Categoria: Gruppi di Psicoterapia

I benefici della vela, “VELATERAPIA”

Neologismo presente nella Treccani (2008):Velaterapia s. f. Terapia che si propone di inserire il paziente in un piccolo gruppo di velisti, con un obiettivo operativo, per ricondurlo all’equilibrio psicofisico.Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è velaterapia-Zinzi-Ettore-psicologo-taranto.jpg

Prima di approfondire l’articolo è importante tenere in considerazione che la Velaterapia in barca a vela, come dal nome si potrebbe dedurre, non è una forma di “terapia vera è propria” quindi sostitutiva alla psicoterapia. La vela può essere utilizzata come complemento ad altre forme di terapia tradizionale.

La scienza spiega bene che andare in barca a vela e praticare qualsiasi altra attività in cui ci si immerge nella natura, ha un grosso potere riequilibrante sia sulla mente che sul corpo; ancora più intense sono le esperienze immersive in cui bisogna anche seguire ritmi e tempi della natura. La vela è un buon “setting” per un “lavoro interiore” che uno psicoterapeuta può rendere ancor più terapeutico (Velaterapia). I vari ed ufficiali programmi riabilitativi e terapeutici che si svolgono a bordo sulle barche di tutto il mondo dimostrano l’efficacia terapeutica di questa attività.

L’uomo ormai si trova costretto a vivere in un ambiente innaturale, artificiale e disturbato da rumori, luci, ritmi, comportamenti che poco hanno a che fare con l’ecosistema e il bioritmo naturale.

Ritornando a vivere in modo più naturale e organizzato seguendone i suoi tempi, ci sono tanti i benefici. 

I BENEFICI DELLA VELA, “VELATERAPIA”

  • Vivere nel “qui ed ora!”
  • Sviluppare le capacità di adattamento.
  • Attenzione selettiva focale e problem solving
  • Sviluppare la Conoscenza e Comprensione dell’ambiente
  • Identificazione del Se
  • Sviluppo del Se corporeo
  • Locus of control
  • Abitudini sane e cura del se
  • Autostima
  • Intelligenza emotiva
  • Relazioni interpersonali
  • Qualità del sonno ed equilibrio ormonale

 

Approfondendo nello specifico:

  • VIVERE NEL “QUI ED ORA!”

La navigazione a vela richiede concentrazione e attenzione, il che può aiutare a liberare la mente dalle preoccupazioni quotidiane e a concentrarsi sul presente (qui ed ora).

  • SVILUPPARE LE CAPACITA’ DI ADATTAMENTO.

Sia a livello corporeo che psichico si è più stimolati ed impegnati nell’affrontare velocemente nuove situazioni trovando il “nostro equilibrio”.  Una bella metafora circa l’adattamento del corpo la troviamo nel lavoro fatto dal nostro sistema vestibolare che ci aiuta a mantenere l’equilibrio e a non cadere; monitorando la posizione spaziale del corpo e i movimenti della barca, il sistema vestibolare si adatta immediatamente al dondolio delle onde facendoci stare in piedi. Stessa cosa accade a livello psichico bisogna riadattarsi alle situazioni, bisogna trovare un ruolo, un nostro spazio, anche il semplice non essere di intralcio ai marinai nelle varie manovre è un lavoro di “coping”. Anche a livello relazionale e intrapsichico bisogna adattarsi e integrarsi nell’equipaggio, e quindi bisogna imparare a seguire il leder quindi il capitano e ancor più in alto la natura. La gestione dei conflitti e la frustrazione del dover convivere in luoghi piccoli è un bel lavoro offerto alla nostra psiche.

  • ATTENZIONE SELETTIVA, FOCALE E PROBLEM SOLVING.

Tra i mille stimoli presenti su una barca bisogna selezionare quelli utili e quindi sviluppare le capacità di “attenzione selettiva”. E’ sempre il sistema vestibolare la nostra metafora, nella coclea i canali semicircolari devono adattarsi durante il dondolio del mare a selezionare l’informazione utile per il mantenimento dell’equilibrio. A bordo ci sono molti stimoli per la nostra attenzione, bisogna spiegare le vele, timonare, fare le manovre, gestire la cambusa, l’equipaggio e tanto altro… ogni singolo compito stimola l’uso “dell’attenzione focale” richiedendoci la concentrazione sul compito. Una buona attenzione focale e selettiva aumenta la nostra efficacia nel “problem solving”. A bordo ci possono essere tanti imprevisti e problemi da risolvere velocemente selezionando nel minor tempo possibile le migliori decisioni da prendere e quindi agire.

  • SVILUPPARE LA CONOSCENZA E COMPRENSIONE DELL’AMBIENTE

La navigazione a vela richiede una conoscenza approfondita dei venti, delle correnti e delle condizioni meteorologiche, il che può aiutare a sviluppare la conoscenza e la comprensione della natura e dell’ambiente circostante.

  • IDENTIFICAZIONE DEL SE

In barca bisogna darsi da fare e quindi esporsi, essendo in un gruppo e in uno spazio ristretto ogni nostra azione ha degli effetti sull’ “ambiente”. Si è stimolati e a volte costretti in modo diretto a considerare i nostri pregi e difetti, e dover riflettere su ciò che si è sbagliato e fatto bene. Bisogna identificarsi e scegliere e definire il nostro spazio e ruolo.    

  • SVILUPPO DEL SE CORPOREO

Nello spazio limitato bisogna meglio calibrare i nostri movimenti, bisogna usare la nostra corporeità senza potercene tirare indietro. Si pensi al semplice uso del winch, quindi l’uso della sua manovella che serve a tendere le cime moltiplicandone la forza, ci aiuta a padroneggiare nell’uso del nostro corpo, della nostra forza e prestazione.

  • LOCUS OF CONTROL

A bordo veleggiando ci si trova responsabili delle nostre azioni e ciò che esse comportano, bisogna comprendere quali sono le nostre e le altrui responsabilità e quindi ciò che è nel nostro controllo o meno, questa consapevolezza vale sia a livello psichico, che prettamente fisico…

  • ABITUDINI SANE E CURA DEL SE

La vita in barca impone ritmi e ruoli che si ripetono. La semplice cura della barca come le pulizie, il tenere in ordine le cime, la cambusa, le vele, il sottocoperta ecc. è routine: la costanza che certi lavori richiedono diviene una abitudine, e sono proprio le abitudini a dare un senso di sicurezza e stabilità contrapponendosi alle incertezze e difficoltà di tutti i giorni. Per l’armatore la barca diviene una estensione del proprio se, qualcosa di intimo che lo definisce, pertanto il prendersi cura della barca diviene un modo per prendersi cura di se.

  • AUTOSTIMA

Riuscire nelle manovre come nel tendere una vela, come anche il gestire le relazioni, le frustrazioni o il padroneggiare situazioni di pericolo ci aiuta nello sviluppo della consapevolezza della nostra efficacia ed efficienza e quindi ci favorisce a meglio sviluppare e padroneggiare la nostra auto stima.

  • INTELLIGENZA EMOTIVA

  In barca bisogna capire, saper controllare e gestire le proprie ed altrui emozioni. Anche il semplice infinito dell’orizzonte può fare un certo effetto emotivo. Durante la navigazione entrano in gioco molte emozioni si spazia da quelle intime e personali a quelle interpersonali. Bisogna capirsi e capire gli altri, fare squadra e raggiungere gli obiettivi. La corretta gestione delle emozioni è fondamentale, la si utilizza per riuscire a orientare il proprio comportamento, la paura ad esempio, se ben gestita è molto utile per tenerci in allerta e non permetterci di compiere errori.         

  • RELAZIONI INTERPERSONALI

Come già evidenziato la convivenza in barca richiede competenze relazionali, per funzionare è obbligatorio che l’equipaggio comprenda e rispetti ruoli, regole, diritti e doveri. Le inclinazioni e attitudini relazionali individuali a bordo emergono velocemente visto che non ci si può sottrarre dall’essere partecipi e pronti all’azione per fronteggiare le incombenze della navigazione.

  • RITMO CIRCADIANO E OROLOGIO BIOLOGICO

Una delle più utili conseguenze della navigazione in barca riguarda la necessità di regolare i nostri ritmi e quindi l’orologio biologico interno con quello della natura. Seguire l’alternanza del giorno con la notte è fondamentale per la nostra salute, ed in barca la natura ci impone questi ritmi, a differenza di quanto ormai accade nella vita quotidiana moderna.

  • QUALITA’ DEL SONNO E RIEQUILIBRIO DELLE FUNZIONI ORMONALI

 Il nostro corpo dovendo sottostare alle leggi della natura ed ascoltandone i suoi cicli regola automaticamente il ciclo del sonno e anche le funzioni ormonali.

Concludo ribadendo che, qualunque sia la ragione per la quale ci si trova su una barca a veleggiare, i benefici sono innumerevoli; ancor più se ne avranno facendolo con consapevolezza e sotto la guida di uno psicoterapeuta che dia un a spinta maggiore alla crescita personale. Una guida che aiuti a trasformare i vissuti che se ne ricavano in nuovi e importanti apprendimenti sia emotivi che cognitivi, utili strumenti per il benessere psicofisico.

 

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Social Skills Training, Training delle abilità sociali

Social Skills Training (S.S.T.), Training delle abilità sociali

La partecipazione attiva nella società richiede abilità sociali che permettono di gestire in modo efficace situazioni diverse, siano esse personali, familiari o sociali. Queste abilità sono definibili come comportamenti interpersonali regolati e/o sanciti socialmente che implicano la capacità di percepire e analizzare la situazione in cui ci si trova così da mettere in atto comportamenti adeguati e congrui (ad esempio codici di abbigliamento, regole su cosa dire o non dire, prossemica/distanza interpersonale, ecc.). Le abilità sono contesto-dipendenti: non esistono cioè regole di comportamento universalmente valide, ma norme sociali determinate sia da fattori culturali che situazionali. Pertanto, un individuo è socialmente abile se sa quando, dove e in quali forme i diversi comportamenti sono accettabili

(Bellack, T. Mueser, S. Gingerich, J.Agresta(2003): “Social SkillsTraining per il trattamento della schizofrenia –guida pratica” a cura di G. Nicolò, Centro Scientifico Editore, pag.3)

Il Social Skills Training può essere usato co tutti i tipi di pazienti ma principalmente viene applicato con:

Le abilità sociali nei disturbi mentali

Nei disturbi mentali gravi le abilità sociali si sono sviluppate scarsamente o vengono perse. La ricerca scientifica afferma con certezza che tutti i comportamenti sociali possono essere appresi e quindi modificati grazie all’esperienza e all’allenamento. Il social skills training o training di abilità sociali, comprende una gamma di interventi mirati a far acquisire e allenare nel tempo le abilità sociali necessarie nelle situazioni interpersonali per comunicare con gli altri in modo appropriato ed efficace principalmente in due aree:

  1. nell’area delle relazioni affettive
  2. nell’area delle relazioni sociali strumentali

(R.P. Liberman, Il Recoverydalla Disabilità. Manuale di Riabilitazione Psichiatrica, Fioriti, 2012).

Problemi comportamentali spesso associati a condizioni di disagio mentale spesso vengono affrontati utilizzando strategie di contenimento. In questo modo non si offre la necessaria attenzione anche alla costruzione di abilità sociali in grado di sostituire modalità inadeguate di affrontare le relazioni interpersonali.

Numerosi studi mettono in evidenza come un approccio centrato sul potenziamento delle abilità sociali possa risultare molto utile per facilitare positive interazioni in ambito familiare, scolastico, lavorativo e sociale (Cottini 2007).

L’OMS nei RISULTATI DEL 2° STUDIO CATAMNESTICO (biografia clinica di un malato nel periodo successivo a un qualsiasi trattamento terapeutico o, anche, a un semplice accertamento diagnostico) ha individuato una serie di pattern di insorgenza e aggravamento delle disabilità, infatti alcuni ambiti di abilità e i rispettivi ruoli sociali risultano compromessi prima e più frequentemente degli altri:

  • ABILITA’ DI VITA QUOTIDIANA
  • CURA DI SE’ E AUTONOMIA DI BASE
  • RELAZIONI SOCIALI E TEMPO LIBERO
  • RUOLO GENITORIALE
  • RELAZIONI AFFETTIVO-SESSUALI

Obiettivi del  Social Skills Training

  • Imparare a conoscere meglio se stessi, i propri comportamenti e quelli altrui
  • Intelligenza emotiva: imparare a riconoscere gestire le proprie ed altrui emozioni
  • Comunicare con gli altri in modo più competente ed efficace, incrementando le proprie abilità interpersonali
  • Affrontare con maggior fiducia le situazioni problematiche
  • Sviluppare un comportamento equilibrato e costruttivo e migliorare il senso di autoefficacia
  • Acquisire le strategie per utilizzare modalità comunicative che rendano altamente probabili risposte competenti nei diversi contesti relazionali
  • Gestire gli insuccessi

Approccio del Social Skills Training
(teorie dell’apprendimento)

Si basa sulle TEORIE DELL’APPRENDIMENTO SOCIALE quindi si segue un modello COGNITIVO-COMPORTAMENTALE.

L’acquisizione di comportamenti sociali quindi avviene grazie a:

  • L’Osservazione e imitazione dei comportamenti altrui
  • Il Riscontro delle conseguenze sia positive che negative delle proprie ed altrui azioni (condizionamento operante di Skinner, 1938, 1953)

Matrimonio, amicizia, gratificazione sessuale, lavoro …sono fonti potenti di rinforzo imperniate sulle abilità sociali. L’individuo privo di abilità ha molte probabilità di fallire nella maggior parte o in tutte queste sfere e di conseguenza, sperimentare ansia, frustrazione e isolamento

A. Bellack, T. Mueser, S. Gingerich, J.Agresta (2003): “Social SkillsTraining per il trattamento della schizofrenia –guida pratica” a cura di G. Nicolò, Centro Scientifico Editore, pag.5

I 5 principi della Teoria dell’Apprendimento Sociale utilizzati nel Social Skills Training :

  1. Il modeling (apprendimento per osservazione)
  2. Il rinforzo (positivo o negativo)
  3. lo shaping (rinforzo specifico e progressivo dei piccoli cambiamenti sempre più vicini al comportamento finale desiderato)
  4. l’automatizzazione (praticare l’abilità in maniera sistematica fino a che diventa automatica)
  5. la generalizzazione (trasferire l’abilità appresa nel gruppo di addestramento ad altri contesti di realtà quotidiana tramite l’assegnazione di compiti a casa)

Abilità Sociali di base utili a tutti i pazienti a prescindere dalle loro differenze personali:

 1.Ascoltare gli altri

a) Mantenere il contatto visivo
b) Annuire con la testa
c) Annuire verbalmente dicendo ok, capisco…
d) Chiedere conferma riformulando quanto detto dall’interlocutore

 2.Fare richieste in modo costruttivo

a) Guardare l’interlocutore
b) Dire esattamente cosa si vuole che la persona faccia
c) Dire all’altro come ti farebbe sentire

3.Esprimere emozioni positive

a) Guardare la persona
b) Dire esattamente cosa ti ha fatto piacere
c) Dire cosa hai provato

 4.Esprimere emozioni spiacevoli

a) Guardare la persona parlando con calma e fermezza
b) Dire esattamente cosa ti ha turbato di quello che ha fatto il tuo interlocutore
c) Dire cosa hai provato
d) Suggerire un modo per far sì che l’accaduto non si verifichi nuovamente

Abilità Sociali Specifiche

Scelte in base agli specifici bisogni dei pazienti:

  • Abilità di conversazione;
  • Abilità di gestione dei conflitti;
  • Abilità di assertività (capacità di esprimere i propri bisogni e diritti rispettando quelli altrui);
  • Abilità di gestione della vita quotidiana nel territorio;
  • Abilità di amicizia e corteggiamento;
  • Abilità di gestione dei farmaci
  • Abilità lavorative e di qualificazione professionale

Setting individuale nel Social Skills Training

Il training può essere anche individuale e le sedute possono essere dedicate sia allo sviluppo delle abilità sociali che alla psicoeducazione. Ad esempio le sedute di training di abilità sociali possono comprendere tematiche qual informazioni generali sulle malattie psichiatriche, strategie di gestione dello stress (tecniche di rilassamento, allontanamento dagli stimoli…), metodi digestione dei sintomi cronici, attività ricreative o ludiche. Perciò, un training di abilità sociali può sia costituirsi come lo strumento terapeutico principale adottato dal terapista, sia come una tra le diverse strategie del suo armamentario tecnico.

Il gruppo di Social Skills Training:

  • E’ composto da 4/10 pazienti e preferibilmente 2 operatori conduttori.
  • Si riunisce per un tempo minimo di circa 1 ora e mezza e per due volte la settimana (ma si chiede agli utenti di continuare ogni giorno ad esercitarsi a casa).
  • E’ centrato sulle abilità che vengono interpretate ciascuno secondo le proprie modalità.
  • Lavora adoperando i role-play o giochi di ruolo cui partecipano tutti, pazienti ed operatori.
  • Utilizzo di compiti a casa e di griglie di gruppo.

Come costruire il Gruppo di Social Skills Training

  • Riunioni di equipe
  • Scelta di pazienti con livelli di abilità cognitive, emotive e sociali simili ma se non è realizzabile è anche possibile integrare persone con abilità differenti
  •  È consigliabile individuare un soggetto “trainante”
  • Aggancio motivazionale:-Colloquio individuale con il medico inviante

-Colloquio individuale con il medico inviante

-Colloquio individuale con i conduttori del gruppo

 -Colloquio con i familiari

 -Incontro motivazionale di gruppo

 VALUTAZIONE DELLE ABILITA’ SOCIALI

La valutazione delle abilità residue rappresenta il primo passo del S.S.T. E’ molto importante una valutazione iniziale per comprendere come procedere, ma appare utile anche una valutazione in itinere e finale proprio per comprendere se ci sono aggiustamenti da fare al trattamento e se ci sono stati cambiamenti o meno dopo il training. La valutazione delle abilità è un processo che si svolge ad «imbuto»: quindi si procede raccogliendo informazioni più generali sino a restringere il campo di indagine ai deficit specifici.

 PASSI DELLA VALUTAZIONE DELLE ABILITA’ SOCIALI

La valutazione segue quindi questi step:

  • INFO GENERALI –Il pz. ha comportamenti generali disfunzionali? In quali circostanze? Quale può essere la causa? Quali sono i deficit specifici?
  • COLLOQUIO –La storia interpersonale. Dati che si ricavano dall’osservazione informale. Il punto di vista di altre persone significative (famiglia, staff della comunità o casa famiglia)
  • OSSERVAZIONE COMPORTAMENTALE DEI GIOCHI DI RUOLO –un occhio esterno è l’unico modo per avere una visione più oggettiva della realtà. Si procede quindi assegnando «il compito del gioco di ruolo (Role Play Task, RPT)» e successivamente il «compito di produzione parole (Response Generation Task, RGT)». Grazie alle video ed audio registrazioni si potrà analizzare e valutare come i pazienti affrontano le varie situazioni.

 Fasi di insegnamento del Social Skills Training

Sono stati ideati diversi programmi di insegnamento che individuano le seguenti fasi in un’ottica attiva e formativa:

1) stabilire il razionale (ovvero il significato) dell’apprendimento dell’abilità, spiegandone l’importanza;

2) Identificare le componenti dell’abilità, discutendo insieme al gruppo i passi che compongono l’abilità;

3) Impiegare il modeling nei giochi di ruolo: osservazione e discussione di un modello che emette un comportamento

4) Coinvolgere il paziente nel gioco di ruolo

5) Feedback positivo sui comportamenti adeguati

6) Feedback correttivo sui comportamenti non adeguati

7) Coinvolgere il paziente in un secondo gioco di ruolo che ripropone la medesima situazione

8) Feedback sul secondo gioco di ruolo

9) Generalizzazione. Compiti per casa da eseguire al di fuori del gruppo per allenarsi nell’utilizzo dell’abilità in contesti esterni (casa, famiglia, amici, ecc.)

Problemi comuni e problemi relativi a pazienti gravemente sintomatici nel Social Skills Training

Nel condurre i training di abilità sociali possono sempre emergere alcuni problemi legati agli utenti:

una certa riluttanza a partecipare ai giochi di ruolo, una mancanza di compliance nell’eseguire i compiti a casa; o altri problemi, come il ritiro sociale o l’interferenza data da problemi relativi all’abuso di sostanze e farmaci…
Occorre quindi conoscere strategie particolari per prevenire o affrontare alcuni problemi che possono verificarsi. Molte difficoltà possono essere previste ed evitate attraverso un’accurata progettazione del gruppo e adattando il trattamento alle necessità individuali dei pazienti.

Qui di seguito vengono presentate delle strategie per fronteggiare le difficoltà inerenti all’avvio, gestione e continuità di un gruppo di training delle abilità sociali.

A. Bellack, T. Mueser, S. Gingerich, J.Agresta (2003): “Social SkillsTraining per il trattamento della schizofrenia –guida pratica” a cura di G. Nicolò, Centro Scientifico Editore.

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