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Categoria: “Internet Related Pshychopathology” (IRP psicopatologia internet-correlata) “5 tipi di psicopatologie da internet”
Internet Addiction Disorder (dipendenze da internet)
E’ ormai condiviso che la tecnologia ed in particolar modo Internet ormai occupa un ruolo fondamentale all’interno della nostra società. Così come il mondo della rete si è evoluto, allo stesso modo questo media ha iniziato a coinvolgere l’individuo in tutta la sua essenza. C’è sempre più certezza ormai nell’affermare che le patologie sociali stanno cominciando ad affacciarsi nel cyberspazio, come per esempio la “dipendenza tecnologica” (net addiction, gioco d’azzardo patologico, cibersex addiction, in generale Internet Addiction Disorder in italiano dipendenze da internet ) . Essa è definita operativamente come appartenente alle dipendenze non chimiche (comportamentali), che comportano interazione tra uomo e macchina. Le dipendenze tecnologiche possono essere sia passive (televisione), che attive (videogiochi), ed in genere hanno la proprietà di induzione e rinforzo, che possono contribuire e favorire tendenze alla dipendenza (Talli, Del Miglio, Cantelmi, D.andrea; 2000).
L’evoluzione cronologica di questo pensiero è comprensibile attraverso i vari studi e teorie dei diversi autori i quali in ordine temporale sono:
Dall’introduzione del modello ACE ne deriva una costellazione di disturbi inseriti nella nuova categoria diagnostica “Internet Related Pshychopathology” (IRP, psicopatologia internet-correlata) (Cantelmi e coll.,1998) dei quali nel nostro paese i più diffusi sono 5:
-1-Dipendenza da Cybersesso(Cybersexual Addiction)
Per alcuni il termine cybersex riguarda tutto il materiale disponibile nella Rete vietato ai minori di 18 anni, a partire dalle immagini pornografiche, giochi e film, fino alle vere e proprie schermaglie di tipo erotico (in tempo reale), “digitate da una sola mano”. Per altri il cybersex viene inteso in un’accezione più ristretta, identificando esclusivamente le relazioni erotiche tra due partecipanti mediante e-mail, IRC, canali, msg, ecc. (Rossi M. D, Sex.net). Nonostante l’ambiguità del termine, per chi è dedito e dipendente da questa attività, il sesso migliore è quello che si fa con un partner attraente e compiacente, ma senza alcun tipo di coinvolgimento. Negli Stati Uniti si stima che 1/5 dei soggetti con diagnosi da IAD sia dipendente da attività sessuali on-line (Yung, 2003).
Secondo la Young il soggetto affetto da questa forma di dipendenza può presentare i seguenti segni clinici:
impiega di solito gran parte del tempo per stare nelle chat-rooms e nelle messaggerie private con il solo proposito di trovare argomenti cybersex;
si preoccupa di trovare il partner sessuale;
impiega frequentemente la comunicazione anonima per esprimere fantasie sessuali atipiche, che non verrebbero espresse nella vita reale;
si aspetta alla successiva sessione di provare eccitazione o gratificazione sessuale;
si sposta frequentemente da materiale cybersex al phone sex;
nasconde le proprie interazioni sessuali agli altri;
prova colpa o vergogna per il proprio uso della Rete;
inizialmente si eccita quando si trova accidentalmente davanti a materiale cybersex, successivamente lo ricerca attivamente;
si masturba nel corso delle chat erotiche;
considera il cybersex come la forma primaria di gratificazione sessuale, riducendo l’ investimento sulla propria partner reale;
Il gioco d’azzardo compulsivo è un disturbo già da tempo riconosciuto e contemplato dal manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM IV). La possibilità di accedere da casa a casinò virtuali, oppure a siti per scommettitori, facilita sicuramente lo sviluppo di tale compulsione, che può divenire ancora più grave e deleteria per la vita di relazione ed economica e interessare fasce di età sempre più giovani. Il bambino che accidentalmente si trovi collegato a questi siti, può liberamente entrarvi, dichiarando un’età maggiore di quella effettiva. In alcuni college statunitensi sono stati scoperti molti studenti giocare d’ azzardo con le carte di credito dei propri genitori (Young K., http://www.netaddiction.com ).
Secondo la Young il soggetto affetto da questa forma di compulsione può presentare i seguenti segni clinici:
ha bisogno di giocare d’ azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’ eccitazione desiderata;
è preoccupato per il gioco d’azzardo;
dice bugie ai membri della famiglia o ad altri, per nascondere il protrarsi del gioco d’ azzardo;
è irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’ azzardo;
ha ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre o interrompere il gioco d’ azzardo;
gioca d’ azzardo per fuggire dai suoi problemi o per alleviare un umore disforico;
ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa: il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera, per il gioco d’ azzardo;
ha commesso azioni illegali come falsificazioni, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare, il gioco d’azzardo.
Le MUDs (Multi Users Dungeon o Multi User Dimension) sono giochi di ruolo che utilizzano la Rete per dare la possibilità agli utenti di giocare fra loro simultaneamente. Di solito prevedono la creazione di un personaggio, spesso di natura fantastica, con cui il soggetto si identifica e gioca. Il giocatore può decidere le caratteristiche fisiche o mentali del suo alter-ego, i luoghi che visiterà e altro ancora. Se i giochi di ruolo tradizionali presentano notevoli elementi di depersonalizzazione, le Mud possono essere ancora più “tossiche”, perché si avvalgono di una tecnologia che rende meno plausibile ed evidente il contesto ludico, facilitando l’identificazione del giocatore con il personaggio (Cantelmi T. e Talli M, Novembre, 1998).
Alcuni possibili segni clinici:
Impiega di solito gran parte del tempo per giocare con i MUD (nelle sue più diverse forme );
Ha ripetutamente tentato, senza successo, di controllare, ridurre o interrompere l’uso dei MUD;
Perdura in questa attività, nonostante incorra in problemi sociali, familiari ed economici, verosimilmente causati o esacerbati dall’ uso dei MUD .
-4-Dipendenza da Cyber-relazioni (Cyber relationship Addiction).
Una parte delle persone affette da IAD provano una forte spinta a stabilire relazioni amicali-affettive mediante e-mail, chat rooms o newsgroup a scapito dei loro rapporti reali, familiari e sociali. Spesso la conoscenza che si crea tra le persone che abitualmente si collegano fra loro rimane confinata entro i limiti della Rete. Viene per così dire allontanata l’idea di conoscersi realmente per mantenere un immagine (virtuale) di sè e dell’ altro, soddisfacente o addirittura idealizzata.
Alcuni possibili segni clinici del soggetto:
Ha bisogno di passare molto tempo in Rete per intraprendere relazioni amicali e/o sentimentali;
Perde interesse per le relazioni amicali e/o sentimentali off-line;
Ha ripetutamente tentato, senza successo, di controllare, ridurre o interrompere il protrarsi degli scambi amicali e/o sentimentali on-line.
-5-Dipendenza da eccessive informazioni (Information overload Addiction)
Questa dipendenza si caratterizza per la ricerca estenuante di informazioni, protratta dall’individuo per gran parte del tempo di collegamento. Le informazioni vengono ricercate con modalità di “Web-surfing” (passare da un sito all’altro) e/o indagini senza fine su materiali archiviati in banche dati. Sostiene la Young che “ci sono persone che desiderano accedere immediatamente al massimo aggiornamento possibile sulle informazioni correnti, trovandosi poi intrappolati in un eccesso informativo” (Young K., 2000). Lo studio “Glued to the ScreeD: An investigation into information addiction worldwide “, basato su un campione di 1000 persone di varia nazionalità (inglese, statunitense, tedesca,ecc.), evidenzia che più del 50% delle persone intervistate ricerca in modo accanito le informazioni presenti in rete, procedimento questo, che se cronicizzato può diventare segno clinico
Alcuni possibili segni clinici del soggetto:
Ha bisogno di passare molto tempo in Rete per trovare notizie, aggiornamenti o qualsiasi altra informazione;
Ha ripetutamente tentato senza successo di controllare, ridurre o interrompere l’attività di ricerca;
Perdura in questa attività nonostante incorra in problemi sociali, familiari ed economici, verosimilmente causati o esacerbati dalla ricerca eccessiva di informazioni.
Permalink link a questo articolo: https://www.psicologo-taranto.com/2011/09/04/internet-related-pshychopathology-irp-psicopatologia-internet-correlata-5-tipi-di-psicopatologie-da-internet/
Oggi oltre ad osservare un elevato numero di persone che autonomamente a causa dei social network, delle chat, degli smartphone, del multitasking ecc. diventano vittima delle net addiction, subendo quindi degli effetti collaterali, assistiamo anche ad un altro fenomeno tanto interessante quanto problematico: il TECNOSTRESS. In questo caso, non per scelta ma per necessità lavorative, si è costretti a passare più di 12 ore al giorno utilizzando strumenti tecnologici, basti pensare a lavori come il giornalista, l’operatore di call center, il commercialista ecc.
Già circa 30 anni fa, nel 1984 lo psicologo americano Craig Broad nel libro “Technostress: the uman cost of computer revolution”(edito nel 1984 da Addison Wesley) dava molto rilievo all’impatto psicologico negativo derivante dall’uso delle tecnologie. Egli stesso definì il Tecnostress “un disturbo causato dall’incapacità di gestire le moderne tecnologie informatiche”.
Gli effetti collaterali rilevati da questo eccesso di stress subito in modo continuo e costante sono diversi infatti si assiste ad:
• ansia, attacchi di panico
• insonnia
• mal di testa,
• ipertensione,
• calo della concentrazione
• disturbi gastrointestinali e cardiocircolatori
• depressione
• disfunzioni ormonali
-nell’uomo abbassamento del testosterone con calo del desiderio sessuale
-nelle donne sindrome premestruale
Inoltre, può favorire:
• alterazioni comportamentali
• l’isolamento relazionale
In Italia alla fine del 2006, il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, in seguito agli esposti di alcuni dipendenti di un call center torinese, ha avviato le indagini per verificare se il tecnostress può essere riconosciuto tra le nuove malattie professionali. Nel complesso si tratta di 1.849.732 lavoratori che si dividono fra computer, internet, smartphone e tecnologie mobili touchscreen. “In Italia ci sono 22 milioni di ‘mobile surfer’ e 7,3 milioni di ‘mobile worker’”, secondo i dati del Politecnico di Milano e Assinform.
Ormai dal 31 dicembre 2010 in Italia è obbligo da parte dei datori di lavoro, effettuare la “valutazione da stress lavoro correlato”, prevista dagli articoli 6 comma 8, lettera m-quarter e 28 comma 1 bis, comma 1 articolo 29, del Testo Unico Sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lgs 81/2008 e D.lgs 106/2009.) che recita : La valutazione deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004. La valutazione interessa tutti i lavoratori compresi i dirigenti e non è effettuata sui singoli ma sull’intero gruppo di persone esposte allo stesso tipo di rischi. In questa ottica ovviamente anche la formazione per la prevenzione dello stress è un obbligo di legge (art. 37, T.U. D.lgs. 81/208) delle aziende. Ovviamente lo psicologo attualmente è la figura professionale di elezione per questo tipo di interventi di valutazione e formazione preventiva contro lo stress, anche se purtroppo ad oggi non in tutte le aziende viene compreso il significato del benessere dei propri dipendenti, anche in termini di sola produttività.
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