Mark Griffiths e i componenti nucleari della dipendenza da internet

Il ricercatore Mark Griffiths, anche se Europeo ha effettuato studi sull’abuso di internet, campo in cui gli autori americani primeggiano, con conseguenze di rilevanza clinica; egli è anche uno dei pochi scrittori sull’argomento che la letteratura indicizzata propone. Griffiths, sostiene che le dipendenze da prodotti tecnologici sono un sottoinsieme di dipendenze comportamentali, che hanno in comune dei componenti nucleari della dipendenza:

  • Dominanza(Salience). Emerge quando l’attività in esame diventa la più importante nella vita di una persona e domina il suo pensiero (preoccupazioni con distorsioni cognitive), i suoi sentimenti (ricerca dell’ oggetto di dipendenza) ed il suo comportamento (deterioramento del comportamento sociale ). Si realizza allorquando la persona non è attualmente occupata nell’ attività; pensa alla prossima volta che lo sarà.
  • Alterazioni del tono dell’umore. Sono sensazioni soggettive che le persone riferiscono conseguenti all’inizio dell’ attività in oggetto. Sentono la carenza del computer e provano un’ aura di eccitamento, o, paradossalmente, un senso tranquillizzante di “fuga” o di “ottundimento” nell’uso del computer stesso.
  • Aumento della soglia di tolleranza. E’ il fenomeno per cui è richiesto un aumento della attività in esame, per ottenere gli stessi effetti psicologici. Per esempio un giocatore d’azzardo, a volte, deve gradualmente aumentare l’importo della posta in gioco, per provare l’effetto euforico, che inizialmente provava con puntate molto minori.
  • Sintomi d’astinenza. Sono stati di malessere psichico e/o fisico che si verificano quando l’ attività in oggetto è interrotta o improvvisamente ridotta. Si manifestano anche con scosse, irritabilità, disforia.
  • Conflitto. Si riferisce ai conflitti tra il soggetto dipendente e coloro che lo circondano (conflitti interpersonali) o interni al soggetto stesso (conflitti intrapsichici), che riguardano l’ attività in esame.
  • Ricaduta. E’ la tendenza a ricadere in ripetuti ritorni agli schemi precoci della particolare attività e alla possibilità, per le forme e modalità estreme, che la dipendenza si ripresenti dopo molti anni di astinenza e controllo.

Anche se quasi da sempre, dunque, gli psicologi hanno cominciato a riconoscere che è possibile sviluppare dipendenze, non solo da sostanze chimiche, ma anche comportamentali, come ad esempio quella del gioco d’ azzardo, è proprio negli ultimi trenta anni che è ormai inconfutabile scientificamente il fatto che: “le persone provano dipendenza da ciò che fanno e da quello che provano mentre lo fanno”.

Bibliografia, sitografia, emerografia (psicologia on-line).

 

 

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