo di dare maggior impulso al sostegno domiciliare e ai dipartimenti di salute mentale.

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Bugie… un tentativo di manipolazione della realtà diffuso e distruttivo.

Mentire, in alcuni casi costituisce un processo naturale e con evidente valore di sopravvivenza ma per molti può essere un vizio, un comportamento disturbato e lesivo.
Sarà capitato a tutti di dire delle bugie, non a tutti è chiaro quanto questo comportamento, soprattutto se ripetuto, sia lesivo per sé stessi e ancor più grave per chi sta loro vicino in quanto manipolato ingiustamente.

Spesso i bugiardi, i menzogneri, i mitomani, coloro che vengono definiti come affetti da “pseudologia fantastica” o “sindrome di pinocchio” vivono in un mondo di fantasia e non hanno una adeguata consapevolezza del loro disagio; essi credono che sia giusto mentire al fine di proteggere il proprio ego o per guadagnare dei benefici. Spesso i bugiardi sostengono di non inventare ma di omettere, anche quando è palese il loro impegno per manipolare la realtà.

La bugia non è quasi mai fine a sé stessa, essa si configura come strategia per ottenere benefici rispetto alla “verità”. Tra l’altro i “mentitori professionisti” non hanno alcun pentimento, non hanno alcun rimorso ne senso di colpa, non sono nemmeno a disagio quando colti a mentire, non capiscono nemmeno la perdita di dignità e fiducia che si auto infliggono. Una volta che viene scoperto il loro castello di bugie molti bugiardi reagiscono mostrando aggressività e rabbia nei confronti di coloro che mettono in discussione quanto sostenuto, non perché scoperti ma perché non creduti; oppure si impegnano per credere e far credere di essere delle vittime e di avere delle giustificazioni.

Dire bugie è come una tossicodipendenza, il mentire senza considerare le conseguenze fa perdere dignità e autodistrugge rendendo sempre più difficile e dolorosa la consapevolezza della realtà. Mentire crea dipendenza dalla quale è difficile uscire. Il bugiardo si “lustra” di sé inventandosi come eroe o altrimenti come vittima di ciò che gli accade, riuscendo anche a sentire l’emozione, seppur incoerente con la realtà, come vera e reale. 

Ian Leslie in “bugiardi nati” (Bollati Boringhieri, 2016) sostiene che i bugiardi compulsivi, essendo socialmente insicuri, sviluppano dipendenza dalle assurdità che raccontano per auto-glorificarsi, non capendo che le loro bugie li danneggiano sempre più.

Il comportamento del bugiardo è caratterizzato da inosservanza e violazione dei diritti delle altre persone. La menzogna spesso è una vera e propria strategia per riuscire a raggiungere degli appagamenti impulsivi spesso “perversi” e che solitamente non rientrano nelle specifiche competenze del soggetto ma vengono “vampirizzati” da chi gli sta’ accanto (fama e attenzioni, doti artistiche e lavorative, sesso, droga, denaro ecc.). Questi gesti e situazioni vengono decorati dalla tanta fantasia come “nobili” pur essendo palesemente di poca importanza e significato; purtroppo sono solo la ricerca disperata di colmare un vuoto interiore da cui ne risulta tanto auto ed etero lesionismo.

Chi sta accanto a questi individui, naturalmente, riceve gravi danni sia a livello morale e a volte anche fisico: nonostante l’evidenza di tutti i comportamenti manipolatori e finti messi in atto, il bugiardo quando posto di fronte alla realtà “impazzisce” e lotta in modo anche molto aggressivo divenendo all’occorrenza anche vittima. Ci sono persone in grado di ideare e inscenare commedie tanto reali da riuscire a convincere il più attento osservatore, vedasi i tanti casi di cronaca in cui un coniuge viene additato ingiustamente dall’altro di pedofilia,violenza… perdendo anche i figli. Tanto più è profondo il disagio e tanto più il bugiardo crederà o meglio sarà costretto a credere alle sue bugie non mostrando alcun rimorso. Stare vicino ad un bugiardo è pericoloso in quanto un bugiardo “negativizza” tutto ciò che vive contagiando chi lo circonda e creando a cascata conseguenti emozioni e comportamenti negativi di risposta.

A causa delle continue e ripetute azioni contraddittorie e immaginarie, le emozioni negative divengono talmente intense da annebbiare il pensiero e il giudizio; queste persone possono arrivare a interpretare tutto attraverso una lente emozionale tale da distorcere la realtà in modo marcato e duraturo. Spesso il menzognero trasforma le storie che ha totalmente inventato in sue “reali esperienze”. Il cervello elabora le bugie come reali ricordi e se necessario, come già detto, il menzognero da carnefice si descrive come vittima: questa elaborazione difende il bugiardo dalla dolorosa presa di coscienza delle sue “cattiverie”. Solitamente il carnefice distrugge così tanto la vittima da farle perdere il controllo e da questo, il bugiardo, omettendo le cause che hanno portato alla perdita di controllo del partner abusato, si riesce a descrivere come vittima.

Ovviamente vivere con un bugiardo crea difficoltà all’interno di una relazione. I partner, i famigliari, gli amici, i colleghi, quando scoprono le bugie sono sbalorditi e confusi da tanta falsità, soprattutto non riescono a spiegarsene la motivazione. Inizialmente la vera vittima esposta alle bugie autoanalizzandosi crede di essere concausa di tali menzogne, ma poi con il ripetersi del copione manipolatorio prende consapevolezza e capisce che si tratta di un vero e proprio “stile di vita” del partner e spesso un vero e proprio disturbo.

Il menzognero cronico non essendo coerente con la realtà non ha alcuna “onestà emotiva”. I bugiardi sono in grado di provare emozioni intense in situazioni e relazioni che non hanno alcun valore e significato. Sono in grado di annebbiarsi le idee tanto da distorcere la realtà. In questo modo si inventano delle ragioni per le quali poi faranno del male e sporcheranno tutto ciò che ha realmente valore. In questo modo i bugiardi continuano a combattere contro chi amano difendendo ciò che li porterà a perseverare nella loro disperazione e vuoto.

Internet ed ancora di più i social sono un terreno molto fertile per dare la possibilità al mentitore di infittire la sua rete disfunzionale. Nel web si può descrivere come vuole, illudersi ed illudere, incastrarsi in nuovi mondi immaginari per trarne beneficio ed evitare di prendersi realmente cura di sé e quindi impegnarsi per risolvere le sue problematiche.

Mentire è una abitudine che come tanti disturbi probabilmente si sviluppa nell’infanzia e spesso viene appresa in famiglia dove i veri valori sono cosa futile. In un ambiente disfunzionale si apprende a mentire per imitazione di uno dei caregiver o addirittura come difesa da un ambiente non del tutto sano; molto spesso questa condotta se protratta e non consapevolizzata è sintomo di un disturbo più strutturato. Il bugiardo una volta scoperto, difende il suo mondo di bugie con tutte le forze e a qualunque costo, infatti questi individui sono in grado di adirarsi perché non creduti senza capire quanto questa richiesta sia paradossale.

Robert Langs, psichiatra e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico ed altri autori, hanno provato a categorizzare i bugiardi sulla base della motivazione a mentire o anche sulla base del grado di malignità, grado di patologia o esagerazione. Cyril Burt psicologo dello sviluppo e studioso di genetica, come riportato in “Child Psychology” da Ram Nath Sharma e Rachana Sharma (2006), propone la classificazione della menzogna in base al suo contesto e ne descrive alcune cause nei bambini:
Imitazione di uno dei famigliari già bugiardo, con assenza di disciplina e valori in famiglia, relazione tra genitore e figli disfunzionale caratterizzata da continue liti, umiliazione e mancanza di disciplina, a scuola spesso i più grandi fanno o subiscono i prepotenti senza alcun controllo da parte degli educatori.

Il DSM-5 Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali ancora non ha classificato tra i disturbi mentali il mentire in modo patologico, quindi è difficile parlare di una patologia specifica. Anton Delbrück nel 1891, fu tra i primi a trattare l’argomento “pseudologia fantastica” caratterizzata dal ricorso abituale alla bugia, individuandone alcuni tratti e commorbilità psicopatologiche.

Nonostante le tante definizioni, per la maggior parte di noi risulta difficile, oltre che non utile, delineare una reale differenza fra i vari “tipi di persona bugiarda”. Oltretutto chi vive a contatto con questo tipo di persone non ha interesse a categorizzarli; semplicemente vuole riuscire a vivere una vita più vera e pulita, evitando raggiri, vessazioni e umiliazioni.

Gli studi da fare per riuscire a capire il contorto mondo delle bugie sono ancora molti; la comunità scientifica è concorde nel distinguere tra: bugiardo patologico e bugiardo compulsivo.

Il Bugiardo Patologico è manipolatore, è in grado di mentire continuamente al fine unico di ottenere un tornaconto o dei benefici e non si cura in alcun modo delle conseguenze delle sue azioni, anzi, le confonderà tra altre bugie oppure darà la colpa ad atri. È in grado di guardare negli occhi il suo interlocutore e giurare sincerità e valori sani, pur spendo di mentire senza dignità. Questo disagio può creare gravi conseguenze a loro stessi e a chi sta loro vicino senza che loro provino alcun rimorso o senso di colpa e non si preoccupano di fare qualcosa per risolvere.

Il Bugiardo compulsivo,  dice la bugia principalmente per sé, per sentirsi più “adatto”, all’altezza, per mostrare una vita più affascinante, per “pulire” le cose sbagliate che fa… Mentire per il compulsivo è routine, è necessario, in quella rete fitta di bugie egli si incastra. Anche in questo caso probabilmente ci saranno gravi conseguenze sia per il regista delle bugie che per chi sta loro vicino. Il mentitore non prova alcun rimorso o senso di colpa e non fa niente per risolvere.

BUGIA E DISTURBI DI PERSONALITÀ’

La condotta del mentire e i motivi per i quali le persone mentono in modo patologico e compulsivo sono tanti e spesso collegati a disturbi di personalità:

Quando non si assiste ad un vero e proprio disturbo si possono evidenziare dei tratti distintivi di personalità quali:

  • Narcisismo
  • Egoismo
  • Personalità abusante
  • Comportamenti ossessivi, controllanti e compulsivi
  • Impulsività
  • Seduzione e disinibizione
  • Mancanza di empatia
  • Aggressività
  • Vittimismo
  • Comportamenti manipolativi
  • Comportamento asociale
  • Bassa autostima
  • Labilità emotiva
  • Rabbia
  • Impazienza
  • Pretesa, come se tutto sia dovuto
  • Stile passivo-aggressivo

I narcisisti sanno vendersi, sono affascinanti e sembrano virtuosi, ma nelle questioni di “cuore” e nelle relazioni strette esce la loro naturale tendenza a essere egoisti, infedeli, manipolatori e prepotenti. Nel narcisista, la bugia ha lo scopo di fare credere agli occhi di sé stessi e di chi li conosce una realtà̀ speciale, convincendo e convincendosi delle proprie fantasie; sono in grado arrivare a inventarsi di avere un lavoro prestigioso, degli amici fantastici o di essere corteggiati da persone superlative e utilizzano anche i social per mostrare questi “deliri”.

Le personalità borderline, è molto impulsiva si tuffa nelle situazioni senza alcuna valutazione della realtà, e senza considerarne le conseguenze, nulla ha il suo reale valore, anche le più ignobili situazioni vengono da loro stessi colorate di nobiltà; in tutto questo le menzogne sono necessarie come autodifesa, aiutano a non prendere consapevolezza delle continue e solite umilianti situazioni che essi stessi ricercano e creano a causa del loro vuoto interiore. Altra caratteristica del borderline è l’essere intollerante al rifiuto; motivo per il quale se mostrasse la sua vera impulsiva natura, e quindi la reale carenza di valori e rispetto per sé stesso e altri, molto probabilmente verrebbe rifiutato.

Consigli per il bugiardo:

  • Prendere consapevolezza dei propri limiti e se il mentire è un comportamento ormai strutturato e difficile da evitare rivolgersi ad un professionista Psicoterapeuta competente. Pericolo principale per lo psicoterapeuta se inesperto è quello di entrare in collusione con il mondo immaginario da voi costruito, egli deve pian piano riuscire a tenervi su un piano di realtà accettabile evitando il riscriversi del copione disfunzionale. Solitamente un professionista qualificato deve saper ascoltare sia le verità del bugiardo che di coloro che subiscono le menzogne e vessazioni e soprattutto sia lucido nel capire i “fatti veri”, aiutandosi anche con l’osservazione della storia del paziente e della ciclicità delle sue condotte.
  • Mentire è come una tossicodipendenza, un vizio autolesivo non facile da estirpare; se si vuole smettere, ci vorrà tempo, impegno e sforzo. Ricordarsi che risolvere e crescere non significa fare finta che le cose non siano successe ma prenderne consapevolezza e lavorare per recuperare il male creato a sé stessi e altri.
  • Mettere in discussione il proprio piano di realtà, partendo dal provare (ove vi sia ancora lucidità e le autodifese siano ancora basse) a rimettere in ordine e dare importanza alle cose vere e preziose della propria vita (affetti, familiari, interessi propri, “veri” amici…)
  • Tenere traccia e segnarsi su un diario i propri comportamenti disfunzionali (bugie, discontrollo degli impulsi, autoumiliazioni, tradimenti…), è un esercizio di autoconsapevolezza; torna utile per capire e non dimenticare la realtà al fine di non perseverare nella solita “fiction”. Il diario può anche essere molto utile se utilizzato come traccia mnesica in psicoterapia.

Consigli per la vittima del bugiardo:

  • Ricordare sempre che nel modo esistono davvero molte persone oneste e moralmente dignitose. Esiste l’amore sano e pulito che protegge e rispetta valorizzando le cose preziose.
  • Fate lo sforzo di guardarvi dal di fuori cercando di mettere il più possibile da parte l’amore che provate. Pensate al vostro ideale di amore ai vostri valori, chiedetevi se essi sono compatibili con tale mondo di fantasia e negatività? Chiedetevi quanto questa persona attraverso le sue bugie abbia manipolato i vostri ideali e sogni, questo è utile per prendere consapevolezza circa la pericolosità di una relazione di questo tipo.
  • Le forze mentali sono limitate, il bugiardo rende esausti psicologicamente facendovi perdere tempo ed energie in false argomentazioni e soliti giochi. Il partner “tossico” infatti risucchia le energie, proietta la sua negatività su di voi e vi lascia soli e senza risposte di fronte a tutta una serie di riflessioni. Spesso sarete voi stessi a scoprire la realtà e risolvere i loro problemi e le conseguenze delle loro azioni disfunzionali.
  • Il bugiardo riesce a manipolare le vostre idee ricordandovi quanto lui sia stato in passato vittima di qualcosa o qualcuno (famiglia, ex partner…) facendovi stare male e accusandovi di essere uguali a loro. Una volta deviato l’argomento sul loro problema, le vostre ragioni o i vostri problemi vengono annientati e non verrete ascoltati.
  • Spesso sono le vostre “ferite scoperte”, il vostro animo “buono” e da “crocerossina” ad esporvi al rischio di essere coinvolti dai mentitori seriali. È difficile staccarsi dai rapporti difficili, essi sono terreno fertile per i sensi di colpa (proiettati dal partner), la manipolazione, l’idealizzazione, la sovrastima idealizzata dell’altro. Tutto questo è condizionato dalla scarsa lucidità a causa dei raggiri e dell’esaurimento di energie psichiche spese per fronteggiare e aiutare il bugiardo.
  • Riflettere sulla carica sessuale e seduttiva della relazione. Nuovi spunti di riflessione ne potranno venire fuori visto che i menzogneri proprio per farsi accettare e credere sono “facili”, spesso seduttivi e disinibiti. Il partner problematico è in grado di sentire/simulare elevate emozioni tanto da attribuire significato a chiunque e qualsiasi cosa, abbandonandosi con grande naturalezza e seduzione.
  • Il bugiardo inocula la sua tossicità come un virus infettando e negativizzando tutto ciò che vi circonda oltre che voi stessi. Il bugiardo con la sua carica nociva può creare o slatentizzare e accentuare alcuni vostri comportamenti disfunzionali (dipendenze, insicurezze, aggressività, anedonia…).
  • Se colui che mente non vuole smettere e quindi evolversi, non c’è davvero nulla che tu possa fare se non allontanarlo per cautelarti. Il bugiardo spesso non cambia ma trova altri modi per mentire.
  • Il bugiardo se non segue una buona psicoterapia non può capire la gravità e le conseguenze delle sue azioni, continuerà a rimbalzare nel solito e ciclico gioco della finzione creando nuova negatività senza nemmeno occuparsi di risolverla anzi commiserandosi.
  • Avere sempre presente che il bugiardo non può promettere, è più forte di lui mentire; egli giura facendo promesse fissando anche negli occhi e dichiarando amore, ma purtroppo non ne capisce il valore e il significato.
  • Ricordare che ci si trova di fronte ad un grande manipolatore che sarà in grado di convincere dei suoi deliri anche terze persone mostrandosi spesso come vittima.
  • La vittima del partner nocivo, con il passare del tempo e l’accumulo della rabbia può incastrarsi in dinamiche disfunzionali che ormai anche lui innescherà. Tutto questo è molto collegato all’esagerato superamento dei confini dovuti “dall’indecenza” delle bugie del partner, tale sconfinamento data la sua carica di aggressività legittimizza anche il “partner vittima” al superamento dei confini (ricordare che quando si esagera non esistono giustificazioni).
  • Il bugiardo, pur di “pulirsi dalle macerie” delle sue azioni, tenderà a distrarre proiettando le sue malefatte su di voi o chi vi è caro. Spesso pur di difendersi dalla sua stessa natura che crea tanta negatività e rabbia, entra in competizione con il vostro mondo, insulterà i vostri famigliari, gli amici, vi accuserà di essere cattivi e bugiardi…. La finalità ultima è fare perdere le staffe, distraendo dai veri argomenti, in questo modo fa perdere il filo delle discussioni e custodisce al meglio la menzogna rendendo la vittima carnefice.
  • Accettate lo sconforto che state vivendo, non illudetevi di riprendervi velocemente, se state male è perché’ avete dei valori e non perché l’altro l’ha vinta anzi si sta autodistruggendo.
  • Non aspettatevi che l’altro vi “purifichi” da tutto il materiale psichico proiettato che avete accolto anche senza accorgervene, il mentitore è spesso passivo/aggressivo nei confronti di chi ormai lo ama e supporta.
  • Non bisogna accettare in alcun caso le bugie, è utile smascherarle chiedendo al bugiardo l’autoriconoscimento delle sue fantasie, questo è finalizzato ad offrire spunti di riflessione che se accolti dovrebbero portare a una psicoterapia che ne indaghi le cause e risolva la sintomatologia.
  • Se il bugiardo persevera nelle sue condotte distruttive prendere in considerazione la possibilità di allontanarlo dalla vostra vita. Questo è un atteggiamento di sano egoismo nei vostri confronti e comunque rimane un atto altruistico, aiuterete il partner tossico a non perseverare nel male che vi fa e magari avrà un suo spazio per accettare il suo problema capendo che rimarrà solo e che distrugge tutto. Di fatto essere mentiti porta all’annientamento mentale e quindi onde evitare di farsi fare male l’unica strategia è allontanarsi abbandonando e spezzando il circolo vizioso da crocerossina di chi non vuole aiuto.

Bibliografia, articoli, link

 

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Coronavirus. Ecco come dei giovani hanno deciso di impegnarsi in questa quarantena.

La pandemia in corso con questo coronavirus ci sta costringendo a vivere momenti difficili. Siamo chiusi in casa, dobbiamo utilizzare i famosi DPI (dispositivi di protezione individuale), dobbiamo limitare i nostri contatti con persone care…
Per i più deboli la situazione è davvero drammatica ma non per questa ragione bisogna perdere il famoso ed utile ottimismo.
Amo pensare che conseguentemente a una grande crisi si può avere un grande cambiamento che l’intelligenza aiutata dalla creatività corrisponda ad una grande capacità di adattamento e resilienza. Per questa ragione sono convinto che questi momenti possano aiutarci a imparare a trarre benefici anche dalle situazioni più disperate.

Oggi più che mai possiamo dare valore a tutte quelle cose che sino ad ora stavamo dando per scontate; abbiamo più tempo per pensare a noi stessi e a ciò che nella nostra vita ha davvero importanza, possiamo imparare cose nuove, dedicarci ad attività che volevamo fare da tanto tempo, aiutare i più bisognosi, valorizzare e valorizzarci… 

Ecco il corto che dei ragazzi hanno ideato per questi momenti difficili, per impegnarsi e dare il loro contributo con interessanti spunti di riflessione :

Questi sono i contatti instagram di questi due giovani e sensibili creativi:
www.instagram.com/owlmarko
www.instagram.com/gianlucaluzzi

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“diAMOvoce”.Il progetto di sostegno psicologico telefonico della ASL di Taranto

Una task force composta da 21 psicologi sarà a disposizione dei cittadini di Taranto attiva per via telefonica dal numero ASL 0994786499.
Il servizio ideato nella ASL di TARANTO offrirà supporto a tutte quelle persone che in questo momento così delicato con la pandemia da Corona-virus sono in difficoltà per i più svariati motivi.
Isolamento, ansia, paura… sono molto presenti e pressanti in questi giorni senza pensare a tutte quelle persone che già prima della emergenza Covid-19 affrontavano una condizione di disagio e che ad oggi si sono trovati impossibilitati ad avere aiuto e conforto acutizzando le loro sofferenze.
L’obiettivo principale del servizio è quello di prevenire lo sviluppo di eventi estremi e quindi l’acutizzarsi di condotte disfunzionali come fughe impulsive, abusi vari come: alcol, farmaci, tabacco, cibo, uso compulsivo della rete e dei social delle slot on-line… Il progetto è quindi volto a sostenere le “fragilità sociali” , bambini, anziani, disabili, ecc. 


Per ricevere sostegno contatta il numero 0994786499
Il servizio è attivo
dal
lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 19.00 
ed il sabato dalle ore 10.00 alle 14.00

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Una “nota” dal Servizio di Psicologia Clinica ASL TA D.S.M.: “CUORI D’ACCIAIO”

Interessante “nota” della A.S.L .- TA D.S.M. – SERVIZIO DI PSICOLOGIA CLINICA E DI PSICOTERAPIA DELL’ETA’ ADULTA E DELL’ETA’ EVOLUTIVA: “Cuori d’acciaio”;
Dall’osservatorio clinico viene scattata una utile fotografia di quello che accade ormai da troppo tempo alla “resiliente” Taranto.
….per quanto tempo ancora i nostri cittadini potranno continuare ad essere resilienti, proprio come l’acciaio?…. 

Ecco di seguito il comunicato integrale:

A.S.L.  TA   D.S.M. 
SERVIZIO DI PSICOLOGIA CLINICA E DI PSICOTERAPIA
DELL’ETA’ ADULTA E DELL’ETA’ EVOLUTIVA
Sede Centrale  Ospedale “SS. Crocifisso” (già Ospedale Vecchio)
Via Acclavio – Via SS. Annunziata  Taranto – Tel 099 4585095
Ambulatorio P.O. San GIUSEPPE MOSCATI
Via Per Martina Franca – Taranto
Tel 099 4585711 – Fax 099 4585769
dsm.psicologiaclinica@asl.taranto.it

CUORI D’ACCIAIO

Il Servizio di Psicologia Clinica di Taranto, da oltre vent’anni, è impegnato nella titanica e delicatissima funzione dell’accogliere e del farsi carico di una domanda di cura particolare e complessa, la cura della sofferenza psichica, che può esprimersi nelle più svariate ed irripetibili modalità soggettive che la caratterizzano e che contraddistinguono la “cifra” singolare ed unica dell’essere umano.

Ed è proprio la profonda responsabilità di questo ascolto, che da sempre ha accompagnato il nostro mandato etico e professionale  all’interno di una istituzione pubblica quale il Dipartimento di Salute Mentale, che ha richiamato ed interpellato profondamente il nostro essere Operatori con determinate ed ineludibili responsabilità ed, al contempo, essere cittadini di Taranto: quello della cura dell’altro d’un canto, ma anche quello di interrogarsi costantemente e di raccogliere i segnali più critici e significativi di quanto succede all’esterno, nel vivere sociale, nell’appartenere ad una comunità e che, oggi, prepotentemente rimbalzano nel privato di una condizione umana soggettiva o familiare.

La nostra bellissima città, culla di cultura e di bellezza, dove il mare da sempre ha rappresentato l’anima ed il soffio della vita che avanza, si sviluppa ed incanta, questa nostra città così strana nelle sue acute contraddizioni, nelle sue mollezze e disillusioni, è stata nuovamente attraversata da un terremoto, una tragedia per la nostra comunità, ancora una volta misconosciuta e calpestata dalle ragioni disumanizzate dell’economia e della politica.

Il mostro in frantumi dell’ex ILVA, oggi ARCELOR-MITTAL colosso mondiale dell’acciaio, continua, purtroppo, ad offrire a questa città l’immagine più crudele e lacerata, nella quale vanno moltiplicandosi paurosamente gli effetti devastanti di questa frammentazione, di questa gravissima e responsabile mancanza di una visione politica realmente etica, più onesta e lungimirante, più rispettosa delle singole persone e dell’ambiente.

Il nostro osservatorio clinico ci mostra, di fatto, come la perdita del lavoro, evento che riguarda un numero sempre crescente di persone, rappresenti davvero per il soggetto che ne è protagonista e per le persone che vi sono vicine una condizione psicologica paragonabile all’esperienza del lutto, una catastrofe emotiva, relazionale e sociale che coinvolge l’intera famiglia e che paralizza i processi evoluti interni, emotivi, affettivi e cognitivi, con gravi ripercussioni sulla salute psichica e fisica dell’individuo e della stessa famiglia.

Le sempre più numerose domande di intervento che accedono al nostro Servizio ci parlano, spesso, di gravi destabilizzazioni familiari nelle quali la precarietà, la fragilità della capacità produttiva ed economica, determinata dalla perdita del lavoro, incidono profondamente nell’economia psichica delle relazioni affettive familiari e della coppia, spostando talvolta il segnale del disagio psichico sull’elemento più debole di una costellazione familiare, fino al rendere meno operativa e rassicurante la funzione adulta genitoriale, quella che più di tutte dovrebbe garantire questa sicurezza e stabilità.

La storia è costellata di esempi di persone che, nonostante abbiano vissuto esperienze difficili, condizioni di vita estremamente sfavorevoli, sono riuscite a resistere, a trasformare le avversità in opportunità di crescita e cambiamento. Esiste anche un’ampia letteratura psicologica sull’argomento. Tuttavia, ci chiediamo per quanto tempo ancora i nostri cittadini potranno continuare ad essere resilienti, proprio come l’acciaio?

C’è, infatti, una “strana” coincidenza. La psicologia ha mutuato proprio dal mondo dell’ingegneria e della metallurgia il termine “resilienza” che indica la capacità di un materiale di resistenza a un urto improvviso senza spezzarsi (DE Filippo, 2007).

In psicologia, la resilienza, secondo la definizione dell’American Psychological Association 2014) è il processo di adattamento positivo a seguito di circostanze avverse, traumi, tragedie, malattie o eventi estremamente stressanti.

Ma la malattia della nostra città sembra cronicizzarsi sempre più e le nostre capacità di resilienza fortemente indebolite. La resilienza, infatti, ci permette di superare le difficoltà, ma non rende invincibili, e non è neppure presente sempre e comunque: possono infatti verificarsi momenti in cui le situazioni sono troppo pesanti da sopportare, generando un’instabilità più o meno duratura e pervasiva (Ganci, 2015).

Per l’acciaio, esistono delle formule matematiche che ci consentono di calcolare con esattezza fino a che punto il materiale potrà resistere. Per la mente no, e non possiamo procedere per tentativi ed errori perché la posta in gioco è troppo alta: il Benessere della nostra Comunità.

Queste considerazioni ci sembrano di estrema rilevanza, anche in termini di impegno di spesa sanitaria, e ci sostengono nel mantenere alto il livello del nostro agire psicologico, intanto perché questa condizione di malessere non si cronicizzi ulteriormente, ma soprattutto nel ritenere nostra prioritaria responsabilità quella di segnalare questo fenomeno sociale e collettivo di particolare gravità, richiamando l’attenzione di tutti, ma soprattutto quelle della nostra politica interpellata, in questo momento delicatissimo a fare delle scelte oculate, che puntino al benessere economico-sociale, relazionale e psichico delle singole persone.

Servizio di Psicologia Clinica e di Psicoterapia dell’età Adulta e dell’età Evolutiva – Dipartimento Salute Mentale ASL TA

Visualizza il pdf originale del comunicato “CUORI D’acciaio ASL TA Serv. Psicologia Clinica pdf
A.S.L.  TA   D.S.M. 
SERVIZIO DI PSICOLOGIA CLINICA E DI PSICOTERAPIA
DELL’ETA’ ADULTA E DELL’ETA’ EVOLUTIVA
Sede Centrale  Ospedale “SS. Crocifisso” (già Ospedale Vecchio)
Via Acclavio – Via SS. Annunziata  Taranto – Tel 099 4585095
Ambulatorio P.O. San GIUSEPPE MOSCATI
Via Per Martina Franca – Taranto
Tel 099 4585711 – Fax 099 4585769
dsm.psicologiaclinica@asl.taranto.it

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