RABBIA
E’ uno stato emotivo-affettivo caratterizzato da una crescente eccitazione sia verbale che motoria che può culminare in comportamenti aggressivi e distruttivi verso oggetti, persone o se stessi.
Per la maggior parte delle teorie la rabbia rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica.
L’emozione “RABBIA” crea nell’individuo diverse attivazioni:
Attivazione Fisiologica:
- Aumento pressione sanguigna
- Contrazione vasi sanguigni
- Aumento frequenza cardiaca
- Incremento tensione muscolare
- Aumento della sudorazione
Attivazione Espressiva:
Fronte e sopracciglia:
- Contratte
- formazione rughe verticali
- Sopracciglia avvicinate e abbassate,
Occhi:
- apertura ridotta
- sguardo diretto, fisso e duro verso l’oggetto della rabbia
Naso
- dilatazione delle narici
Bocca:
- Chiusa con denti serrati e labbra contratte fortemente pressate insieme
- Labbra aperte ed esposizione dei denti serrati
- Labbro inferiore tirato in basso e squadrato con i denti inferiori in mostra e la mascella inferiore spinta in avanti
Corpo:
- Testa spinta in avanti con mento in fuori e stiramento del collo; corpo diritto con torace dilatato, spalle e testa rialzate con piedi che premono al suolo, con i pugni stretti.
Voce:
- Strozzata in gola o rauca e stonata
- più intensa,
- il tono sibilante, stridulo e minaccioso.
Attivazione Psicologica:
La Rabbia crea la paura di perdere il controllo e di agire un attacco, atto ad eliminare l’oggetto frustrante.
Gli studi sugli effetti dell’inibizione delle manifestazioni aggressive sembrano indicare che chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia tende a viverli per un tempo più lungo.
Reprimere le manifestazioni d’ira è nocivo alla salute psicofisica: depressione, problemi psicosomatici come l’ulcera e l’emicrania possono colpire i troppo accomodanti. Chi invece esprime la rabbia, al di là dello sfogo catartico entro poco tempo, si trova ad affrontare grossi disagi relazionali, di solito, più è intensa la relazione, più violenta è l’aggressività che si scatena nei contrasti. Inghiottire la rabbia fa male, gridarla anche!
Essere dotati d’intelligenza emotiva significa riconoscere i sentimenti, così da esprimerli in modo appropriato ed efficace.
Spesso alla rabbia apparentemente non si reagisce; ma non è detto che questo sia realmente ciò che accade; la mancata reazione può essere dovuta al negato contatto emotivo con il sentimento rabbia, quindi si arriva all’alessitimia, ovvero l’incapacità di sentire sul piano emotivo le emozioni, le quali vengono fatte scivolare direttamente sul corpo fino a somatizzarle; capita così di avere mal di pancia o mal di testa senza cause organiche, fino ad arrivare a vere e proprie patologie. Il sentimento rabbia viene negato a livello inconscio e la persona può, ad esempio, mettere in atto atteggiamenti o comportamenti sostitutivi e/o di copertura del sentimento negato, parliamo quindi di compulsioni (pensieri o comportamenti) e rituali(lavare le mani continuamente, controllare numerose volte di aver chiuso porte e gas). La maggior parte delle volte però può capitare il contrario; l’eccessivo sfogo delle proprie emozioni e il mancato controllo della rabbia può arrecare conseguenze negative a se stessi e agli altri.
Insomma arrabbiarsi poco può essere dannoso, ma anche arrabbiarsi troppo ci fa correre parecchi rischi. Nel frattempo si deve cercare di esplicitare il proprio disagio al meglio, evitando che l’interlocutore si senta aggredito. Molti ragionano come se le emozioni fossero controllate da un interruttore: on-off, dico-non dico. Ma esistono anche posizioni intermedie, vale a dire esprimere nel modo migliore le proprie emozioni, anche negative. Essere diretti e sinceri non significa necessariamente ferire gli altri.
La rabbia è un’esperienza forte e molto comune che ognuno vive secondo le proprie specificità individuali. Anche in ambito educativo si tratta di imparare a dialogare con la propria rabbia per trasformarla in una relazione conflittuale e quindi gestibile. La rabbia va usata per dare energia a una richiesta basata sui propri desideri, non per cercare di stabilire come l’altro deve comportarsi. Il primo passo per cercare di allearsi con la propria rabbia è ascoltarla bene, e cercare di capire chiaramente il suo messaggio: dove ci sentiamo colpiti, cosa vorremmo. Una volta definita, con calma, la posizione che riteniamo giusta per noi, possiamo affermarla assertivamente.
Può essere molto utile scaricare gli eccessi tensivi di rabbia con attività fisiche: frequentare una palestra, praticare sport, partecipare al tifo della la propria squadra del cuore, lavorare manualmente, ecc. Se ci sentiamo contratti, “legati”, può essere utile farsi massaggiare, qualunque sia la tecnica usata,con un buon rilassamento. Se il malessere tende alla cronicizzazione significa che vi è un comportamento, uno stile di vita ormai consolidato su cui occorre lavorare più approfonditamente con una psicoterapia con l’ausilio di specifiche tecniche.