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Una “nota” dal Servizio di Psicologia Clinica ASL TA D.S.M.: “CUORI D’ACCIAIO”

Interessante “nota” della A.S.L .- TA D.S.M. – SERVIZIO DI PSICOLOGIA CLINICA E DI PSICOTERAPIA DELL’ETA’ ADULTA E DELL’ETA’ EVOLUTIVA: “Cuori d’acciaio”;
Dall’osservatorio clinico viene scattata una utile fotografia di quello che accade ormai da troppo tempo alla “resiliente” Taranto.
….per quanto tempo ancora i nostri cittadini potranno continuare ad essere resilienti, proprio come l’acciaio?…. 

Ecco di seguito il comunicato integrale:

A.S.L.  TA   D.S.M. 
SERVIZIO DI PSICOLOGIA CLINICA E DI PSICOTERAPIA
DELL’ETA’ ADULTA E DELL’ETA’ EVOLUTIVA
Sede Centrale  Ospedale “SS. Crocifisso” (già Ospedale Vecchio)
Via Acclavio – Via SS. Annunziata  Taranto – Tel 099 4585095
Ambulatorio P.O. San GIUSEPPE MOSCATI
Via Per Martina Franca – Taranto
Tel 099 4585711 – Fax 099 4585769
dsm.psicologiaclinica@asl.taranto.it

CUORI D’ACCIAIO

Il Servizio di Psicologia Clinica di Taranto, da oltre vent’anni, è impegnato nella titanica e delicatissima funzione dell’accogliere e del farsi carico di una domanda di cura particolare e complessa, la cura della sofferenza psichica, che può esprimersi nelle più svariate ed irripetibili modalità soggettive che la caratterizzano e che contraddistinguono la “cifra” singolare ed unica dell’essere umano.

Ed è proprio la profonda responsabilità di questo ascolto, che da sempre ha accompagnato il nostro mandato etico e professionale  all’interno di una istituzione pubblica quale il Dipartimento di Salute Mentale, che ha richiamato ed interpellato profondamente il nostro essere Operatori con determinate ed ineludibili responsabilità ed, al contempo, essere cittadini di Taranto: quello della cura dell’altro d’un canto, ma anche quello di interrogarsi costantemente e di raccogliere i segnali più critici e significativi di quanto succede all’esterno, nel vivere sociale, nell’appartenere ad una comunità e che, oggi, prepotentemente rimbalzano nel privato di una condizione umana soggettiva o familiare.

La nostra bellissima città, culla di cultura e di bellezza, dove il mare da sempre ha rappresentato l’anima ed il soffio della vita che avanza, si sviluppa ed incanta, questa nostra città così strana nelle sue acute contraddizioni, nelle sue mollezze e disillusioni, è stata nuovamente attraversata da un terremoto, una tragedia per la nostra comunità, ancora una volta misconosciuta e calpestata dalle ragioni disumanizzate dell’economia e della politica.

Il mostro in frantumi dell’ex ILVA, oggi ARCELOR-MITTAL colosso mondiale dell’acciaio, continua, purtroppo, ad offrire a questa città l’immagine più crudele e lacerata, nella quale vanno moltiplicandosi paurosamente gli effetti devastanti di questa frammentazione, di questa gravissima e responsabile mancanza di una visione politica realmente etica, più onesta e lungimirante, più rispettosa delle singole persone e dell’ambiente.

Il nostro osservatorio clinico ci mostra, di fatto, come la perdita del lavoro, evento che riguarda un numero sempre crescente di persone, rappresenti davvero per il soggetto che ne è protagonista e per le persone che vi sono vicine una condizione psicologica paragonabile all’esperienza del lutto, una catastrofe emotiva, relazionale e sociale che coinvolge l’intera famiglia e che paralizza i processi evoluti interni, emotivi, affettivi e cognitivi, con gravi ripercussioni sulla salute psichica e fisica dell’individuo e della stessa famiglia.

Le sempre più numerose domande di intervento che accedono al nostro Servizio ci parlano, spesso, di gravi destabilizzazioni familiari nelle quali la precarietà, la fragilità della capacità produttiva ed economica, determinata dalla perdita del lavoro, incidono profondamente nell’economia psichica delle relazioni affettive familiari e della coppia, spostando talvolta il segnale del disagio psichico sull’elemento più debole di una costellazione familiare, fino al rendere meno operativa e rassicurante la funzione adulta genitoriale, quella che più di tutte dovrebbe garantire questa sicurezza e stabilità.

La storia è costellata di esempi di persone che, nonostante abbiano vissuto esperienze difficili, condizioni di vita estremamente sfavorevoli, sono riuscite a resistere, a trasformare le avversità in opportunità di crescita e cambiamento. Esiste anche un’ampia letteratura psicologica sull’argomento. Tuttavia, ci chiediamo per quanto tempo ancora i nostri cittadini potranno continuare ad essere resilienti, proprio come l’acciaio?

C’è, infatti, una “strana” coincidenza. La psicologia ha mutuato proprio dal mondo dell’ingegneria e della metallurgia il termine “resilienza” che indica la capacità di un materiale di resistenza a un urto improvviso senza spezzarsi (DE Filippo, 2007).

In psicologia, la resilienza, secondo la definizione dell’American Psychological Association 2014) è il processo di adattamento positivo a seguito di circostanze avverse, traumi, tragedie, malattie o eventi estremamente stressanti.

Ma la malattia della nostra città sembra cronicizzarsi sempre più e le nostre capacità di resilienza fortemente indebolite. La resilienza, infatti, ci permette di superare le difficoltà, ma non rende invincibili, e non è neppure presente sempre e comunque: possono infatti verificarsi momenti in cui le situazioni sono troppo pesanti da sopportare, generando un’instabilità più o meno duratura e pervasiva (Ganci, 2015).

Per l’acciaio, esistono delle formule matematiche che ci consentono di calcolare con esattezza fino a che punto il materiale potrà resistere. Per la mente no, e non possiamo procedere per tentativi ed errori perché la posta in gioco è troppo alta: il Benessere della nostra Comunità.

Queste considerazioni ci sembrano di estrema rilevanza, anche in termini di impegno di spesa sanitaria, e ci sostengono nel mantenere alto il livello del nostro agire psicologico, intanto perché questa condizione di malessere non si cronicizzi ulteriormente, ma soprattutto nel ritenere nostra prioritaria responsabilità quella di segnalare questo fenomeno sociale e collettivo di particolare gravità, richiamando l’attenzione di tutti, ma soprattutto quelle della nostra politica interpellata, in questo momento delicatissimo a fare delle scelte oculate, che puntino al benessere economico-sociale, relazionale e psichico delle singole persone.

Servizio di Psicologia Clinica e di Psicoterapia dell’età Adulta e dell’età Evolutiva – Dipartimento Salute Mentale ASL TA

Visualizza il pdf originale del comunicato “CUORI D’acciaio ASL TA Serv. Psicologia Clinica pdf
A.S.L.  TA   D.S.M. 
SERVIZIO DI PSICOLOGIA CLINICA E DI PSICOTERAPIA
DELL’ETA’ ADULTA E DELL’ETA’ EVOLUTIVA
Sede Centrale  Ospedale “SS. Crocifisso” (già Ospedale Vecchio)
Via Acclavio – Via SS. Annunziata  Taranto – Tel 099 4585095
Ambulatorio P.O. San GIUSEPPE MOSCATI
Via Per Martina Franca – Taranto
Tel 099 4585711 – Fax 099 4585769
dsm.psicologiaclinica@asl.taranto.it

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PESSIMISMO, la profezia che si auto avvera!!

PESSIMISMO, la profezia che si auto avvera!!
Per vivere meglio è possibile cambiare il pensiero negativo in positivo!!

L’enciclopedia della lingua Italiana TRECCANI così riporta:

Pessimismo s. m. [dal fr. pessimisme, der. del lat. pessĭmus «pessimo» (in contrapp. a optimisme «ottimismo»)]. – disposizione di spirito a considerare la realtà nei suoi aspetti peggiori.
Disfattismo (s.m.), catastrofismo (s.m.), scetticismo (s.m.), diffidenza (s.m.), sfiducia (s.m.), scoraggiamento (s.m.)

Il pessimismo come l’ottimismo è una delle strategie difensive agite dall’uomo per garantirsi la sopravvivenza. Precisando che come si parla di “ottimismo realista” così bisogna parlare di “pessimismo realista” quindi usato con moderazione e cognizione di causa. Il pessimismo portato all’eccesso culmina nella depressione quindi alla vera e propria e totale mancanza di speranza nel futuro, immobilità e isolamento, proprio come anche rilevato dai vari studi di Seligman sulla impotenza appresa.

Come evidenzia Edoardo Giusti (2016, pag.34), “i pensieri angosciosi possono mantenere il sistema nervoso in uno stato di attivazione persistente che provoca un eccesso di produzione di adrenalina, cortisolo ed altri ormoni analoghi fino alla comparsa di svariati sintomi.”

Il pensiero negativo ad alta intensità di pessimismo è caratterizzato da diversi ingredienti:

  1. Sensazione di Si tende a rimanere in una posizione di immobilità, passività, senza combattere con la giustificazione che tanto non c’è alcuna via di uscita.

  2. Bassa autostima e quindi poca fiducia nella propria capacità di risolvere le situazioni (problem solving), scoraggiamento, paura…

  3. Overload of negative information/accumulo di informazioni negativo. Si raccolgono tante prove negative che confermano le proprie paure, tanto da scoraggiarsi nell’agire e nel cercare di risolvere affrontando la realtà.

  4. Bassa motivazione. A causa del pessimismo non si è motivati ad agire e quindi si rimane immobili.

  5. Confronto con chi ha di più. Si paragona la propria vita a persone che stanno meglio, ottenendo il risultato di scoraggiarsi.

  6. Mancanza di speranza in questo modo ogni comportamento viene pensato come inutile e quindi si smette di cercare soluzioni alternative.

  7. Mancanza di fiducia in se stessi e negli altri.

  8. Paranoia. Ci si sente schiacciati dagli eventi negativi e quindi perseguitati.

 “È meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione.”
Albert Einstein

Come già detto senza il pessimismo il genere umano non sarebbe sopravvissuto, se l’uomo non avesse previsto le catastrofi non si sarebbe preparato ad affrontarle. Senza quel pizzico di pessimismo non ci prepareremmo ai momenti di crisi.

Grazie al pessimismo, la paura e l’ansia ci preparano a situazioni di pericolo. Ci allertano e quindi si ha la possibilità di organizzare delle risposte veloci, rapide ed adattive.

È chiaro quindi che il livello di pessimismo deve essere realista, ben moderato, altrimenti indossando lenti molto scure tutto apparirà più buio, cupo, più grigio di quanto realmente è, ottenendo una visione del mondo poco realistica quindi distorta.

Seligman individuò nella consapevolezza, di potere o non potere controllare l’ambiente, la base della differenza tra pensiero pessimistico e ottimistico. Quella consapevolezza di esercitare un certo controllo sul proprio futuro e sulle proprie azioni. Il modo in cui ci si spiega gli avvenimenti. È ovvio che se si crede di non avere controllo sul proprio destino ci si adagia passivamente al flusso degli eventi della vita senza provare minimamente a darle una direzione, vivendo con molta insoddisfazione.

La differenza importante che c’è tra l’ottimista e il pessimista riguarda l’attribuzione delle cause dei propri insuccessi, o attribuzione esterna (mi hanno fatto sbagliare!) o interna (ho sbagliato!).

Ovviamente quando i pessimisti si attribuiscono le cause dei loro insuccessi avranno un abbassamento della loro autostima e quindi della fiducia in se stessi, non confidando tanto nelle loro possibilità e capacità.

Seligman ha confermato che è possibile utilizzare delle strategie per cambiare il proprio stile di pensiero da pessimista a ottimista. Esercitarsi a pensare positivo, ci aiuta nella soddisfazione dei nostri bisogni, a stare bene fisicamente e con delle alte difese immunitarie.

Istruzioni per i PESSIMISTI cronici per diventare più Ottimisti, i passi per cambiare il proprio pensiero da pessimista ad ottimista:

  1. Essere consapevoli di caricare negativamente la realtà, trasformandola in più catastrofica di quanto lo è.

  2. Distogliere l’attenzione dai pensieri pessimistici cercando di focalizzare l’attenzione su nuove soluzioni e spiegazioni più ottimistico realistiche.

  3. Focalizzarsi sulle proprie fortune, sulle cose belle della vita e sulle possibilità del futuro.

  4. Guardarsi allo specchio e sorridere ogni giorno.

  5. Visualizzare la nostra percentuale di pessimismo da 1 a 100. Es. Solitamente carico un 60% di negatività alla realtà vedendola sempre più catastrofica del reale, quindi procedendo con un ragionamento di tipo cognitivo alla mia visione; dovrò sempre effettuare un aggiustamento levando il 60% del pessimismo. Per esempio quindi, 100% che non ce la faccio cioè non ce la posso fare, diventa 40% che non ce la faccio cioè potrei anche farcela.

  6. Non catastrofizzare generalizzando ma circoscrivere l’insuccesso all’evento nefasto in termini sia temporali che causali.

  7. Imparare dai propri errori, essi intrinsecamente possono avere una valenza positiva se utilizzati come una risorsa, ossia come apprendimento che ci permette di capire cosa non ci conviene fare.

  8. Ricordare che la visione che l’uomo ha del mondo, dell’ambiente e della vita è una visione prettamente soggettiva, quindi costruita da noi stessi e dalle nostre esperienze. Partendo da questo assunto, è ovvio dedurre che, se la vita ci appare bella, dipende molto da noi e dal nostro modo di vedere le esperienze della vita.

Non bisogna dimenticare che i pensieri negativi diventano profezie che si autoavverano.
Sta quindi a noi decidere se voler essere ottimisti quindi attivi e pronti a combattere, oppure se si preferisce la chiusura nel pensiero pessimistico inattivo cadendo nella disperazione e privandoci “del rischio” di poter godere delle cose della vita??
Ricordiamo che il pessimismo abbassa la motivazione e le aspettative rendendoci immobili, e nel vuoto.

 

BIBLIOGRAFIA

  • Daniel Goleman. Intelligenza emotiva. Rizzoli, Milano 1996.
  • Edoardo Giusti Passione e saggezza: la serenità psichica tra ottimismo e realismo. Sovera Edizioni, 14 giu 2016.
  • Chiara Ruini, Marta Scrignaro, Marta Bassi, Andrea Fianco. Le partiche della psicologia positiva: Strumenti e prospettive. Strumenti per il lavoro psico-sociale ed educativo. Franco Angeli 2017
  • H. Maslow, Motivazione e personalità, Astrolabio 1973
  • Abraham Maslow, Verso una psicologia dell’essere, Astrolabio 1971
  • Carl Rogers, Un modo di essere, Martinelli 1983
  • Seligman, M.E.P. (1990). Imparare L’Ottimismo (Learning Optimism). New York: Knopf. (reissue edition, 1998, Free Press)
  • Seligman, M.E.P. (1996). Come crescere un bambino ottimista (The Optimistic Child: Proven Program to Safeguard Children from Depression & Build Lifelong Resilience). New York: Houghton Mifflin. (Paperback edition, 1996, Harper Paperbacks)
  • Seligman, M.E.P. (2002). La costruzione della Felicità (Authentic Happiness: Using the New Positive Psychology to Realize Your Potential for Lasting Fulfillment). New York: Free Press. (Paperback edition, 2004, Free Press)

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Trucco per “vincere” alle aste al centesimo MadBid, PrezziPazzi, Bidoo, Wellbid, Vincycorporation, Quibids, Swoggi…

NUOVE DIPENDENZE
Le aste “al centesimo”/“(gu)Aste (A)Sociali”/” “shopping compulsivo”
Trucco per “vincere” alle aste al centesimo MadBid, PrezziPazzi, Bidoo, Wellbid, Vincycorporation, Quibids, Swoggi…
Sistemi per vincere alle ASTE AL CENTESIMO pur non giocando.
"SMETTI E VINCI" è infallibile! pur non giocando, avremo già vinto i nostri soldi non giocati, in questo modo potrà avere la possibilità di metterli da parte e utilizzarli per la concreta realizzazione dei nostri sogni.“SMETTI E VINCI” è infallibile! Sistema per vincere alle ASTE AL CENTESIMO pur non giocando, avremo già vinto i nostri soldi non giocati, in questo modo potrà avere la possibilità di metterli da parte e utilizzarli per la concreta realizzazione dei nostri sogni.

Nuove esche per i compulsivi.
Come dimostrato da tempo divagano i modi in internet, per sfruttare le debolezze e sogni di qualcuno, vedi ad esempio, il poker online, le slot, i Gratta e VINCI, l’illusione della vincita, il bombardamento dei media che lo hanno reso anche, una modalità comportamentale seppur nociva lecitamente accettata.
Oggi a questa lunga sfilza di siti che offrono la possibilità di “sognare” si è aggiunto MadBid, PrezziPazzi, Bidoo, Wellbid, Vincycorporation, Quibids, Swoggi
Queste aziende, hanno trovato un nuovo modo per fare spendere compulsivamente soldi alle persone. Il modo in cui funzionano queste aste, induce alla compulsività, quindi slatenetizza i tratti compulsivi in soggetti con discontrollo degli impulsi.
L’interazione Uomo-Macchina, le continue puntate scandite da un timer con conto alla rovescia, il marketing pubblicitario, effettuato sulle maggiori testate giornalistiche, sono la perfetta esca per “allevare” consumatori con la compulsione al “click”.
Facendo qualche calcolo emerge che, queste aste al centesimo, su ogni oggetto hanno elevatissimi margini di guadagno e potere di controllo delle aste. In alcuni casi, le aste vengono bloccate in una fase di stallo e non sono più visibili nel sito, o comunque il gestore ha il potere di ritirare gli oggetti dall’asta senza risarcire chi ha già puntato diversi centesimi. L’unico vincitore può risparmiare, ma gli utenti che hanno perso, hanno finanziato anche circa 5 volte il valore reale dell’oggetto. Questo significa che se “vinco” un telefonino del valore di 100 euro il sito ne guadagna anche 500 (circa 4000 puntate).
A differenza delle aste classiche nelle quali l’utente non spende niente per fare una offerta, nelle aste al centesimo ogni offerta viene pagata, c’è chi vince e c’è chi perde, si potrebbero quindi paragonare ad un gioco d’azzardo.
Come già provato con il GAP, gioco d’azzardo patologico gli ingredienti che inducono dipendenza sono: Condizionamento con rinforzo casuale, la pubblicità e la tendenza dell’individuo al discontrollo degli impulsi, ansia ecc.
Essi hanno grande influenza nello sviluppo della compulsione al gioco.
Con il condizionamento con rinforzo casuale e/o intermittente, come dimostrato in laboratorio, è possibile indurre comportamenti compulsivi in cavie da laboratorio, le quali sono indotte a ripetere un comportamento (es. premere una leva) al fine di vincere un premio, il quale però è offerto in modo casuale (tanto da spingere la cavia a premere sempre la leva sperando che prima o poi cada il cibo). Ecco qui di seguito un riadattamento del diagramma di Giovanni Serpelloni (Dipartimento Politiche Antidroga), disponibile on line dal febbraio 2013, modificato dal dr E. Zinzi.:

impulsività-e-gap-riadattamento-zinzi-genesi-del-gap2Uno dei vari siti su citati di aste al centesimo recita:

Punta Responsabilmente.
I siti di aste online sono un modo divertente ed entusiasmante per acquistare prodotti. Noi vogliamo fornire esattamente questo tipo di esperienza, positiva e divertente, a tutti i nostri clienti. E’ per questa ragione che incoraggiamo sempre tutti i nostri clienti a puntare responsabilmente.
Rischio di Dipendenza
Noi consapevoli che c’e il rischio, sebbene remoto, che prendere parte a delle aste a tempo può portare alla dipendenza e creare sofferenza per se stessi e per gli altri. Questo può accadere se l’Utente spende troppo tempo sul sito, riducendo contestualmente il tempo speso con amici e parenti. E’ nostro dovere quindi informare tutti i nostri utenti per fare in modo che abbiamo la migliore esperienza possibile con il sito.
Linee Guida
Prenditi il tempo di leggerti queste linee guida:
1. Prendi delle pause tra un’asta o l’altra. Usa l’autopuntata piuttosto che concentrarti unicamente sul timer dell’asta.
2. Decidi in anticipo il tuo budget mensile che intendi spendere, e attieniti a quello.
3. Prima di partecipare a qualsiasi asta, decidi in anticipo il numero di crediti che intendi utilizzare puntando, e attieniti a questo limite.
4. Mai partecipare alle aste sotto l’effetto di alcol o medicinali o quando ci si trova in uno stato depressivo.
5. Punta manualmente solamente quando si é pienamente svegli e concentrati.

Il trucco per vincere al MadBid, PrezziPazzi, Bidoo, Wellbid, Vincycorporation, Quibids, Swoggi… dopo questa lettura è ormai evidente? Vero?
Questo trucco era stato già svelato in precedenza, nell’articolo “Trucco per vincere in modo matematico al gioco Sisal “VinciCasa”, trucco che attualmente fa stare bene tante persone.
Ormai, sono palesi le probabilità di vincita e PERDITA ed anche i meccanismi che tendono a patologizzare i giocatori, il trucco matematico per vincere è alla portata di tutti.
Il sistema, per essere forse sicuri di “vincere” al 99% dei casi, ci è stato, da diverso tempo, suggerito da un genio, Albert Einstein, Ideatore della Teoria della Relatività. Parlando di gioco con vincite in denaro disse:
“Non puoi mai battere un tavolo da roulette, a meno che non rubi i soldi da questo”.

Come Albert Einstein ha svelato, l’unico modo per vincere a questi giochi di fortuna è levare direttamente i soldi dal banco, quindi, ci sono due modi per vincere:
1. Rubare i soldi del banco, attenzione è illegale ed altamente sconsigliato, da non fare mai, in nessun caso;
2. Levare “i nostri” soldi dal banco, per fare questo basta non giocare, così noi “vinceremo” i soldi non giocati.

Il “sistema” SMETTI E VINCI !! è il miglior modo per non sperperare soldi, sentirci indipendenti e non sentirci anestetizzati dal sistema delle vincite a premi che spesso, cattura migliaia di persone lasciandole inermi di fronte alle avversità della vita, lasciandole speranzose di poterla cambiare guardando uno schermo, grattando dei biglietti, giocando numeri, pigiando bottoni ecc.

“SMETTI E VINCI” è infallibile!
pur non giocando, avremo già vinto i nostri soldi non giocati, in questo modo si potrà avere la possibilità di metterli da parte e utilizzarli per la concreta realizzazione dei nostri sogni.
SMETTI E VINCI GAP dipendenze da gioco dr Ettore Zinzi gioco d'azz
Ovviamente dopo diversi tentativi personali non fruttuosi, quindi senza riuscire da soli a smettere di spendere soldi, è consigliato rivolgersi ad uno psicoterapeuta specializzato.

Filippo Petruccelli, docente di Psicologia della Comunicazione ed esperto di dipendenze patologiche, recita: “la capacità del web di offrire una risposta rapida e illimitata a ogni richiesta rende particolarmente vulnerabili i soggetti incapaci di una sana gestione degli impulsi”. Petruccelli conclude: “la coazione al gioco d’azzardo online può essere paragonata a una raffica di piccoli reati d’impeto nei confronti di se stessi: non è altro che un’inadeguata strategia individuale per lenire l’ansia.”
Nicola Boccola – 12 gennaio 2012 (Tratto da Il Fatto Quotidiano)

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Il Caso (ILVA e non solo) Taranto (INQUINA-MENTE)

ti_svegli_la_mattina_respirando_la_diossina S.L.C. 2008 zzUno dei banner di sensibilizzazione creativa apparsi nel 2008 a cura del gruppo Sensibilizzazioni Libere e Concrete
Il Caso (ILVA e non solo) Taranto.

Il caso di Taranto, città in cui c’è la più grande acciaieria d’Europa; ILVA s.p.a. e non solo (Cementir, raffineria Eni, inceneritore…), offre diverse evidenze sui possibili effetti psicologici, conseguenti all’esposizione continua e prolungata ad agenti inquinanti ed eventi traumatici. Come già evidenziato in premessa, anche i fenomeni psicologici di questo territorio sono degni di interesse e dovrebbero essere maggiormente studiati. Le ricerche effettuate in questa direzione possono essere utili, anche in virtù di una adeguata valutazione del danno e del possibile risarcimento che l’azienda, nello specifico la famiglia Riva ed alcuni suoi collaboratori, dovrebbero offrire ai cittadini e ai suoi operai (per il momento sussiste la presunzione di innocenza).
Intorno a questa vicenda (Ilva) si sono sviluppati negli anni diversi “scenari”, a tonalità emotiva negativa, quindi stressogena per la psiche. Questi eventi appaiono veramente numerosi e gravi, spesso incongrui alla realtà e quindi difficili da elaborare in un sistema di pensiero chiaro e coerente, sia dal punto di vista cognitivo che emotivo.
Esistono di fatto degli Enti che si occupano della salvaguardia della salute pubblica; essi hanno sviluppato specifiche tabelle contenenti valori soglia per ogni singola sostanza inquinante, specificando gli effetti tossici in relazione alla dose assorbita. Sono molti gli organismi nazionali e internazionali che si occupano di studi di prevenzione e di tossicità. Qui di seguito alcuni dei più importanti: 1’EPA e l’FDA per gli USA; l’EFSA a livello europeo; il Ministero della Sanità in Italia, in collaborazione con l’Istituto Superiore della Sanità, l’INES; a livello regionale, l’ARPA; a livello locale le ASL territoriali. Questi enti hanno evidenziato quanto il territorio di Taranto rappresenti un esempio di ambiente devastato dall’uomo, tanto da essere inserito nell’elenco dei siti di interesse nazionale (SIN); nella tabella 2 vengono infatti riportate le aree interessate dall’inquinamento e le sostanze tossiche ritrovate nel territorio di Taranto.

-inquinati taranto-zinziTabella 2 Sostanze inquinanti a Taranto. Schede di Caratterizzazione dei Siti di Interesse Nazionale “SIN” delle aree contaminate estese, classificate più pericolose dallo Stato italiano e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee, per evitate danni ambientali e sanitari. `

Complessivamente, poi, il profilo di mortalità della popolazione residente nel1’area di Taranto mostra anche un andamento temporale e una distribuzione geografica in linea con la cronologia e la distribuzione spaziale dei processi produttivi ed emissivi che caratterizzano l’area industriale di questo SIN da molti decenni.
Qui di seguito riporterò alcune tabelle riassuntive del progetto SENTIERI “Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento”, finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito della ricerca finalizzata 2006, e condotto sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria. Il Progetto SENTIERI iniziato nel 2007 si è concluso nel dicembre 2010 ed i risultati sono stati pubblicati in un supplemento della rivista “Epidemiologia e Prevenzione”, nel dicembre 2011.

Tabella-3-del-progetto-SENTIERI-2011Tabella 3 del progetto SENTIERI 2011.
Mortalità e le principali cause di morte. Numero di casi osservati (OSS), rapporto standardizzato di mortalità grezzo (SMR) e corretto per deprivazione (SMR ID); IC 90%: intervalli di confidenza 90%; riferimento regionale (1995-2002). Uomini e donne.

 

Tabella-4-del-progetto-SENTIERI-2011Tabella 4 del progetto SENTIERI 2011. Numero di casi osservati (OSS), rapporto standardizzato di mortalità grezzo (SMR) e corretto per deprivazione (SMR ID); IC 90%: intervalli di confidenza al 90%; riferimento regionale (1995-2002). Uomini e donne. Cause con evidenza di associazione con le esposizioni ambientali Sufficiente o Limitata.

 

Tabella-5-del-progetto-SENTIERI-2011Tabella 5 del progetto SENTIERI 2011.
Numero di casi osservati (OSS), rapporto standardizzato di mortalità grezzo (SMR) e corretto per deprivazione (SMR ID; IC 90%: intervalli di confidenza al 90%), riferimento regionale (1995-2002). Totale uomini e donne. Cause con evidenza Sufficiente o Limitata di associazione con le esposizioni ambientali.

Sulla base dei risultati relativi alle principali cause di decesso (elencate nelle tabelle 3,4,5 del progetto SENTIERI 2011) e alle cause per le quali vi è a priori un’evidenza Sufficiente o Limitata di connessione con le fonti di esposizione ambientale e del SIN, emerge il seguente profilo di mortalità di Taranto:

  • eccesso tra il 10% e il 15% nella mortalità generale e per tutti i tumori in entrambi i generi;
  • eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi;
  • eccesso, in entrambi i generi, dei decessi per tumore della pleura, che permane, sebbene ridotto;
  • eccesso compreso tra il 50%(uomini) e il 40%(donne) di decessi per malattie respiratorie acute, anche quando si tiene conto dell’ID, associato a un aumento di circa il 10% nella mortalità per tutte le malattie dell’apparato respiratorio;
  • eccesso di circa il 15% tra gli uomini e 40% nelle donne della mortalità per malattie dell’apparato digerente, anche quando si tiene conto dell’ID;
  • incremento di circa il 5% dei decessi per malattie del sistema circolatorio, soprattutto tra gli uomini; quest’ultimo è ascrivibile a un eccesso di mortalità per malattie ischemiche del cuore, che permane, anche tra le donne, dopo correzione per ID.

Per quanto qui sopra esposto, si assiste a Taranto, giorno per giorno, alla morte di diverse persone a causa di tumore o comunque per patologie, verosimilmente, se non chiaramente conseguenti all’esposizione continua e prolungata ad agenti inquinanti.
Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sono particolarmente sentiti dai gruppi di popolazione considerati a rischio: anziani, persone affette da malattie respiratorie e cardiovascolari, bambini e coloro che abitano vicino ad insediamenti industriali e di smaltimento rifiuti. I trasporti poi rappresentano uno dei settori che concorrono al peggioramento della qualità dell’aria nelle città. Infatti, è da essi che proviene la gran parte delle emissioni di ossido di azoto, monossido di carbonio, composti organici volatili, polveri sottili in città non industrializzate.
In alcune città maggiormente (vedi Taranto), l’industrializzazione, e non solo, ha avuto un grosso impatto ambientale ed ha causato modificazioni negli equilibri naturali; la presenza di molte sostanze nocive nell’aria ha un effetto indiretto, psicologico, anche per disagi psichici derivanti della difficile elaborazione dei lutti familiari ed extra familiari.
E’ innegabile che i cittadini di Taranto si sentano costretti a vivere questa malsana condizione, ed il senso di frustrazione diviene sempre più invasivo per la psiche.
Spesso è accaduto ed accade che quando i diritti dei singoli vengono lesi e si ha frustrazione; il non essere rispettati miete diverse vittime.
Anche a livello legislativo-amministrativo si assiste a diverse contraddizioni (vedi il parere dei giudici: viene spesso messo in discussione, a tutela della grande industria?), che otre a minare l’etica della giustizia creano nei cittadini forti conflitti intrapsichici nel dover ricostruire in modo coerente la realtà e quindi un forte senso di rassegnazione.
Sono ormai tanti i conflitti psichici per i cittadini e le contraddizioni che caratterizzano la vicenda dell’ILVA a Taranto; a tal proposito è utile riportare quanto accaduto nel gennaio del 2014:
Il giudice Pietro Genoviva ha dato ragione ad un cittadino del quartiere “Tamburi” che aveva fatto causa all’Ilva, al patron Emilio Riva e all’ex direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso, per il deprezzamento della sua casa. Una riduzione di valore causata proprio dall’inquinamento prodotto dal colosso siderurgico. Per far valere le sue ragioni, nel maggio del 2010, un residente di via Mannarini (frontista del grande polo siderurgico) si era rivolto all’avvocato Aldo Condemi. A distanza di circa tre anni è arrivata la sentenza, racchiusa in venti pagine, che condanna Ilva, Riva e Capogrosso ad un risarcimento di 13.880 euro (circa il 20% del valore dell’immobile). Nella sentenza il giudice afferma di ritenere sufficientemente provato e accertato il nesso causale esistente “tra le illecite (nonché penalmente rilevanti) condotte poste in essere da Emilio Riva e Luigi Capogrosso” e il “disperdersi delle polveri che si depositavano in gran quantità sulle abitazioni, sulle auto, sulle strade del quartiere Tamburi e che, anche per la loro composizione fisico-chimica, erano indonee non solo ad imbrattare, ma anche a cagionare molestia alle persone, mettendone in pericolo la salute”, nella rilevante misura di “21.362 tonnellate annue, pari al 94,9% delle emissioni complessive delle più importanti aziende dell’area industriale”.
Quindi è facile pensare che è possibile condannare i dirigenti del polo siderurgico ad un risarcimento danni per aver, attraverso l’illecito inquinamento, fatto perdere il valore alle case vicine all’industria, ed ancora oggi questo “cagionare molestia alle persone, mettendone in pericolo la salute” non viene riconosciuto in modo inequivocabile! Questo è un vero e proprio conflitto intrapsichico per tutte quelle persone che subiscono tale situazione.
Qualora non si volesse pensare alla connessione che c’è tra l’elevato inquinamento e lo sviluppo di disturbi psicofisici, si rifletta, almeno, sull’ansia di un genitore, in particolare di una mamma in attesa di un figlio, costretta ad inalare inquinanti. Si consideri la deprivazione sensoriale e alle conseguenze sul nascituro che non potrà essere allattato al seno della mamma, portatrice di latte contaminato.
In virtù di quanto accade a Taranto, e quindi riflettendo sull’inquinamento subìto dai suoi cittadini, appare necessario, data la gravità della situazione, iniziare a dare importanza anche alle possibili conseguenze di natura psicopatologica che emergono, data l’elevata esposizione dei Tarantini agli “stressors”.

Continua leggendo:Immaginazione o realtà? “Ipotesi” sulle cause ed effetti psicologici dell’inquinamento a Taranto.  Stimoli ed eventi traumatici subiti e “possibili” reazioni psicologiche dei cittadini.

 Bibliografia INQUINA-MENTE


Scarica l’EBOOK:
INQUINA-MENTE-copertina-dr-Zinzi-NARCISSUS“INQUINAMENTE”. Psiche ed inquinamento. Immaginazione o realtà?
“Ipotesi” sulle cause ed effetti psicologici dell’inquinamento.  Stimoli ed eventi traumatici subiti e “possibili” reazioni psicologiche dei cittadini.
ISBN: 9786050369953

Editore: Narcissus Self Publishing
Data di pubblicazione:  2015

Per approfondimenti sulla possibile connessione tra la psiche e l’inquinamento leggi anche gli articoli:

1 – Psicologia Ambientale. Interdipendenza tra ambiente e uomo.
2 – Ambiente e identità. Gli effetti psicologici dell’inquinamento

  1. Identità di sé
    2. Identità sociale
    3. Identità di luogo
    4. Stress ambientale/Frustrazione
    5. Stress e impotenza appresa
    6. Effetti dovuti allo stress/inquinamento ambientale
    -sulla fisiologia
    -sulle relazioni interpersonali
    -sui compiti cognitivi
    -sui comportamenti
    -sulla psiche
    7. adattamento allo stress
    8. percezione del rischio Ambiente e identità. Gli effetti psicologici dell’inquinamento.

3 – Ecco qui di seguito una raccolta delle poche ricerche scientifiche sull’argomento:

4 – Il Caso (ILVA e non solo) Taranto (INQUINA-MENTE)

Immaginazione o realtà? “Ipotesi” sulle cause ed effetti psicologici dell’inquinamento a Taranto.  Stimoli ed eventi traumatici subiti e “possibili” reazioni psicologiche dei cittadini.

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Report ISTAT 2012. Popolazione ed Ambiente

Report Istat 2012. POPOLAZIONE ED AMBIENTE: comportamenti, valutazioni ed opinioni (pubblicazione del 04/04/2014)

Il report evidenzia e studia il modo in cui gli Italiani si sono interessati all’ambiente e alle sue tematiche nel 2012, facendo anche il raffronto con il precedente report del 2008.

Poco meno della metà della popolazione cioè il 45%, nel 2012, ha dichiarato di interessarsi alle tematiche ambientali. Rispetto al 1998, vi è però un aumento dell’interessamento (di circa 8 punti percentuali). Vedi grafico qui di seguito.

L’incidenza di persone che dichiarano di interessarsi all’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio: dal 27% circa per i cittadini con istruzione primaria, fino ad arrivare al 70% per gli individui che hanno conseguito la laurea (vedi grafico qui di seguito). I laureati sono quelli che si dichiarano molto interessati: nel 2012, oltre 3 volte di più di quelle con titolo di studio più basso. Tutto questo è a sostegno del fatto che bisogna continuare ad informare ed informarsi, per poter stimolare le coscienze.

Tra i problemi ambientali visti a livello globale (livello macro), come già evidenziato in precedenza parlando di percezione del rischio, l’emergenza maggiormente presente a livello psichico, come preoccupazione, è rappresentata dall’inquinamento atmosferico (52 per cento), mentre lo smaltimento dei rifiuti viene percepito come rischio rilevante dal 47% dei cittadini (vedi grafico qui di seguito).

Tra la popolazione inoltre si osserva una maggiore attenzione generale nell’adozione di alcuni comportamenti, rilevanti per il loro impatto sulle risorse naturali (vedi grafico qui di seguito).

Bibliografia INQUINA-MENTE


 

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“Ipotesi” sulle cause ed effetti psicologici dell’inquinamento.  Stimoli ed eventi traumatici subiti e “possibili” reazioni psicologiche dei cittadini.

ISBN:
9786050369953

Editore: Narcissus Self Publishing
Data di pubblicazione:  2015

 

 

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